Mandragora, è psicosi: stop vendita spinaci, altri casi sospetti in Campania. E spunta l'ipotesi sostanze chimiche

Mandragora, è psicosi: stop vendita spinaci, altri casi sospetti in Campania. E spunta l'ipotesi sostanze chimiche
di Gigi Di Fiore
Sabato 8 Ottobre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 17:23
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In 48 ore, è scattato l’allarme in tutta la Campania e gli spinaci sono scomparsi dalle tavole dei consumatori e dai mercati all’ingrosso. Due giorni fa, l’intossicazione da mandragora ha portato al ricovero di 10 persone all’ospedale di Pozzuoli. Due sono ancora ricoverati, ma un 86enne sarà dimesso nelle prossime ore mentre un 44enne, con problemi respiratori, resterà per almeno altri quattro giorni in terapia intensiva all’ospedale di Giugliano. E restano gli interrogativi su come sia stato possibile che un’erba che provoca avvelenamento e allucinazioni, ispiratrice di una celebre commedia di Nicolò Machiavelli e citata in molti racconti di Harry Potter, si sia confusa in fascetti di innocui broccoli. Sono scattati gli accertamenti e le verifiche dei carabinieri di Pozzuoli, con molti aspetti da chiarire.

Dopo gli intossicati della zona flegrea, ci sono stati due casi sospetti a Marcianise: un uomo di 35 anni e una donna di 28, che si sono presentati in ospedale per esserne rassicurati.

La Asl casertana è corsa subito ai ripari e ha scritto alla Prefettura per informare i sindaci dei 104 comuni della provincia. È un invito, in attesa di capire a fondo la situazione, a non mangiare spinaci «sostituendoli eventualmente con prodotti congelati». Una limitazione estesa a tutti gli ortaggi a foglia larga acquistati nelle ultime 48 ore, spiegando che «la Asl e i carabinieri del Nas cercano di risalire alla filiera di distribuzione dei lotti già commercializzati».

 

Il divieto è stato esteso anche alle mense scolastiche, come conferma l’assessore al Comune di Caserta, Enzo Battarra: «Si è già preso contatto con la ditta per il servizio di refezione scolastica per evitare di inserire gli ortaggi e foglia larga freschi nelle tabelle dietetiche». Falso allarme, invece, a Nocera Inferiore dove una donna si era presentata in ospedale lamentando dolori addominali. Nulla a che vedere con la mandragora. Anche la Asl salernitana ha disposto il ritiro dal commercio di tutti i lotti di spinaci a rischio contaminazione. 

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Ma è sul Centro agroalimentare di Volla, in provincia di Napoli, dove sono stati venduti gli spinaci responsabili dell’intossicazione, che si sono concentrate le verifiche principali. Sono stati sequestrati i 7 bancali di spinaci inquinati dalla mandragora che sembra provengano da produttori di aree agricole ad Avezzano in provincia dell’Aquila. Spiega l’assessore alla Salute del Comune di Napoli, Vincenzo Santagada: «La provenienza degli spinaci infestati è stata individuata prontamente attraverso il controllo interno. I sette bancali sono stati posti sotto sequestro dai Nas nei magazzini del Centro agroalimentare di Napoli per essere distrutti. I rivenditori al dettaglio che se ne erano riforniti sono limitati all’area flegrea».
Da Napoli ad Avezzano, dove si è mossa l’Asl dell’Aquila che rassicura: «C’è stato l’immediato intervento del nostro Servizio igiene alimenti e nutrizione che, con i Nas, ha effettuato prelievi sui campioni di prodotto che sono stati inviati all’Istituto Zooprofilattico per essere sottoposti ad analisi. In attesa, il lotto in questione è stato ritirato e posto in stato di fermo cautelativo». 

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Per ora, gli accertamenti sono svolti dai carabinieri di Pozzuoli, in contatto con i Nas dell’Aquila. Tra produzione e vendita, c’è stato un passaggio intermedio che riguarda l’assemblaggio degli spinaci dove potrebbe essere avvenuto l’inquinamento pericoloso. Altra ipotesi è l’uso di sostanze chimiche nella coltivazione dei prodotti ortofrutticoli su cui, però, interviene il presidente di Confagricoltura L’Aquila, Fabrizio Lobene: «È azzardato e fuorviante affermare che i fenomeni di intossicazione dopo il consumo di spinaci contaminati da mandragora, siano da attribuire alle aziende produttrici di spinaci che operano nella piana del Fucino. I nostri agronomi, che seguono i cicli di coltivazione, sono concordi nell’affermare che questa pianta non sia diffusa nel nostro areale». E aggiunge: «La mandragora cresce nei terreni incolti e ai bordi delle strade e non si sviluppa nei campi coltivati il cui terreno viene periodicamente lavorato. In Italia è diffusa prevalentemente nelle Regioni del Sud, mentre in Abruzzo e nel Fucino risulta non più ritrovata. Nell’altopiano del Fucino si pratica un’agricoltura altamente specializzata».

Ma non è sicuro il tipo di pianta che può aver provocato l’intossicazione. Secondo il presidente della commissione Agricoltura della Regione Campania, Francesco Emilio Borrelli, «non è ancora certo che si tratti di mandragora, alcuni esperti non escludono che possa trattarsi anche di stramonio o pianta simile». Un nodo che può sciogliere l’esame dei prodotti sequestrati a Volla. Mercoledì prossimo, è stata convocata una riunione straordinaria della commissione Agricoltura.
 

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