Quei ritardi con il Nord che il Sud non riesce mai a colmare

di Enrico Del Colle
Mercoledì 10 Agosto 2022, 00:00 - Ultimo agg. 06:50
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Il Sud è in affanno e il divario con il Centro-Nord tende ad aumentare. Quante volte abbiamo ascoltato e/o letto questo grido di allarme sulle condizioni economiche e sociali del nostro Meridione - soprattutto alla vigilia di elezioni politiche - salvo poi rimuovere (o quasi) il problema facendolo rientrare in una delle innumerevoli e difficili questioni che attanagliano il nostro complicato Paese. Questa volta però la situazione è molto diversa, a differenza del passato.

 
Perché ora abbiamo una “guida” su cui basarci (il Pnrr, che destina al Sud più di 80 miliardi) e un complesso di strumenti inesistente fino a qualche anno fa (tecnologie innovative e processi di digitalizzazione). Infatti, quello che purtroppo è mancato al Sud ha riguardato uno spirito di collaborazione efficace e lungimirante tra le regioni, necessario per “ideare” una politica economica comune di sviluppo; essa, evitando azioni dispersive e individuando le principali priorità, doveva essere in grado di fare sintesi, nell’ambito di una visione nazionale di crescita. Ma ci domandiamo: il Sud, o meglio, le regioni che lo compongono, anche alla luce di aver sempre mostrato – e continuano a farlo – un’elevata disomogeneità in termini di fornitura di servizi pubblici (sia dal lato della quantità che della qualità), sono sufficientemente “equipaggiate” per stare al passo con gli obiettivi del Recovery e, più in generale, per attenuare il gap con le altre aree del Paese?

L’auspicabile percorso virtuoso da intraprendere da parte del Sud passa, come appare evidente, attraverso un mutamento di rotta migliorativo da intendersi in un robusto impegno al fine di potenziare l’attività pubblica; ma come rafforzarla? Pochi dati (si riferiscono a poco prima della pandemia, ma riteniamo poco probabili miglioramenti successivi) sono sufficienti per misurare la consistenza dei ritardi del Sud nell’attività pubblica: ad esempio, le Amministrazioni del Sud riescono a utilizzare poco più del 60% dell’insieme dei bandi caratterizzati da una presentazione elettronica dell’offerta e da importi tali da essere assoggettati a regolamenti comunitari (mentre siamo intorno al 75% per la Pubblica Amministrazione del Nord, fonte Istat); inoltre, fermo restando la limitata offerta di servizi online delle Amministrazioni locali dell’intero Paese, il Sud è ancora più indietro visto che non arriva al 40% (il Centro-Nord si avvicina al 60%) la quota di comuni del Sud in grado di iniziare e portare a compimento per via telematica l’intero iter relativo al servizio richiesto (così come non supera il 15% la quota di comuni del Sud dotata di un sito web capace di gestire una pratica amministrativa, 40% al Centro-Nord).

Oltre a ciò, la realizzazione di lavori pubblici ha in media tempi assai più lunghi nel Sud (rispetto al Centro-Nord) di circa il 20% (sia nella fase di progettazione che di esecuzione), mentre raggiunge anche il 50% si si guarda alla fase di affidamento, dove è maggiore l’attività delle diverse stazioni pubbliche appaltanti (fonte Bankitalia).

Come è facile constatare, quindi, il Sud ha ritardi da colmare sull’innovazione e sul capitale umano, ovvero ha problemi di efficienza nei processi amministrativi. A tale proposito, oltre alle importanti riforme strutturali da portare a compimento a livello nazionale (volte a snellire la complessità del nostro apparato giuridico-istituzionale) e al rafforzamento della base produttiva (volto a migliorare le condizioni di operatività delle imprese meridionali e ad aumentarne le soglie di produttività), due appaiono gli spazi nei quali occorrono massicci investimenti: il primo attiene ad un incremento del capitale umano in termini soprattutto di nuove competenze (il Pnrr destina più di 4 miliardi al Gol – Garanzia occupabilità dei lavoratori – cioè ad una riforma che ha come obiettivo la riqualificazione delle politiche attive del lavoro) ed il secondo, collegato al precedente, ad un avanzamento del grado di digitalizzazione delle strutture amministrative. Non va dimenticato, infatti, che lungo il cammino della transizione digitale ed energetica si avrà, ad esempio, un’intensa richiesta di specifiche professionalità (particolarmente concentrata al Sud), da soddisfare in tempi relativamente brevi (un seppur timido e incompleto segnale positivo arriva dall’occupazione nel Sud che nel primo trimestre di quest’anno è cresciuta più che nelle altre zone del Paese). Insomma, crisi ed inflazione frenano, ma per rilanciare il Sud (e il Paese) appare irrinunciabile lo stimolo dell’azione pubblica, per favorirne la crescita e avvicinarlo al Nord, che presenta già livelli molto simili a quelli dell’Europa che conta. Le risorse (da non sperperare) sono a disposizione, il Sud non può buttare via questa opportunità.
 

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