Stupro Viterbo, la difesa choc dei due arrestati: «Lei ci stava»

Stupro Viterbo, la difesa choc dei due arrestati: «Lei ci stava»
di Giorgio Renzetti
Mercoledì 1 Maggio 2019, 01:07 - Ultimo agg. 09:19
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VITERBO «Lei era consenziente». Prevedibile, scontata l’impostazione della tesi difensiva squadernata ieri dai legali di Francesco Chiricozzi (19 anni) e Riccardo Licci (21), durante il doppio interrogatorio di garanzia per la pesantissima accusa di stupro di gruppo su una donna di 36 anni conosciuta al pub. Altrettanto prevedibile la decisione del vicepremier Matteo Salvini di non essere oggi in città, come da agenda per il tour elettorale. Dietrofront verosimilmente dettato dal braccio di ferro dentro al governo rispetto alla proposta leghista - rilanciata dai fatti di Viterbo - sulla castrazione chimica per gli stupratori.

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L’ESPULSIONE
I due giovani, arrestati dalla polizia di Viterbo lo scorso lunedì, sono esponenti di CasaPound; Chiricozzi è anche consigliere comunale nel suo paese, Vallerano. Il movimento neofascista ne ha subito sbandierato l’espulsione, seguendo poi Salvini sul “rimedio” della castrazione «se saranno riconosciuti colpevoli». Ma intanto al tribunale di Viterbo lo scontro legale è già partito. Ieri gli inquirenti hanno ribadito di avere prove che inchiodano i due, con l’ordinanza del gip che parla di immagini di uno stupro raccapriccianti, senza precedenti. Sono quelle del video registrato dagli stessi protagonisti della notte di terrore per la 36enne, donna in cura al Centro di salute mentale. Video, oltre ad alcune foto che i due non hanno fatto in tempo a cancellare dai telefoni prima che arrivassero gli agenti.
Ma di fronte all’accusa di violenza di gruppo, lesioni aggravate e violenza sessuale con abuso delle condizioni di inferiorità psichica e fisica, gli avvocati difensori dimostrano di poter contrattaccare. Ieri, ad ascoltare i due indagati non c’era il pm Michele Adragna, che ha richiesto la custodia in carcere, ma due donne: la gip Rita Cialoni e per l’accusa, la pm Eliana Dolce. Chiricozzi e Licci hanno negato tutto e sostenuto che si sia trattato di un rapporto consenziente. Una linea difensiva difficile, ma che a Viterbo Casapound rilancia come un mantra: «Confidiamo nelle prove in mano agli avvocati le quali, ne siamo certi, scagioneranno i nostri ragazzi. E non intendiamo partecipare alla gogna mediatica». Secondo i legali Giovanni Labate, Marco Mazzatosta e Domenico Gorziglia la ricostruzione dei fatti è «in parte divergente da quella della persona offesa, che è generica e confusa. Sono ragazzi che hanno avuto un rapporto e ritengono che sia consenziente, per una serie di elementi che non possiamo dire. Non sono i mostri che vengono descritti ma ragazzi di 20 anni che si sono visti crollare il mondo addosso».
«Ma quale rapporto consenziente. Spiegatemi allora come fa a essere piena di lividi e con un occhio nero. La verità è che l’hanno massacrata, ha preso un sacco di botte ed è svenuta»: ha replicato il legale della 36enne, l’avvocato Franco Taurchini. Al quale la donna ha raccontato di aver conosciuto i due ragazzi in un pub fuori le mura della città e di non averli mai visti prima. «Poi quando le hanno proposto di andare in un altro locale (quello di CasaPound, ndr), lei ha accettato, le sembravano persone per bene». Ma una volta all’Old Manners le cose sono cambiate. «Ci siamo seduti ad un tavolo a bere e chiacchierare - ha aggiunto la donna - poi uno di loro si è alzato ed è andato a prendere altro da bere. Avevo chiesto una birra ma mi hanno portato qualcos’altro. Poco dopo uno di loro mi ha colpita con un pugno sull’occhio e sono svenuta. Poi non ricordo più nulla». Quello che è avvenuto dopo lo raccontano i video in mano agli inquirenti.
LA POLEMICA
Il tema dello stupro di Viterbo resta assai scottante non soltanto per i risvolti giudiziari - e sociali - nella Tuscia, ma anche per la politica. Tanto da aver riacceso il già quotidiano scontro nel governo tra gli alleati Lega e M5S. «Ancora uno stupro, il carcere non basta. Sabato e domenica in tutte le piazze d’Italia la Lega raccoglierà firme a sostegno della sua proposta di legge per introdurre la castrazione chimica (oltre al carcere) per curare pedofili e stupratori»: così ieri mattina Salvini, dopo la sonora bocciatura al progetto spedita il giorno prima da Di Maio, è tornato sull’argomento il leader leghista. Che però oggi da Viterbo non passerà.

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