Stragi di Parigi, un italiano
tra gli uomini del commando

Stragi di Parigi, un italiano tra gli uomini del commando
di Valentino Di Giacomo
Martedì 14 Novembre 2017, 23:11
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Un italiano nel commando degli attacchi terroristici a Parigi del 13 novembre 2015. L’uomo, un 32enne italo-francese convertitosi all’islam, era in costante contatto con lo stratega degli attentati, Abdelhamid Abaaoud. A rivelarlo sono stati gli investigatori francesi nel secondo anniversario della strage compiuta nella capitale transalpina che causò la morte di 130 persone. Il jihadista si chiama Domenico G. (il cognome non è stato reso ancora noto) e aveva aderito all’Isis nel 2012 prendendo l’appellativo di Abderrhamane al-Italy. Sul web – secondo quanto viene riferito dai detective francesi – l’uomo faceva continue ricerche sulla camorra napoletana che studiava soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento di armi. Il profilo che viene tracciato dagli inquirenti è di una persona molto poco interessata agli aspetti religiosi, ma moltissimo alla guerra avviata dall’Isis sul suolo europeo. Si sarebbe radicalizzato proprio attraverso internet consultando ininterrottamente sul proprio tablet la galassia dei siti web del jihad. Secondo alcune testimonianze raccolte non aveva mai letto testi coranici, l’intera attenzione di Abderrahmane era tutta rivolta alla parte operativa: le armi, i miliziani e quella camorra napoletana che riteneva probabilmente un esempio da prendere a modello per le tecniche di guerriglia urbana. 
Su Domenico G. pende un mandato di cattura internazionale emesso dalla giustizia francese ma – secondo verifiche effettuate dal Mattino – non risulterebbe inserito nella lista degli oltre cento foreign fighter ricercati dal nostro Paese. Prima degli attentati al-Italy sarebbe infatti stato anche in Siria nel 2014 e qui era venuto a conoscenza dei preparativi per gli attentati del 13 novembre 2015.
L’operazione. Nei giorni successivi agli attacchi di Parigi, Domenico avrebbe aiutato Abdelhamid Abaaoud, coordinatore delle azioni, a fuggire alla cattura coinvolgendo nella rischiosa operazione anche sua sorella maggiore, Marie, pregandola di incontrare il terrorista in fuga, rendendola così involontaria complice degli attentatori. Gli investigatori sono arrivati sulle tracce dell’italo-francese proprio grazie ad un’intercettazione telefonica tra la sorella di Domenico G. e Abaaoud registrata il giorno successivo all’attentato. «Ti sto chiamando per quello che sai. Dobbiamo vederci. Ma lì, non posso, vado a lavorare, finirò tardi». Il contatto tra Abaaoud e Marie era avvenuto perché il giorno precedente suo fratello minore le aveva chiesto di chiamare un uomo e di recuperare una grossa somma di denaro. «Se puoi – chiede al telefono Domenico alla sorella - torna prima di andare al lavoro. Così incontri questo mio amico, un ragazzo tranquillo». Per questi contatti di alto livello, la quarantenne Marie è stata arrestata alla fine di novembre 2015 e interrogata dalla polizia francese a cui ha riferito di avere soltanto eseguito le istruzioni del fratello Domenico, ma di essere ignara che stesse parlando con lo stratega degli attentati. Dopo gli accertamenti è stata liberata, ma dal giorno successivo agli attentati non ha più contatti con quel fratello che ha rischiato fortemente di metterla nei guai.
Il passaggio a Milano. Secondo l’intelligence francese Al-Italy, pur dicendosi disposto a tutto in nome dell’Isis, anche di sacrificare i suoi stessi figli, non era considerato un membro influente di Daesh. Era però vicino a molti jihadisti francesi coinvolti in attacchi terroristici. Prima di unirsi al jihad era passato in Italia tentando di aprire un negozio di scarpe a Milano. Poi, tornato in Francia era entrato in contatto con il gruppo di terroristi, noto alle autorità, che lavoravano al garage di Saint-Brice-sous-Forêt. È qui che Domenico trova le giuste conoscenze per essere assunto come meccanico all’interno della concessionaria Auto Services Plus, un punto di riferimento degli islamisti radicali. Tra loro ci sono jihadisti di spicco come Adrien Guihal e Macremé Abrougui. «Da quel momento – riferiscono gli investigatori - Domenico ha guardato con assiduità i video dello Stato islamico, si è radicalizzato al Daesh e ha espresso più volte la necessità di unirsi alla causa per combattere insieme a loro». In quel frangente l’italo-francese decide anche di abbandonare la moschea che frequentava, quella di Villiers-sur-Marne, perché definiva i suoi compagni di preghiera «fedeli troppo moderati».
Nuove minacce all’Italia. Intanto, mentre emergerebbe ancora una volta il coinvolgimento negli attentati da parte di terroristi transitati nel nostro Paese, sono arrivate nuove minacce di attacchi all’Italia. «Sarà un Natale di sangue» annuncia la propaganda del Califfato. L’immagine postata sulla piattaforma Telegram da parte di al-Wafa media fondation, ritrae via della Conciliazione e la basilica di San Pietro, a Roma, riprese dall’interno di un’auto guidata da un miliziano con passamontagna, un’arma da assalto, uno zaino, dei cilindri di dinamite e un congegno, presumibilmente l’innesco. Sono gli stessi armamentari – spiega il portale specializzato ofcs.report – utilizzati per gli attacchi di Bruxelles e Parigi. Non un caso.
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