Pd al bivio, le scelte più difficili

di Bruno Vespa
Sabato 3 Giugno 2023, 00:00
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Due donne, due leader politiche, hanno partecipato al ricevimento del Quirinale senza incrociarsi. Giorgia Meloni e Elly Schlein hanno storie e rappresentano mondi tanto diversi come non era mai accaduto tra il capo della maggioranza e quello dell’opposizione. De Gasperi e Togliatti, tanto per capirci, al confronto erano cugini. Nell’anno che ci separa dalle elezioni europee non ci saranno elementi di confronto che non siano i sondaggi e il dibattito parlamentare. Ciascuna andrà per la sua strada e i conti si faranno il 9 giugno 2024. 

Allo stato, la prima è vincente e la seconda è perdente. Non era mai accaduto che nei ballottaggi il centrodestra fosse vincente e la sinistra fosse perdente. (Uso per la prima volta il termine sinistra per il Pd perché gli eredi della Margherita hanno perso qualunque rappresentatività, se si esclude Francesco Boccia, capo dei senatori). Certo, è prestissimo per dire che la spinta propulsiva della Schlein si è già esaurita e lei ha ragione a chiedere che venga fatta lavorare in pace. Ma mentre nella coalizione di governo, piaccia o no, c’è luce, nel Pd c’è foschia.

Il governo va avanti spedito per la sua strada, europeista come più non si potrebbe (speriamo si risolva al più presto la storia del Mes) e all’interno fermo nel seguire il suo programma, dando segnali a poteri che talvolta sconfinano dai meri doveri di controllo (Banca d’Italia e Corte dei Conti), ma dovendo prestare attenzione a non uscire dai confini del rispetto istituzionale.

Il Pd dovrà scegliere: ha guadagnato punti nei sondaggi perché Schlein è una donna di sinistra-sinistra che ha tolto consensi al M5s. Ma il suo futuro è una lotta a sinistra? Un partito schiacciato sulla Cgil che ignora un tradizionale sindacato vicino a una sua grande componente come la Cisl? Conte non ha alcun interesse a darle spago perché non si sente partito vassallo e farà di tutto per non risultarlo più di tanto l’anno prossimo. Il Terzo polo – al quale il Pd deve l’unica vittoria di Vicenza – è lontanissimo dalla linea Schlein. Dunque?
 

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