Cozzolino, l'enfant prodige di Bassolino dal pasticcio primarie al Qatargate

L'europarlamentare napoletano Andrea Cozzolino
L'europarlamentare napoletano Andrea Cozzolino
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 16 Dicembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 15:12
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No stavolta non sono le ombre di 13 anni fa su quelle primarie Pd che finirono tra veleni, spintoni e un commissariamento del partito stesso. Stavolta non siamo a Napoli tra i gazebo dei militanti dem ma nelle stanze ovattate del Parlamento Ue scosso da un’inchiesta che ne sta minando la credibilità. Per una presunta storia di favori, pressioni e mazzette di Qatar e Marocco su alcuni parlamentari di centrosinistra.

E qui, in questa storia, spunta Andrea Cozzolino, l’ex enfant prodige della stagione bassoliniana che doveva diventare sindaco e governatore. E se alle primarie per palazzo Santa Lucia fu sconfitto da De Luca, nel 2011 una brutta storia di cinesi ai seggi e voti taroccati in un Caf di Secondigliano fecero naufragare i suoi sogni di diventare sindaco. 

Andata male in entrambi i casi e da allora i rapporti (politici) con Napoli dell’ex potentissimo assessore regionale si sono, via via, rarefatti. Compresi quelli con il suo ex padrino politico Antonio Bassolino che finirono proprio alla vigilia delle primarie del 2011. Con l’ex governatore assolutamente contrario alla sua candidatura last minute contro altri due democrat come Umberto Ranieri e Nicola Oddati (pure lui finito poi in una brutta storia di presunte mazzette, tra l’altro).

E i rapporti tra i due, il capobranco e il delfino designato si ruppero irrimediabilmente. Con un allontanamento, via via, più marcato di Cozzolino da Napoli per dedicarsi a Bruxelles dove era stato eletto, per la prima volta, nel 2009. Con un sussulto partenopeo di appena un mese fa: quando Gaetano Manfredi, come sindaco della Città metropolitana, a sorpresa lo mette a capo della cabina di regia per i progetti del Pnrr. 

E arriviamo alle scorse settimane quando i riflettori iniziano a focalizzare il politico napoletano. Prima sono i rumors nei corridoi perché Cozzolino inizia ad avere posizioni assai differenti dai suoi colleghi del gruppo S&D. Il 24 novembre, ad esempio, è uno dei 4 parlamentari italiani che vota contro la risoluzione del Parlamento europeo (494 voti a favore, 58 contrari e 44 astensioni) che riconosce la Russia come «Stato sponsor del terrorismo», così come aveva già fatto la Nato. I colleghi del suo gruppo mugugnano ma la cosa finisce lì. Poi scoppia l’inchiesta e agli atti viene allegata una mail, in inglese, che Cozzolino aveva spedito ai colleghi il giorno dopo la risoluzione russa: «Si sostiene che la Coppa del Mondo sia stata assegnata dalla Fifa al Qatar grazie ad abusi e corruzione. Il Parlamento europeo non dovrebbe accusare un Paese senza prove». Alla fine voterà diversamente ma la sua è una presa di posizione in favore del Qatar, troppo marcata per non suscitare ora ombre e sospetti. 

Poi l’arresto del suo assistente parlamentare Francesco Giorgi, prima in forze con Antonio Panzeri e legato sentimentalmente con Eva Kaili (tutti arrestati). Da qui la decisione, l’altra sera, di sospendersi dal gruppo S&D. Prima che ieri i giornali belgi, citando documenti giudiziari, scrivano di una confessione di Giorgi in cui avrebbe accusato Cozzolino (con il suo ruolo di presidente della delegazione Ue per le relazioni con i paesi del Maghreb) e altri colleghi di aver favorito il Marocco. 

«Non sono indagato, non sono stato interrogato, non ho subito perquisizioni né, tanto meno, sono stati apposti sigilli al mio ufficio. Sono pronto a tutelare la mia storia e la mia onorabilità in ogni sede», attacca ieri in una nota Cozzolino senza però prendere marcatamente le distanze da Panzeri e, sopratutto, Giorgi che l’avrebbe accusato davanti ai magistrati belgi. 
«Non ho mai incontrato, inoltre, persone vicine ad agenzie o servizi di sicurezza, né tanto meno ho mai perseguito interessi, vantaggi od utilità personali nella mia vita politica. Fra l’altro, - aggiunge Cozzolino - le delegazioni al Parlamento europeo non sono parte del processo legislativo ed al contrario delle commissioni, non gestiscono risorse del bilancio Ue, e non stipulano accordi internazionali».
 

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