Leggi sbagliate e vecchi sprechi: cosa va cambiato

di Silvio Garattini
Lunedì 18 Giugno 2018, 23:01
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In tutta Italia si colgono sempre più in modo ricorrente segnali d’allarme perché in molti ospedali c’è il rischio di chiusura di alcuni servizi. Mancano spesso anestesisti e quindi molti interventi chirurgici programmati devono essere necessariamente rinviati mentre ancora più grave sarebbe l’impossibilità di alcuni servizi di pronto soccorso di poter funzionare in modo regolare.

Anche se forse c’è una comunicazione eccessivamente spettacolare da molti mass media verrebbe spontaneo dire che «i nodi arrivano al pettine» nel senso che una serie di provvedimenti hanno agito in senso negativo e lo saranno ancora di più in futuro se non si pongono rimedi adeguati. Purtroppo per ragioni di risparmio – anziché operare in modo selettivo a seconda delle singole situazioni ospedaliere – si è bloccato il turnover. In altre parole quando più medici o infermieri lasciavano l’ospedale per il raggiungimento dell’età pensionistica, non si potevano rimpiazzare totalmente ma solo parzialmente. Così anno dopo anno c’è stato un depauperamento di cui oggi si pagano le spese e ancora di più in futuro. Inoltre poiché sono aumentati i servizi in rapporto con i nuovi «livelli essenziali di assistenza» sarebbe stato necessario un aumento di personale. Trovare personale medico diventa sempre più difficile perché il numero chiuso delle facoltà di medicina è stato mal programmato e non è in grado di sostituire i medici che andranno in pensione nei prossimi anni. Dovremo perciò importare medici dall’estero. Infine ai numerosi provvedimenti italiani si aggiungono quelli europei.
Solo ora viene ripescata una vecchia direttiva europea (93/104/Ce) che non permette di lavorare più di 48 ore alla settimana, straordinari inclusi. Stabilire queste regole non ha senso perché è vero che è necessario un riposo per poter lavorare bene, ma è altrettanto vero che il «mestiere» del medico è molto particolare e deve tener conto prima di tutto dell’interesse dei pazienti. La passione per il proprio lavoro non può tener conto del tempo! Naturalmente tutto ciò vale per gli ospedali pubblici, mentre i privati possono fare ciò che ritengono più opportuno: regole diverse che evidentemente incidono sull’efficienza. Pochi forse sanno quale è il lavoro dei Pronto Soccorso, che sono prevalentemente presenti nelle strutture pubbliche rispetto a quelle private. Per dare un esempio un Pronto Soccorso per adulti – in molte città quelli pediatrici sono differenziati – in una città di circa 80.000 abitanti, quindi in molte città di provincia, ha circa 120.000 accessi all’anno, il che corrisponde a 10.000 accessi al mese e più di 300 accessi al giorno, spesso concentrati in una parte della giornata. Circa 85 percento degli accessi risultano in una dimissione, ma circa 18.000 accessi sono seguiti da un ricovero ospedaliero. Si tratta quindi di una imponente mole di lavoro per cui il Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe mettere a disposizione i migliori medici disponibili, perché decidere se rimandare a casa o ricoverare un paziente è una delle attività più difficili e di maggiore responsabilità.
Dovrebbe quindi essere un’aspirazione generale dei medici far parte del Pronto Soccorso proprio come riconoscimento di grandi capacità diagnostiche e terapeutiche. Bisogna per questo creare una formazione continua per i medici del Pronto Soccorso, ma perché sia disponibile un numero sufficiente è necessario sostituire il personale che va in pensione ed anzi aumentarlo perché un Pronto Soccorso che funziona bene risolve molti problemi di salute ed alla fine riduce i ricoveri e ottiene risparmi. È anche necessario conoscere meglio cosa fanno i Pronto Soccorso costituendo, come nel campo della medicina intensiva, una rete che permetta di confrontare le esperienze e di migliorarne le performance.
Migliorare i Pronto Soccorso non è una spesa, ma un importante investimento. Il Servizio Sanitario Nazionale compirà il suo 40° anniversario il 23 dicembre di quest’anno. È tempo di diminuire gli sprechi e di studiare le modalità per aumentarne l’efficienza: il Pronto Soccorso è il «centro» dell’attività ospedaliera.
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