Rifiuti, discarica a tempo per salvare Roma: le condizioni di Costa e della Regione alla Raggi

Rifiuti a Roma
Rifiuti a Roma
di Meuro Evangelisti
Sabato 5 Ottobre 2019, 00:00 - Ultimo agg. 19:06
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Il ministro dell’Ambiente l’ha chiamato «centro provvisorio di stoccaggio dove tenere i rifiuti, già trattati, per due o tre anni». Assomiglia a una discarica, ma comunque sia è una risposta alla necessità di Roma che da fine anno non saprà dove portare mille tonnellate di scarti al giorno perché l’impianto di Colleferro chiudere. Ma alla Capitale e a un’azienda come Ama che in tre anni si è trovata con sette amministratori differenti servono anche misure immediate per evitare la madre di tutte le crisi dei rifiuti: a partire dall’avvio di un tritovagliatore mobile da 800 tonnellate al giorno, da posizionare in aree dell’Ama - a Rocca Cencia o aL X Municipio - perché altrimenti ogni imprevisto, ogni impianto di trattamento che si ferma, ha come conseguenza immediata i rifiuti per strada.

Sono due delle condizioni che mercoledì saranno poste alla sindaca Virginia Raggi, nel vertice con il ministro Sergio Costa e il governatore Nicola Zingaretti per concedere la seconda proroga all’ordinanza “salva Roma” che deve emanare la Regione. Quella in corso di validità scade tra nove giorni e impone a tutti gli impianti del Lazio di aprire le porte alla spazzatura della Capitale. Ma l’atto elencava anche delle prescrizioni ad Ama e a Roma Capitale, che non sono state rispettate. «Non possono solo chiedere», ripete l’assessore regionale ai Rifiuti, Massimiliano Valeriani. Intanto, sui marciapiedi nell’Urbe ci sono ancora i rifiuti, la guida dell’Ama è stata affidata a un attivista del Movimento 5 Stelle senza esperienza nel settore, attorno alle scuole ci sono cumuli di spazzatura, le Asl stanno mandando gli ispettori. E il Tmb di Rocca Cencia, senza manutenzione, è saturo e sotto stress.

BARATRO
In sintesi: o si mettono in campo misure strutturali o l’ordinanza non sarà firmata. Costa sta mediando. Nel Movimento 5 Stelle romano, dove è venuto il tempo di prendere atto che la differenziata arranca al 45 per cento senza crescere, ora capiscono che qualche sacrificio andrà fatto. Precisazione: per una grande città il 45 per cento è una percentuale buona sulla carta, ma ci sono tre enormi problemi. Il primo è che la qualità del materiale è bassa, ciò che effettivamente viene riciclato è quantitativamente deludente. Il secondo è che Roma non ha impianti neppure per lavorare i prodotti della differenziata, a partire dalla frazione organica, per cui lo sforzo rischia di essere inutile: alla fine si esporta e si spende. Il terzo è che i piani di Virginia Raggi calcolavano percentuali molto più alte per il 2020, addirittura al 60 per cento nella prima versione, e ora si sta andando a sbattere contro il muro perché la quantità di indifferenziata che va smaltita è molto più alta di quanto prevista. Ieri Roma Capitale - dunque la Raggi - ha inviato le osservazioni al piano regionale dei rifiuti che presto arriverà in Consiglio e ha dato parere negativo. Sugli impianti però le osservazioni restano vaghe, mentre il piano chiede che il sub-ambito di Roma punti all’autosufficienza e dunque a realizzare anche una discarica.

IMPEGNI
Mercoledì presa in mezzo tra il ministro che chiede il «centro di stoccaggio» e la Regione che avverte che «la discarica di Colleferro tra tre mesi chiude», la sindaca dovrà fare qualche concessione, attingendo tra le «aree bianche» già indicate dalla Città metropolitana (guidata sempre dalla Raggi). Regione e Ministero chiederanno anche di garantire stabilità ad Ama, nessuna azienda può sopravvivere cambiando ogni tre-quattro mesi gli amministratori e con un conflitto permanente con Roma Capitale. La Raggi dovrà impegnarsi ad approvare il bilancio in Ama (l’ultimo consuntivo è del 2016). E dovrà assolvere agli altri impegni indicati dall’ordinanza: l’attivazione del nuovo tritovagliatore per consentire la manutenzione dell’unico impianto rimasto ad Ama, a Rocca Cencia, che è allo stremo. In questi mesi anche Abruzzo e Marche accoglieranno i rifiuti di Roma e ieri il vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni D’Ercole, ha attaccato: «Svolgendo la visita pastorale nella Vallata del Tronto, non posso non percepire il disagio dei sindaci e delle loro popolazioni in merito al paventato arrivo dei rifiuti da Roma».
 

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