Fisco, la riforma parte dalle famiglie ma per cambiare l'Irpef nodo risorse

Fisco, la riforma parte dalle famiglie ma per cambiare l'Irpef nodo risorse
Fisco, la riforma parte dalle famiglie ma per cambiare l'Irpef nodo risorse
di Andrea Bassi
Venerdì 7 Febbraio 2020, 00:25 - Ultimo agg. 14:17
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I cantieri della riforma fiscale del governo sono ufficialmente partiti. Attorno a tavolo, convocato ieri dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (che ha parlato di «incontro positivo»), c’erano molti esponenti dei partiti politici, da Luigi Marattin di Italia Viva a Laura Castelli del Movimento Cinque Stelle. C’erano diversi tecnici, come il consigliere di Gualtieri Marco Leonardi oltre agli esperti Vieri Ceriani e Mauro Marè.

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Ma c’era forse un grande assente: le risorse necessarie a finanziare il taglio delle tasse. Anzi, Gualtieri ha chiarito all’inizio della riunione che i soldi per la riforma potrebbero essere un problema, considerando che la prossima legge di Bilancio dovrà già trovare 20 miliardi di euro per disinnescare gli aumenti dell’Iva. Il tavolo, insomma, parte zoppo. Sul tavolo sono state messe diverse proposte, dal sistema alla “tedesca” con aliquote quasi personalizzate in base ai redditi, fino alla proposta di una «no tax area complessiva» fissata a un livello più alto di quello attuale inglobando però tutte le detrazioni fiscali che oggi abbattono l’imponibile. Tutte ipotesi che nei prossimi giorni saranno messe nei simulatori del ministero per valutarne gli impatti.




IL PUNTO
Su un punto però, sembra che la discussione sia andata più avanti: la volontà di concentrare il lavoro soprattutto sulle famiglie con figli e sugli incapienti, coloro cioè che dichiarano redditi sotto gli 8 mila euro e dunque non hanno nessun beneficio fiscale essendo rimasti fuori anche dal bonus degli 80 euro prima e dei 100 euro poi. Il ministro della famiglia, Elena Bonetti, sta da tempo lavorando all’ipotesi di un assegno unico per i figli. Un contributo mensile nel quale far confluire tutti gli attuali aiuti alla famiglia, dalle detrazioni per i figli stessi fino ai bonus per le nascite e per gli asili nido. Sul tavolo però, c’è anche un’altra ipotesi che potrebbe favorire sia gli incapienti che le famiglie numerose. 
È quella di introdurre in Italia un meccanismo simile all’Earned income tax credit americano. Si tratta in sostanza di un credito fiscale esigibile da chi dichiara bassi redditi e ha figli a carico. Un’ipotesi portata avanti dal vice ministro dell’Economia Antonio Misiani. 
Ieri sul tema della riforma fiscale è intervenuto anche il sottosegretario Pier Paolo Baretta. «L’obiettivo della maggioranza», ha spiegato parlando ad un evento dei Consulenti del lavoro, «è introdurre con la prossima Legge di bilancio una riforma fiscale che riduca le aliquote
Irpef a partite Iva e pensionati». Un’affermazione che prelude a un intervento diretto sulle aliquote fiscali e non più sul costo del lavoro. «Si tratta di capire», ha aggiunto Baretta, «quanto è possibile operare, soprattutto sulle due aliquote più basse, e se si riesce anche sulla terza, in modo da togliere il peso delle tasse sui redditi medi e medio-bassi». Anche il sottosegretario, come il ministro, ha accennato alla spada di Damocle degli aumenti Iva, prefigurando la soluzione di rimodulazioni nel paniere di beni. Sostanzialmente beni considerati di “lusso” dovrebbero subire dei rincari, mentre il “carrello della spesa” dovrebbe avere un’imposta più bassa. 
 

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