Sannazaro, studenti in rivolta: «Vogliamo parlare con gli ispettori

Sannazaro, studenti in rivolta: «Vogliamo parlare con gli ispettori
di Mariagiovanna Capone
Domenica 16 Settembre 2018, 22:56
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È una guerra di nervi, che sta corrodendo i rapporti definitivamente. Che vede fazioni schierate su barricate opposte, anche se i protagonisti dovrebbero far parte tutti della stessa squadra: la scuola. La preside del liceo «Sannazaro» Laura Colantonio fa quadrato intorno a sé. Prova a estirpare le iniziative previste per oggi avanzate dai rappresentanti d’istituto, supportati da almeno trenta docenti e dalle famiglie che si oppongono alle uscite curriculari al mare e a pagamento e chiedono le aule per le cinque classi in più rispetto allo spazio disponibile, proponendo soluzioni alternative, come rotazione e riapertura della scuola al sabato. Tutti, studenti, docenti e famiglie, proveranno a far sentire la propria voce all’esterno dell’edificio di via Puccini, dove è previsto l’arrivo questa mattina degli ispettori ministeriali richiesti dal direttore Luisa Franzese dell’Ufficio Scolastico regionale per far luce sulla vicenda. 

Non è stata una domenica serena per gli studenti. A decine avrebbero ricevuto delle telefonate da parte dello staff della preside affinché esprimessero pubblicamente (e sui social) «solidarietà alla dirigente, invitando i nostri familiari a fare lo stesso» raccontano. «In particolare ad alcuni studenti delle quattro classi (3C, 3D, 3F, 3L) cui è stato chiesto di non presentarsi lunedì a scuola come da circolare, in caso contrario si sarebbero ritrovati con voti bassi in condotta». I ragazzi temono ripercussioni sul curriculum, e tocca ai rappresentanti di classe tranquillizzarli, ricordando che il dibattito verterà «sul rispetto dell’articolo 34 della costituzione sul diritto allo studio. E per questo si entrerà tutti a scuola. Abbiamo chiesto di poter parlare anche noi con gli ispettori». Pare evidente che i rapporti si siano ormai sgretolati e sarà difficile ricucire una fiducia tra studenti e preside, che in nessun modo si è mostrata disposta all’ascolto delle soluzioni avanzate da docenti, studenti e famiglie: «Apertura della scuola il sabato e frequenza di cinque giorni come avviene ora, affinché ognuna delle 53 classi possa avere banchi e sedie, un’aula propria». 

Sulla chat dei genitori, intanto, viene pubblicata una lettera di fiducia nei confronti della preside e si invita a firmare e condividere. S’intitola «Voci fuori dal coro» ed è un accorato appello ai genitori «orgogliosi di frequentare il Liceo Classico Jacopo Sannazaro» in cui difendono le scelte di spiaggia e Floridiana della preside e senza soffermarsi sul disagio alla didattica, accusando invece «i molti genitori che non sono riusciti a trovare il nesso tra l’uscita proposta e la didattica». «Loro invece lo hanno trovato il nesso con un tuffo al mare o giocare a frisbee in Floridiana invece di ore di didattica? Al futuro di mio figlio io ci tengo» dichiara una delle madre indignata dalla lettera ricevuta. 

Gran parte delle famiglie infatti non dimenticano quando lo scorso anno hanno avuto a che fare con la preside Colantonio che «ha imposto la settimana corta, per non recarsi a scuola il sabato. I suoi modi autoritari e arroganti emergono in ogni occasione». «Questo liceo mi è molto caro perché vi ho lavorato per 38 anni. Ho conosciuto 7 presidi con tanti pro e contro, ma dai racconti di genitori, alunni e colleghi oggi si è superato ogni limite. Il Sannazaro soffre dal 2013/14 la direzione dell’attuale dirigente in un crescendo da incubo» interviene Mario Di Giovanni oggi docente al Suor Orsola Benincasa. «La dirigenza è intenta ad autocelebrarsi per la folla di iscritti. All’esubero aveva e ha un rimedio pronto: ripristinare la settimana di sei giorni tenendo aperto il liceo di sabato. Invece, minaccia chi protesta e chiede di studiare. Incredibile». Se trenta docenti hanno sottoscritto un documento che sarà presentato agli ispettori attesi oggi, faranno lo stesso famiglie e studenti con una sorta di dossier «scritto e firmato (nonché protocollato) che resti come pro memoria dei fatti e misfatti. Altrimenti si corre il rischio che, finito il polverone, tutto continui peggio di prima». 
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