L'intervista, Salvini: «La crisi? Sono stato ingenuo. Sulla Capitale ho commesso errori»

L'intervista, Salvini: «La crisi? Sono stato ingenuo. Sulla Capitale ho commesso errori»
di Mario Ajello
Giovedì 17 Ottobre 2019, 00:12 - Ultimo agg. 20:58
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Senatore Salvini, sabato la manifestazione a Roma: tenta la spallata al governo e alla Raggi? 
«Non so se sarà una spallata. So che siamo gli unici matti che riempiranno la piazza più grande della Capitale, mentre gli altri si rifugiano in salette e teatrini. La gente ha chiesto alla Lega di dare un segnale contro il governo truffa e contro l’accozzaglia delle dieci sinistre, ed eccoci qua».

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E la Raggi? Finora da parte vostra, su Roma, solo slogan e ovvie lamentele. Ma fare una manifestazione non significa avere un progetto per la Capitale. 
«Guardi, noi siamo pronti da subito a governare Roma».
 
Ma un progetto lo avete? Un candidato c’è? 
«Stiamo lavorando molto. La bussola è il buon senso e il pragmatismo. Lei dice che facciamo solo slogan ma, per esempio, nel duello tivvù con Renzi chi dei due, tra lui e me faceva sparate propagandistiche? Lui. Io sono abituato a parlare di cose. Anche su Roma». 
 



Un vero progetto di città finora lei non lo ha mai presentato.
«Io invitai a votare la Raggi, a riprova che non sono prevenuto. Ora basta però. Il nostro progetto di rinascita, che c’è anche se lei non lo vede, parte dai rifiuti. La differenziata ha fallito e va riorganizzata da capo. E in questo settore il disastro è colpa anche della Regione Lazio di Zingaretti, che valorizza zero i rifiuti. I romani spendono 140 euro a tonnellata per mandarli all’estero». 

Differenziata e valorizzazione dell’immondizia: vago e parziale come progetto.
«Le aggiungo: i termovalorizzatori. E c’è l’Atac da rifare. Domani andrò in un deposito a parlare con i lavoratori. Anche i romani hanno diritto ad avere mezzi pubblici funzionanti». 

Sulla Capitale finora ha sbagliato troppo - esempio: il no al Salva Roma - e se ne sta accorgendo? 
«Non ho mai detto di non salvare Roma. Ho solo detto che anche Catania o Alessandria vanno aiutate». 

Ma Roma è Roma! E’ la Capitale degli italiani. 
«Noi potevamo riempire la Raggi di soldi, ma se lei non li sa spendere non aveva senso. Occorre competenza. E questo è il momento giusto per riportarla a Roma». 

Come candidato sindaco pensa a Giulia Bongiorno? 
«Lei ce la teniamo come prossimo ministro della Giustizia, appena faremo cadere Pd e M5S che, unendosi solo in nome dell’anti-salvinsmo, hanno decretato la propria vicendevole fine. Intanto per noi stanno lavorando su come dovrà essere Roma numerosi medici, giuristi, architetti, docenti... Una classe dirigente si sta formando. Quella che la Raggi non ha. Un sindaco incapace con una buona squadra può anche funzionare, un sindaco incapace che non sa neppure scegliere le persone crea il disastro». 

Chi fa parte di questa classe dirigente in fieri? 
«Se faccio dei nomi, quelli vengono bollati politicamente. Mentre noi siamo aperti al contributo di tutti. Teniamo il silenzio e lavoriamo a pancia a terra». 

Ma voi avete fatto poco e male (esempio: il dissennato progetto delle autonomie) rispetto alla Capitale. 
«Guardi, possiamo fare di più. Ma non l’abbiamo mai governata. Ora che aspiriamo a farlo, faremo tesoro di certe disattenzioni o errori».

Perché il governo giallo-verde non ha fatto leggi speciali per Roma? 
«Non servono». 

I romani le vogliono e si aspettavano da lei di più.
«Va bene, convengo: si può dare di più! Come nella famosa canzone». 

Le autonomie avrebbero danneggiato gravemente la Capitale. 
«Non lo credo. Dal Nord al Centro e al Sud, l’autonomia fa bene a tutti. Quando torneremo al governo, ripartirà il progetto per dare l’autonomia alle regioni che la chiedono, così come prevede la Costituzione, ma sul ruolo di Roma dobbiamo ragionare meglio e lo faremo. Intanto, mandiamo via la Raggi». 

Alla base della crisi che lei ha innescato non c’è stato da parte sua anche un deficit di conoscenza di Roma e delle sue dinamiche politiche e istituzionali? 
«E’ vero, se avessi conosciuto meglio Roma, e i suoi centri di potere, da cui mi sento estraneo, mi sarei mosso meglio. Evitavo certe ingenuità. Ma rifarei tutto. Ora si tratta di ripartire, e lo stiamo facendo benissimo. Vinciamo in Umbria, poi in Emilia Romagna e poi in Calabria». 

E il governo cade prima della primavera? 
«Non manca molto, le assicuro». 

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