Napoli, sgominata la babygang del centro commerciale: a 11 anni rapinavano coetanei

Napoli, sgominata la babygang del centro commerciale: a 11 anni rapinavano coetanei
di Susy Malafronte
Sabato 8 Febbraio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 9 Febbraio, 13:15
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La babygang del centro commerciale finisce nella rete della polizia. Hanno tutti meno di 14 anni, ma il loro atteggiamento da delinquenti navigati li fa sembrare più grandi. In otto, ogni sera, da Torre Annunziata - aria spavalda e vocabolario da boss - i componenti della babygang si recavano al centro commerciale La Cartiera che sorge alla periferia della città degli Scavi per seminare terrore tra i loro coetanei e, possibilmente, a guadagnare pochi euro a testa. Loro, però, si accontentavano, perché il divertimento stava nel leggere il terrore negli occhi delle vittime di turno. Sul tavolo del dirigente del commissariato di Polizia di Pompei, vicequestore Stefania Grasso, sono arrivate diverse denunce di genitori e molte segnalazioni da parte dei titolari dei negozi dello shopping center sulla presenza di questo gruppetto di violenti. I primi preoccupati per la sicurezza dei figli. I secondi per gli affari che vanno male per colpa dei continui reati predatori, oltre che per le tensioni provocate dalle scorribande. L’ultimo episodio, che ha consentito agli agenti di identificare e denunciare i piccoli boss, si è svolto nei bagni della Cartiera. Gli otto hanno accerchiato un dodicenne e, dopo minacce e spintoni, si sono fatti consegnare il cellulare della sua fidanzatina, lasciatogli in custodia per andare nella toilette.

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Non è stato facile per gli investigatori identificare gli anonimi minorenni che non sono schedati, pur avendo commesso decine di piccoli atti criminali. Hanno tra gli 11 e i 13 anni, troppo piccoli, per la legge, per essere perseguiti. Così, loro, consapevoli di essere «protetti» da un sistema giuridico che li reputa non imputabili, hanno seminato terrore e violenza tra i loro coetanei. Fondamentali per la svolta nell’inchiesta sono state le immagini delle telecamere a circuito chiuso del centro commerciale acquisite dagli agenti. Ore intere di filmati sono stati visionati dagli investigatori per trovare gli elementi che li hanno portati a dare un nome e un cognome ad ogni singolo piccolo boss. Una volta identificati è stato trasmesso il rapporto investigativo al tribunale per i minori di Napoli che ne ha disposto l’affido ai genitori dopo averli denunciati per il reato di furto aggravato. Dall’attività investigativa è emerso che il cellulare rubato è stato venduto, per pochi euro, a un giovane che lavora presso un negozio di telefonini di Torre Annunziata. L’uomo è stato denunciato per ricettazione.
 


Secondo gli inquirenti non sarebbe la prima volta che la persona denunciata acquista merce rubata dalla baby gang. Addirittura c’è il sospetto che, in alcuni casi, i minori abbiano potuto rubare su commissione. Intanto comunque l’attività investigativa della polizia di Pompei è riuscita a liberare i minori, di Pompei e non solo, che scelgono il centro commerciale per trascorrere ore di spensieratezza lontano dai libri di scuola. I genitori hanno espresso gratitudine agli inquirenti per il lavoro investigativo compiuto e, seppur rammaricati per la non punibilità della baby gang, li hanno ringraziati per aver reso più sicuri gli ambienti di svago dei loro figli. Le mamme, in particolare, hanno chiesto che il centro commerciale possa rimanere un luogo tranquillo, mentre la dirigente del commissariato pompeiano ha disposto controlli più serrati nei luoghi frequentati dai minorenni. In particolare le strade della movida dei fine settimana. A destare preoccupazione tra gli nvestigatori, infatti, sono i babybulli che arrivano a Pompei, il sabato e la domenica, con la Circumvesuviana. Nello specifico piazza Bartolo Longo, la centralissima piazza del Santuario, resta uno dei principali luoghi da blindare, spesso scenario di episodi di violenza, con i bulli che accerchiano i coetanei più tranquilli, per minacciarli e picchiarli.
Gli investigatori hanno avviato una campagna informativa invitando i ragazzi a rivolgersi immediatamente al 113 e chiedere in tempo reale l’aiuto della polizia. Ai genitori, invece, è stato chiesto di denunciare ogni episodio di violenza subita dai figli alle forze dell’ordine e di non limitarsi a raccontarli sui social.

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