Terremoto a Napoli, torna l'incubo bradisismo: 768 scosse dall’inizio dell'anno

Terremoto a Napoli, torna l'incubo bradisismo: 768 scosse dall’inizio dell'anno
di Mariagiovanna Capone
Sabato 7 Dicembre 2019, 00:00 - Ultimo agg. 16:58
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Stavolta l’hanno sentita davvero in tanti, destati nel sonno dal tintinnio dei vetri e dal tremore assai intenso durato alcuni secondi. È l’1.17 di ieri quando i sismografi dell’Osservatorio Vesuviano registrano una scossa di terremoto di magnitudo 2.8 nell’area Solfatara-Pisciarelli, la più intensa registrata dal novembre 2005, cioè da quando il bradisismo flegreo ha ripreso la fase di sollevamento del suolo. Da allora l’aumento registrato è stato di circa 62 centimetri, mentre solo da gennaio 2016 a oggi il sollevamento nell’area di massima deformazione è di circa 28 centimetri.

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È bene sottolineare che l’energia dell’evento della scorsa notte è considerata bassa dai sismologi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ma l’ipocentro piuttosto superficiale fissato intorno a 1,8 chilometri ha fatto sì che fosse percepito da un gran numero di abitanti, non solo intorno all’epicentro ma anche a distanze più elevate. Quasi trecento i questionari compilati solo dagli abitanti di Napoli sul sito «Haisentitoilterremoto.it» con cui l’Ingv stima la distribuzione degli effetti del terremoto sul territorio, ma sono giunte segnalazioni oltre che dalle vicine Pozzuoli, Quarto e Marano, perfino da Sannio, Irpinia e zona vesuviana. La scossa è stata seguita poco dopo da una replica di magnitudo 1.5, (profonda 3 chilometri) ed entrambi i sismi rientrano in uno sciame terminato intorno alle 7 del mattino e di cui rappresentano gli eventi a maggiore intensità. Anche nella giornata di giovedì si era registrato uno sciame sismico, ma l’energia massima raggiunta è stata di magnitudo 1.3. Serpeggia il timore - spesso alimentato sui social - che queste scosse anticipino un’eruzione ai Campi Flegrei ormai vicina, anche perché nell’ultimo anno c’è stato un picco numerico mai registrato prima del 2012, quando la Commissione grandi Rischi decide di far passare il livello di allerta da Verde a Gialla, ossia di «attenzione». Sciami sismici e microterremoti superficiali, però, non sono il segnale di un’eruzione imminente ma in linea con la dinamica dei Campi Flegrei che dal 2005 stanno vivendo una crisi bradisismica di gran lunga meno intensa a quella degli anni 1982-84, quando si registrò un picco di due metri.

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La descrizione fatta da chi vive nella zona Solfatara-Pisciarelli a Pozzuoli è quasi sempre la stessa. Un boato intenso e poi la scossa, forte abbastanza da far tintinnare i vetri, far cadere qualche oggetto dagli scaffali e far vibrare la casa. Stavolta il terremoto di magnitudo 2.8 (ma il valore è ancora preliminare) a una profondità di meno di due chilometri ha svegliato in piena notte la popolazione flegrea e napoletana che lo hanno avvertito distintamente. Posillipo, Agnano, Fuorigrotta, Bagnoli e Vomero i quartieri più sensibili, con almeno 300 persone che si sono collegate al sito «Haisentitoilterremoto.it». A Pozzuoli sono 50 i questionari e non mancano i comuni piuttosto distanti come San Giorgio a Cremano, Pomigliano d’Arco, Piedimonte Matese e Sant’Angelo dei Lombardi. Nulla da temere però, sebbene si è trattato della scossa più intensa dal 2005, cioè da quando è ricominciata la crisi bradisismica che ha innalzato il suolo di circa 62 centimetri: l’energia è sempre bassa e in linea con la dinamica dei Campi Flegrei.

Resta però un fatto e cioè che il 2019 è l’anno con il numero massimo di sismi da quando vige l’allerta gialla. Aggiornati a ieri, se ne contano 768, circa il 90 per cento in più rispetto a quelli del 2018 che sono stati 396. Se lo confrontiamo con il 2017 (189 microsismi), invece, l’aumento è stato del 300 per cento. C’è da sottolineare, però, che questi numeri nonostante siano elevati sono in linea con la fase bradisismica che sta vivendo l’area vulcanica dei Campi Flegrei. Si tratta soprattutto di microsismi di magnitudo comprese tra -1 e 0.5 e raramente superano 1.5. Nulla a che vedere con la crisi bradisismica 82-84 quando il sollevamento di due metri era accompagnato da 500 scosse al giorno, per un totale di più di 10mila sismi.

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