San Gennaro, il vescovo di Napoli: stop ai candidati sindaci

San Gennaro, il vescovo di Napoli: stop ai candidati sindaci
di Luigi Roano
Venerdì 17 Settembre 2021, 22:30 - Ultimo agg. 19 Settembre, 09:35
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«Porte aperte ai fedeli» è il motto dell’arcivescovo Domenico Battaglia e domani in cattedrale, nel giorno della celebrazione del Santo patrono Gennaro, quei 400 posti a sedere nel Duomo saranno a disposizione di devoti e fedeli, in piedi l’arcivescovo non vuole nessuno. Esauriti i posti tutti fuori. E nemmeno nell’area adiacente all’altare - dove è consuetudine vengano collocati i «rappresentanti della città» - Battaglia vuole nessuno, né seduto né in piedi.

L’unica eccezione è per i vertici delle istituzioni civili e militari. Nella sostanza, non sono stati invitati i politici e gli aspiranti sindaci di Napoli Gaetano Manfredi, Catello Maresca, Antonio Bassolino e Alessandra Clemente.

Certo, potranno esserci - se lo vogliono - da devoti e dovranno conquistarsi uno di quei 400 posti oppure uno degli altri 200 all’aperto, sul sagrato del Duomo, e vedere la celebrazione del Santo - e si spera il miracolo dello scioglimento del sangue - sul maxischermo. Restrizioni dovute al Covid, non quella però che riguarda i politici, perché è una indicazione precisa del nuovo corso di don Mimmo Battaglia. Che non ha invitato nemmeno i sindacati, gli ordini professionali, talune associazioni. Le «porte aperte sono solo per i fedeli», chi entra in Chiesa deve farlo - questo il ragionamento che trapela - in quella veste e con lo spirito giusto a prescindere dal ruolo che si ricopre nella vita di tutti i giorni. Un indirizzo ben preciso che l’arcivescovo ha dettato alla Chiesa di Napoli fin da febbraio. Sono stati stracciati elenchi con centinaia di nomi dei cosiddetti «amici della Chiesa». Depennati enti privati e tante personalità - o presunte tali - che cercavano di conquistarsi un posto in Paradiso come ai tempi delle indulgenze, cinque secoli fa. Porte aperte e inviti informali fatti arrivare - invece - ai poveri, ai disagiati, a chi soffre cioè a quelli che l’Arcivescovo ritiene si debba rivolgere in modo particolare la Chiesa in questo momento di sofferenza e di nuove povertà che affliggono i napoletani e tutto il mondo per la pandemia. 

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Cosa faranno i candidati sindaci domani? Manfredi - candidato del centrosinistra e del M5S - ha fatto sapere che non ci sarà, ha la sua agenda della campagna elettorale già piena. Dal quartier generale di Catello Maresca, il candidato del centrodestra, trapela che «come da tradizione, Catello Maresca seguirà in preghiera da casa insieme a tutta la famiglia, auspicando ogni benedizione su Napoli che Gennaro, il nostro patrono, non ha mai fatto mancare». Bassolino, che come gli altri non è stato invitato, ma non ha mai mancato da sindaco, da presidente della Regione e anche da quando non ricopre più incarichi né istituzionali né di partito una celebrazione del Patrono, sta riflettendo sul da farsi. La Clemente invece dovrebbe esserci, dal suo staff hanno confermato la sua presenza per domani «come devota». Di sicuro il primo 19 settembre dell’Arcivescovo di Napoli - non sarà presente nemmeno il sindaco Luigi de Magistris in quanto tale presidente della deputazione di San Gennaro, un po’ perché la Clemente è la sua candidata un altro po’ perché è impegnato in campagna elettorale in Calabria - è diverso dal passato tanto che alcune cerimonie laiche che erano diventate una consuetudine post miracolo sono state cancellate. Come quella che alla fine della cerimonia religiosa il vescovo si recava nella Basilica di Santa Restituta, di fronte alla Cappella del Santo sempre all’interno del Duomo, non solo per parlare con i giornalisti, ma salutare gli amici della Chiesa invitandoli al banchetto «offerto alla città» nei saloni della Curia al Largo Donnaregina. Sarà presente come sacerdote il predecessore di Battaglia Crescenzio Sepe, arcivescovo emerito di Napoli, Sepe torna in Duomo come sacerdote nel giorno dedicato al Patrono. 

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