Tasse lavoro, bonus 100 euro solo per sei mesi. Lasciati 5 miliardi per la riforma Irpef

Tasse sul lavoro, taglio per sei mesi, lasciati 5 miliardi per la riforma Irpef
Tasse sul lavoro, taglio per sei mesi, lasciati 5 miliardi per la riforma Irpef
di Andrea Bassi
Giovedì 23 Gennaio 2020, 23:07 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 07:15
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Il taglio delle tasse del lavoro è pronto a partire. Ma il provvedimento partorito dal Tesoro e approvato ieri in Consiglio dei ministri presenta alcune novità rilevanti. La mediazione tra i partiti è stata complessa. Il testo del decreto fatto circolare soltanto alla vigilia della riunione del governo, dimostra che ricomporre le distanze tra il Partito democratico e il Movimento Cinque Stelle è stato più difficile del previsto. Il compromesso raggiunto, almeno per ora, sta tutto nel primo dei cinque articoli di cui si compone il provvedimento. Il bonus da 100 euro per i redditi fino a 26 mila euro, e la detrazione sul costo del lavoro che vale 80 euro netti mensili in busta paga, anche se decrescenti, per i redditi che vanno da 26 mila a 40 mila euro, sarà soltanto una «misura sperimentale». 

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LA CERTEZZA
La certezza che i soldi arriveranno in busta paga ci sarà soltanto per sei mesi, dal prossimo luglio fino a dicembre. Segno che l’intervento della settimana scorsa a gamba tesa del vice ministro grillino dell’Economia, Laura Castelli, ha sortito degli effetti. Il Movimento Cinque Stelle, del resto, non ha mai nascosto il suo scetticismo per l’accelerazione impressa dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri al taglio del costo del lavoro. Troppa fretta di convocare i sindacati per illustrare il piano. Un’urgenza, era il sospetto del Movimento, che nascondeva una mossa elettorale in vista delle elezioni in Emilia Romagna e Calabria. I grillini avevano un altro obiettivo: impedire che Gualtieri impegnasse tutti i soldi disponibili per portare a casa una misura “bandiera” per il Partito democratico. Soprattutto per una ragione. Il governo ha aperto il cantiere della riforma dell’Irpef, promettendo una completa riscrittura della tassazione sui redditi delle persone entro aprile. Una riforma che per avere qualche impatto ha bisogno di risorse. E pure tante. Nella manovra dello scorso anno sono stati costituiti una serie di fondi per tagliare la pressione fiscale. 

Uno di 3 miliardi di euro per il 2020, uno di 5 miliardi per il 2021 e un altro fondo di 3 miliardi per il cosiddetto «cashback», una nuova detrazione per chi paga le spese in contanti. Il taglio del costo del lavoro voluto dal Pd ha prosciugato i fondi del 2020. Gualtieri avrebbe voluto rendere da subito la misura strutturale, anche perché le “una tantum” non hanno in genere effetti sull’economia. Ed è qui che la Castelli e i Cinque Stelle hanno ottenuto la loro vittoria. I 5 miliardi del prossimo anno (oltre ai 3 del cashback) non sono stati intaccati. La partita sul come distribuirli nella riforma dell’Irpef è ancora tutta da giocare. 

C’è poi un altro scontro nello scontro. Una battaglia minore, ma pur sempre rilevante. In questo caso i contendenti non sono i Cinque Stelle e il Pd, ma i grillini e Italia Viva, il partito di Matteo Renzi. Gualtieri aveva proposto di utilizzare il meccanismo del bonus fino a 28 mila euro di reddito. In questo modo i 750 mila contribuenti che si trovano nella fascia che va da 26 a 28 m ila euro di guadagni, avrebbero avuto un bonus pieno di 100 euro. Un’idea che piaceva a Italia Viva, perché avrebbe tra le altre cose allargato il meccanismo del bonus ai redditi superiori. I renziani, insomma, avrebbero potuto cantare vittoria per la rivalutazione di uno strumento avversato da sinistra e destra.
 
LO SDOGANAMENTO
Ai Cinque Stelle, invece, l’idea di uno sdoganamento del bonus Renzi continua a non andare troppo giù. Fosse stato per loro lo avrebbro limitato solo ai redditi più bassi, fino a 15-20 mila euro, e solo per una ragione tecnica, quella cioè di non aumentare l’area degli incapienti, coloro che non dichiarano abbastanza Irpef da poter ottenere una detrazione. Per tutti gli altri, invece, il meccanismo della detrazione fiscale sul lavoro era ritenuto dai grillini migliore.
Da un lato perché avrebbe permesso di dire che il bonus Renzi era superato. Dall’altro perché avrebbe reso più semplice anche la riforma dell’Irpef, dove il Movimento Cinque Stelle vorrebbe introdurre soltanto tre aliquote e una no tax area allargata per le famiglie con figli fino a oltre 20 mila euro. Ma questa partita è solo all’inizio. Sempre se sarà questo governo a giocarla.

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