Silvia Careddu: «Il mio flauto ora è magico». Una sarda alla corte della Filarmonica di Vienna

Silvia Careddu: «Il mio flauto ora è magico». Una sarda alla corte della Filarmonica di Vienna
di Luca Della Libera
Giovedì 6 Ottobre 2016, 00:07 - Ultimo agg. 10 Ottobre, 17:09
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Sguardo vivace, capelli castani, mingherlina, jeans e giacca di pelle: in una birreria di Vienna Silvia Careddu non nasconde il suo entusiasmo e il suo accento sardo mentre racconta la sua scalata nell’olimpo della musica sinfonica mondiale. Cagliaritana, trentanove anni, Silvia è la prima donna italiana a far parte dei Wiener Philharmoniker: ha appena vinto il concorso per il posto di primo flauto, uno dei ruoli più importanti e delicati di una formazione sinfonica.
La leggendaria orchestra viennese, fondata nel 1847, per cento cinquant’anni non aveva mai aperto le porte al gentil sesso. La prima ad essere accettata era stata l’arpista Anna Lelkes nel 1997: adesso le donne sono in undici. Silvia ha studiato in Italia, si è perfezionata a Parigi, ha vinto concorsi internazionali, insegna a Berlino e ha suonato in orchestre tedesche ed austriache: ma i Wiener sono i Wiener.

La sua prima reazione?
«Gioia immensa, infinita. Mi ero preparata veramente bene, ma in queste occasioni non sai cosa pensare, e ti dici che avresti potuto fare meglio e che magari non sei piaciuta».

Come cambia la sua vita adesso?
«In linea di massima il lavoro rimane lo stesso, d’altra parte cambia eccome, perché suonerò sempre con musicisti eccellenti e direttori fantastici. La controparte è che lavorerò tantissimo, dato che l’orchestra si divide tra repertorio sinfonico e opera. Il mio sogno era proprio arrivare a fare musica con le persone più brave, non adattarmi a situazioni di medio livello».

Cosa significa essere primo musicista italiano a suonare in quest’orchestra?
«Una magia che si rinnova ogni giorno. Ovviamente sono contenta e orgogliosa per tutti i musicisti italiani e per quelli che mi hanno aiutato e sostenuto, la mia famiglia, i miei amici. In realtà l’orchestra è formata da musicisti di moltissimi paesi diversi, non credo che abbia molta importanza da dove si venga. Sono contenta non ci siano stati dubbi sul fatto che una donna ce la potesse fare. In quest’orchestra negli ultimi anni le cose sono cambiate molto velocemente, e i musicisti della mia età stanno cambiando mentalità, non hanno fatto più prevalere il maschilismo delle generazioni precedenti. Un ruolo molto importante l’ha avuto l’ingresso come “konzertmeister”, il primo violino, della bulgara Albena Danailova, entrata in orchestra nel 2008».

Come ha iniziato a studiare musica?
«Mia madre insegnava musica ai bambini. Suonava il pianoforte e mi piaceva mettermi sulle sue ginocchia a cantare. Avevo orecchio, il mio sogno era il pianoforte, ma poi mi hanno proposto flauto, anche se io non volevo. Mi ricordo benissimo che un giorno mi dissero che se avessi suonato il pianoforte non saremmo potuti più andare alla Maddalena, perché questo strumento non si poteva trasportare lì, e così ho dovuto accettare. Il flauto all’inizio non mi piaceva, avevo un’insegnante sgradevole. Un giorno sono andata con mia madre a un concerto di Riccardo Ghiani, con il quale poi ho iniziato a studiare seriamente, e da lì è scattato il mio amore per questo strumento».

Il flauto è tutto nella sua vita?
«Con il flauto ho un rapporto, unico. Anche se dipende dai periodi: l’importante per me è sapersi ritagliare tempo per lo sport, per il mio ragazzo, per andare al mare della Maddalena».

Lei suona nella migliore orchestra del mondo: ha un altro sogno da realizzare?
«Finire di costruire la casa alla Maddalena e comprarmi un gommone per andare alle isole dell’arcipelago! Sono innamorata del mare tanto quanto della musica. Ci vado in qualsiasi momento dell’anno».
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