Le buone maniere contro il dilagare della diffidenza

di Titti Marrone
Mercoledì 18 Dicembre 2019, 00:00
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Gli estimatori e i seminatori dell’odio come sentimento sociale prevalente, così come i nostalgici dell’uomo forte, lo penseranno e lo diranno.

Diranno che la richiesta dei bambini della seconda primaria “Leopardi” di istituire a Torre Annunziata un assessorato alla gentilezza non è farina del loro sacco. Che dietro c’è sicuramente la mano di qualche adulto. Storceranno il naso definendo la proposta indirizzata al sindaco una sdolcinatura partita forse da una maestra, o dal preside, perfetta da incorniciare nell’immagine dorata dei buoni sentimenti e da promuovere con narcisismo social su siti e giornali.

Ma se anche fosse così, si dovrebbe solo tributare un applauso alla maestra o al preside o insomma agli adulti cui, del tutto in contrasto con lo spirito prevalente del tempo, fosse venuta quell’idea, da trasmettere ai bambini. Perché in faccia all’aggressività, dilagante come sguaiato sberleffo nella comunicazione politica, sui social, nei talk show e nell’intrattenimento televisivo, quella proposta equivale ad appuntare sul bavero della giacca, o sul grembiule di scuola, il distintivo delle buone maniere. Un distintivo raro, e prezioso per arginare la tendenza dilagante alla diffidenza, nel tempo in cui ci si chiude dietro nuovi muri e si disegno nuove frontiere. E’ un esercizio, un insegnamento ottimo per tutelare con anticorpi relazionali adeguati i bambini della seconda primaria, già a sette o otto anni esposti ai miasmi dell’odio sociale. 

L’idea originaria dell’assessorato alla gentilezza viene da un’associazione culturale piemontese che ha anche organizzato, il 22 settembre di ogni anno, i Giochi della gentilezza, sorta di olimpiade delle buone maniere in cui i bambini gareggiano componendo puzzle con tessere su cui è scritto “ti voglio bene”, “grazie”, “Mi dispiace”. Vengono così allo scoperto pratiche anche lessicali sempre meno frequenti, che sfidano l’ironia di chi agita la categoria di “buonismo” come se fosse il peggiore insulto, un’impostura da ipocriti, contrapponendole una presunta autenticità nelle relazioni fatta, a ben vedere, solo di egoismo, grossolanità e disumanità.

Allora, meglio la gentilezza o il dilagare, nelle scuole, del bullismo, dell’offesa ai professori, nel segno della rottura del patto educativo tra genitori e insegnanti? Meglio la gentilezza, invocata dalle recenti piazze delle sardine di ogni età, o il gareggiare dei politici in esibizioni di brutalità e superficialità spacciate per concretezza verace? Risposta scontata, mentre però non lo è il ringraziamento da indirizzare ai bambini di Torre Annunziata, una terra che come tutta la nostra regione di gentilezza declinata in varie forme ha un dannato bisogno. Prendiamo per buono, anzi ottimo, il suggerimento dell’assessorato alla gentilezza, da estendere a tutti i Comuni italiani e magari trasformare in un ministero. Con un’avvertenza: la vera sorpresa del decennio 2020 prossimo ad aprirsi potrebbe prospettare, nell’immediato, un mondo salvato dai ragazzini o anche dai bambini, che quando insistono su un problema autentico - la maggiore tutela dell’ambiente, i pericoli del dilagare dell’odio – si impegnano sul serio prendendosi tutto il tempo assicurato dalla loro età, e non tanto per dire. 
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