Sud, ecco il piano taglia-tasse: imposte dimezzate per il 2020 e il 2021

Sud, ecco il piano taglia-tasse: imposte dimezzate per il 2020 e il 2021
di Nando Santonastaso
Giovedì 4 Giugno 2020, 23:00 - Ultimo agg. 5 Giugno, 10:21
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L’idea è dimezzare le imposte sui redditi di impresa. In altre parole, tagliare del 50 per cento l’Ires e l’Irpef per imprese, anche individuali, e partite Iva, con un risparmio in termini di tassazione pari a circa 2 miliardi nel 2021 e di un miliardo per quest’anno. Il tutto a condizione che la sforbiciata non produca la riduzione dell’occupazione. È questo il piano sulla fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno sul quale il governo sta lavorando e che il premier Conte ha anticipato l’altra sera in conferenza stampa. La proposta, che ha nel ministro per il Sud e la coesione territoriale Peppe Provenzano il suo principale ispiratore, è attualmente al vaglio del ministero dell’Economia per la verifica della necessaria copertura. La riduzione media delle imposte per le società è 7mila euro mentre per le partite Iva di 2.500 euro all’anno. Il risparmio sarebbe cumulabile con le altre misure in vigore in questa fase e con il credito d’imposta per gli investimenti. 

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Tutto parte dall’attuale disciplina temporanea sugli aiuti di Stato, introdotta dall’Europa dopo la pandemia per fronteggiare l’emergenza economica. Già adesso sono previsti aiuti fino a 800mila euro per piccole e medie imprese: piantare dunque una sorta di prima bandierina già nel 2020, attraverso la riduzione delle imposte, non sembra impossibile, anche se non si può ignorare la storica ostilità dell’Ue verso misure favorevoli “solo” al Mezzogiorno (la battaglia per la fiscalità di vantaggio è iniziata decenni fa). Oggi però lo spiraglio c’è “grazie” all’emergenza sanitaria ed appare quindi possibile puntare ad un via libera di Bruxelles che si tradurrebbe, visti i sei mesi a disposizione, in un risparmio di un miliardo sulle imposte. L’obiettivo è di raddoppiare nel 2021 considerato che questa, come altre misure temporanee decise finora dalla Commissione, dovrebbe quasi certamente essere prorogata all’anno prossimo, viste le forti incognite sulla ripresa economica a medio termine. La proposta italiana, inoltre, mira ad estendere a tutta l’economia meridionale già dal 2020 le facilitazioni non solo burocratiche ma anche di fiscalità di vantaggio previste per le Zes, le Zone economiche speciali collegate ai porti meridionali. Il loro decollo vero e proprio, sollecitato peraltro anche da vari emendamenti in Parlamento come quelli presentati dai Pd Padoan e De Luca, resta infatti un obiettivo irrinunciabile per il governo. Al punto che la strategia di attrazione degli investimenti in queste aree potrebbe diventare un modello valido per l’intero Mezzogiorno.

GLI OSTACOLI
Quanto sia percorribile questa strada in chiave europea (e quanti ostacoli incontrerà dentro il governo e soprattutto tra le Regioni settentrionali) è ovviamente presto per prevederlo. Lo stesso Provenzano non si sbilancia. «Il quadro temporaneo sugli aiuti di Stato non ha messo in soffitta la politica di coesione e nemmeno il Recovery Found, come la stessa Commissione ha più volte ribadito, confermando di fatto l’impegno dell’Ue per le aree più deboli dei singoli Stati. Ma anche la recente disponibilità manifestata dalla Bce sulla fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno, attraverso l’intervento dell’ex direttore generale di Bankitalia, Panetta, oggi membro del board di Francoforte, è un segnale di grande importanza», dice il ministro. Che ribadisce: «In questa fase dobbiamo mettere al sicuro e consolidare l’esistente, ovvero il sistema produttivo del Paese, in attesa dell’altrettanto necessario rilancio degli investimenti che per rimane fondamentale soprattutto per il rilancio del Mezzogiorno».

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