Trasporti, a Napoli autunno nero: treni della metro al palo, la città resta divisa in due

Trasporti, a Napoli autunno nero: treni della metro al palo, la città resta divisa in due
di Gennaro Di Biase
Venerdì 30 Settembre 2022, 23:45 - Ultimo agg. 1 Ottobre, 15:01
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È un autunno in salita per i trasporti partenopei. Dalla metro, che anche ieri mattina ha limitato il servizio alla sola tratta Dante-Piscinola, passando per la chiusura da oggi della funicolare di via Cimarosa - Parco Margherita, per finire all’attivazione della linea 6, impossibile prima del semestre iniziale del 2023. Si profila dunque una stagione fredda di attesa, su tutti i fronti della mobilità. E di «criticità», parola usata ieri dallo stesso sindaco Manfredi. «Abbiamo ancora criticità sui trasporti che non si possono risolvere in un momento, cercheremo di dare progressivamente delle risposte concrete a temi che sono purtroppo fermi da anni. Nel giro di una decina di giorni riaprirà la fermata Università - chiusa da giugno per lavori - fatti nel periodo estivo proprio per ridurre l’impatto sulla frequenza dell’Università». Manfredi è intervenuto anche sulla chiusura della funicolare di Chiaia: «Sarà un problema - ha evidenziato - stiamo lavorando con Anm e con i sindacati per prorogare l’orario degli altri mezzi pubblici». Ma a tenere banco è soprattutto la questione relativa all’entrata in esercizio del primo dei nuovi treni Caf del metrò dell’arte, per cui manca ancora un ultimo ok definitivo da Roma, su cui il sindaco si è detto «fiducioso». Proprio su questo sta lavorando intensamente l’assessore alla Mobilità Edoardo Cosenza, che assicura: «Una volta arrivato l’ultimo nullaosta, entreranno in circolazione 5 nuovi treni in 4 mesi». 

Arrivati da Saragozza nel 2020 - ai tempi dell’ex giunta dema – a oggi manca ancora un ok per i treni spagnoli della Caf.

E, dopo due anni, non c’è ancora una data precisa per l’entrata in esercizio, che però dovrebbe essere sempre più vicina. A entrare nel merito dello stato dell’arte attuale è l’assessore Cosenza: «A inizio settimana - spiega - Ansfisa ci ha fatto richieste di chiarimenti non particolarmente complesse, potevano essere considerate prescrizioni. Domande, in sostanza, da rigirare a Caf e Hitachi. Si tratta di documentazioni generali, per lo più, che riguardano la rete nel suo complesso. Appena si avrà quest’ultimo ok, entrerà in esercizio il primo treno. Ne seguiranno poi altri 4: uno al mese per ogni 30 giorni, a partire dal nullaosta definitivo. Insomma, contiamo di poter fornire, alla linea 1, 5 treni in 4 mesi. Lunedì manderemo tutta la documentazione richiesta. Ricordo che i treni sono 19 in totale, più 5 già ordinati. A oggi sulla linea 1 circolano 6 treni. Con altri 5 treni la frequenza potrebbe scendere a 8 minuti. Entro la fine del 2023 potremmo contare su 12 convogli. Incrociando tutte le dita possibili, a fine anno prossimo avremo una linea 1 affidabile, con treni ogni 5 minuti». Sarebbe una svolta, dopo lunghi anni di disagi. Compresi quelli di questo autunno. 

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L’apertura della linea 6 slitta di anno in anno. Una metropolitana che, nei progetti pluridecennali, dovrebbe collegare Fuorigrotta, Mergellina, Chiaia, Monte di Dio e fino a Municipio, dove dovrebbe poi allacciarsi con la linea 1, così da creare un’unica rete su ferro del sottosuolo partenopeo. I lavori interni e di arredo urbano alla Riviera di Chiaia sono finiti da un pezzo, per la stazione di Arco Mirelli. I tempi del crollo di Palazzo Guevara (la cui facciata si sbriciolò nel marzo 2013) sono alle spalle. Ora la zona pullula di locali glamour. Ma la metro non passa. Sono diversi i problemi legati all’entrata in esercizio: i treni (calati da un pozzo della Galleria 4 giornate a Mergellina oltre 30 anni fa), oggi sono sostanzialmente “murati” sottoterra. Risalgono ai mondiali del ’90 (quando la linea 6 tra Fuorigrotta e Chiaia fu inaugurata, prima di essere chiusa per vari motivi, tra cui la mancanza di passeggeri), la questione della stazione di Campegna. Anche su questo, Cosenza entra nel merito: «Facciamo riunioni ogni due settimane. Le 15 commissioni stanno lavorando. Mi auguro che per fine anno tutta la parte autorizzativa possa essere completata. C’è poi il problema dei treni: si tratta di una tecnologia di 32 anni fa, anche se non sono stati quasi usati. Per ottimizzarne l’utilizzo, va realizzata la stazione a Campegna, finanziata per oltre 250 milioni con fondi europei. L’accordo con Fs, che ci ha ceduto una grande area, c’è già, ma i lavori non partiranno prima del 2024». 

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