Napoli, il San Carlo è nel caos: salta il «Don Chisciotte» ma va in scena a Parigi

Ieri le ultime prove, oggi lo sciopero l’opera rinviata a data da destinarsi

“Don Chisciotte della Mancia” rinviato per lo sciopero
“Don Chisciotte della Mancia” rinviato per lo sciopero
di Maria Pirro
Sabato 27 Maggio 2023, 23:45 - Ultimo agg. 28 Maggio, 13:36
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Curioso destino, quello del «Don Chisciotte»: l’opera comica, che andrà in scena a Parigi, viene rimandata a data da destinarsi nel lirico di Napoli. A meno di 24 ore, ieri in tarda sera, la comunicazione sul sito internet del San Carlo: niente esibizione oggi, a causa dello sciopero di musicisti e tecnici. Ed è il terzo spettacolo consecutivo colpito dalla protesta dei lavoratori del San Carlo, ma il primo che salta perché gli altri due si sono svolti comunque, sia pure in tono minore: grandi cantanti sul palco senza orchestra; primedonne accompagnate solo da un pianoforte.

Perché «the show must go on», ma questa volta no. Anche se si è tentato fino all’ultimo di convincere i lavoratori a non incrociare le braccia e le prove generali ieri si sono svolte regolarmente ed è proseguita la vendita dei biglietti: su «VivaTicket», la piattaforma che se ne occupa online, quasi tutti i posti in platea risultavano prenotati; tante le poltrone occupate da un pubblico speciale. Ovvero da amici e parenti degli allievi dell’Accademia del San Carlo, protagonisti della rappresentazione con la regia di Eleonora Gravagnola, i costumi di Giusi Giustino, la revisione a cura di Ivano Caiazza.

Con Diego Ceretta sul podio, il 27enne milanese appena nominato a dirigere l’orchestra della Toscana. 

Sotto i riflettori avrebbero dovuto esserci i giovani che due anni fa, assieme ad altri 300, hanno sostenuto prove a eliminazione e audizioni per entrare nella scuola di perfezionamento biennale. Con soprani, tenori, baritoni e contralti che provengono da tanti Paesi, dall’America all’Oriente: difatti, la parte della Contessa è stata affidata alla cubana Laura Ulloa, e Don Chisciotte al cinese Danyang Li. Basta citare nomi e cognomi per capire quanto sia global l’origine degli artisti: Chiara Polese (La Duchessa), Ignas Melnikas (Don Platone), Andrea Calce (Il conte don Galafrone), Maria Sardaryan (Carmosina), Costanza Cutaia (Cardolella), Danyang Li (Don Chisciotte), Giovanni Impagliazzo (Sancio). E per ascoltarli, e applaudirli, i sostenitori e i numerosi appassionati di lirica hanno pagato aereo e alloggio con mesi di anticipo, sostenendo costi onerosi. Chiara la delusione per lo spettacolo mancato e speciale anche per altre ragioni: debuttò proprio a Napoli, al teatro dei Fiorentini, nel 1769, quasi contemporaneamente alla realizzazione del ciclo di arazzi sulle avventure di Don Chisciotte commissionato dal re di Napoli, a riprova dell’interesse della capitale borbonica per la narrazione fantastica creata da Cervantes. 

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L’opera su testo di Giambattista Lorenzi, musicata da Giovanni Paisiello, è prevista l’8 novembre nella capitale francese, nell’ambito delle iniziative promosse in occasione della mostra di dipinti e sculture del museo di Capodimonte al Louvre.

Motivo dello sciopero, che potrebbe far saltare anche «Anna Bolena», l’8 giugno, al San Carlo? Gli impegni presi e non rispettati, accusano i rappresentanti sindacali, ancora più duri dopo essere stati contestati dai tecnici del teatro per i risultati mancati. In ballo c’è un aumento degli stipendi, 220-230 euro lordi al mese, complessivamente di un milione, da dividere per tutti, promesso da gennaio 2023, ma che non è mai stato versato in busta paga. Anzi, il «tesoretto», già dimezzato perché non si possono recuperare arretrati fantasma, non appare più così certo. Avrebbe dovuto essere inserito sotto la voce del costo per il personale, ma il sovrintendente 70enne Stéphane Lissner è dato in uscita dal teatro giovedì prossimo, in base ai nuovi limiti di età stabiliti per decreto legge.

Il giorno prima, se non proprio il primo giugno, il sindaco Gaetano Manfredi, che presiede la fondazione lirica, dovrebbe incontrare una delegazione di Cgil, Cisl e Uil e Fials, che gli chiede di farsi garante di quell’accordo. Intesa che prevederebbe anche il completamento della dotazione organica fissata dal ministero a 392 dipendenti, e quindi l’assunzione di precari e candidati in graduatoria: una quarantina. Le procedure avviate per colmare i vuoti sono state, però, contestate dalla Regione che tramite l’economista Riccardo Realfonzo ha espresso perplessità anche su altre voci di spesa. Come il compenso del sovrintendente, di 240mila euro all’anno (di cui la metà per l’incarico di direttore artistico), aggravato dalla spesa, definita «extra», per l’alloggio.

E il costo della direzione generale, incarico affidato a Emmanuela Spedaliere dal sovrintendente: «La figura non è prevista dallo statuto e appesantisce il bilancio di 50mila euro all’anno». Di qui il voto contrario al documento relativo al 2022, approvato ugualmente nell’ultima riunione da tutti gli altri componenti: il sindaco Manfredi (che ha ricordato che quelle spese erano state concordate anche da Palazzo Santa Lucia negli anni precedenti), Mariano Bruno (Città Metropolitana), Alessandro Barbano e Marilù Faraone Mennella (in quota ministero della Cultura, ma nominati dall’ex titolare Dario Franceschini).

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