Sfogliate, souvenir e gite nei luoghi del turismo: a Napoli il bancomat è fantasma

Sfogliate, souvenir e gite nei luoghi del turismo: a Napoli il bancomat è fantasma
di Gennaro Di Biase
Giovedì 23 Maggio 2019, 22:30
4 Minuti di Lettura
Una turista bionda in gonnella e bicicletta, che sembra uscita da un film italiano di Woody Allen, smette piano di pedalare, si avvicina a un negozietto di via dei Tribunali e sceglie una calamita con Golfo e Vesuvio. «Posso pagare con carta di credito?», chiede a un commerciante. Lui scuote il capo: «Impossibile - si giustifica con gentilezza - Non funziona. Il dispositivo ce lo abbiamo, ma purtroppo è in sostituzione». Lei, la turista, si rimette in bici e si allontana un po’ delusa. Non è l’unica. La scena del «mancato acquisto» si ripete spesso nei vicoli del centro storico: Napoli preferisce il cash. Pagare con carta di credito, bancomat o Pos non è sempre facile in città. Dalla Napoli Sotterranea a Pintauro, da Casa Infante ai negozi di gadget per turisti, più diverse botteghe di pastori a San Gregorio: «Il Pos non lo abbiamo, ci dispiace, solo contanti», è il ritornello. Ai commercianti che snobbano il dispositivo di pagamento elettronico si aggiungono anche molti tassisti, in barba all’obbligo, partito nell’autunno del 2017, di consentire il pagamento elettronico.

Non c’è solo il fascino della carta, alla base dell’assenza di Pos, ma soprattutto i costi di gestione – tra cui un canone mensile che varia tra i 9 e i 50 euro a seconda della tipologia di macchinario – e la percentuale che incassa la banca su ogni transazione, che è dell’1%. In Veneto, grazie a un esperimento del Vescovo di Chioggia, hanno appena installato il pos in chiesa. Napoli no, non gradisce il virtuale. Napoli è come capita, usa quello che ha sottomano. Nel bene e nel male. 

LE SCUSE
Toledo, Tribunali, Pignasecca: difficile pagare senza spiccioli o banconote. A soffrire l’assenza del Pos sono specialmente i turisti, perché in molti Paesi ormai si paga «con carta di credito» anche un caffè. Francesi, americani e tedeschi si aggirano quindi spaesati tra piazza Miraglia e Banchi Nuovi, alla ricerca della banca più vicina. Giusto o meno che sembri «pagare per vendere», ci sarebbe la legge. E c’è anche un ricco campionario di scuse usate dagli esercenti che del Pos proprio non ne vogliono sapere: «Siamo sottoterra e la linea internet non prende – risponde uno degli addetti della Napoli Sotterranea – Bisognerebbe andare a pagare in un altro ufficio, ma è complicato. Perciò chiediamo ai visitatori di saldare in contanti, ci dispiace. Però se vuole entrare posso indicarle la banca più vicina». 

I COSTI
Difficile il pagamento virtuale a Napoli, ma - va detto - non impossibile. In città non ci sono solo i furbetti del Pos. Le cose stanno diversamente nei ristoranti e nelle pizzerie, che solitamente accettano carta di credito e bancomat da chi si siede al tavolo. Non a caso, le pizzerie-friggitorie del centro consentono il pagamento elettronico in sala e non al banco di crocchè e frittatine. E, sempre non a caso, i negligenti del Pos sono soprattutto quei negozianti che basano la loro attività su transazioni di piccole dimensioni. «Se vendo un prodotto di un euro ci rimetto di spese e percentuale alla banca», dice un noto commerciante di San Gregorio. Basta navigare un po’ in rete per farsi un’idea dei prezzi di gestione del pagamento elettronico. Le variabili sono molte, dalla banca di riferimento alla presenza o meno del servizio cordless. Nel migliore dei casi, il Pos costa 10 euro al mese, ma si arriva fino a 50 in funzione del livello di tecnologia del dispositivo. A queste spese, bisogna aggiungere la percentuale che ogni banca prende su ogni transazione. Negozi a parte, «anche le Associazioni napoletane difficilmente usano il Pos - confida una guida turistica – Non c’è né alla Napoli Sotterranea, né al Cimitero delle Fontanelle, dove però l’ingresso è gratuito e si accettano solo offerte a piacere. Molti visitatori vanno in difficoltà ogni giorno». 

LA PROPOSTA
Pos sì, Pos no: è un bel puzzle questo composto dai turisti in difficoltà, i commercianti, i costi di gestione, le banche e la legge. Di certo, camminare senza cash per i Quartieri Spagnoli o in Pignasecca, riduce il pericolo di scippi e altre delinquenze. 
Da Palazzo San Giacomo arriva dunque una proposta per provare a risolvere il rebus: «Quando il Comune rilascia una licenza commerciale non è richiesto fare dichiarazioni di attestazione riguardo all’utilizzo del pos come metodo di pagamento – spiega il vicesindaco Enrico Panini – In ogni caso, faremo di tutto per implementare e favorire le attività commerciali. Nei prossimi giorni valuteremo con la Camera di Commercio la possibilità di istituire degli accordi di categoria che riducano i costi a carico degli esercenti che utilizzano il pagamento elettronico». Staremo a vedere se la riduzione dei costi sarà possibile. In quel caso, diventerà possibile anche diminuire i disagi per quei turisti che, dopo aver scelto Napoli, si trovano in taxi o in negozio e non sanno come pagare.
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