L'errore di dare per scontato il ritorno dei turisti stranieri

di Livia Hengel
Giovedì 2 Luglio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 07:00
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Siamo in piena estate con le porte ancora chiuse ad uno dei mercati del turismo più importante per l’Italia: gli Stati Uniti. Qui in Italia c’è un’atmosfera di sconforto ma anche di coraggio e voglia di tornare a una vita più normale.

Anche se l’apertura delle attività turistiche forse non genera profitto per ora, tanti vogliono mandare il messaggio che l’Italia è pronta ad accogliere di nuovo il turismo e anche a riassumere il loro staff che ha bisogno di lavorare. «Quando l’ospitalità ce l’hai nel sangue, non puoi fare altro», così mi hanno detto gli albergatori e i ristoratori a Sorrento. Ormai si punta al 2021 con la speranza che il turismo ritorni con maggior forza di prima.

Ma come vedono la situazione nell’oltreoceano? Ho fatto un’indagine fra i miei followers su Instagram (@liviahengel) per chiedergli quando si sarebbero sentiti pronti a tornare in Italia, cosa cercano in un futuro viaggio, e cosa vorrebbero evitare. Con la premessa che chi mi segue è appassionato dell’Italia e mi legge da tanti anni, non parlo a nome dell’Americano medio. Per chi ama l’Italia, c’è tanta voglia di tornare – anche subito. «Sono pronto fin d’ora!», mi hanno scritto in tantissimi. «Sono stato costretto a cancellare più di un viaggio in Italia quest’anno» – oppure peggio: «Ho dovuto annullare il mio viaggio di nozze sulla Costiera Amalfitana». Per molti l’ansia maggiore viene dal viaggio stesso, una decina di ore in aereo da affrontare con la mascherina e lo stress degli scali negli aeroporti internazionali. Altri hanno risposto che non dipendeva da loro visto che le frontiere sono ancora chiuse.

C’è un senso di imbarazzo da parte di tanti Americani per il modo in cui la situazione è stata gestita sin dall’inizio negli Stati Uniti. Non c’è mai stata una strategia a livello nazionale da parte del governo per contenere l’emergenza, e inoltre è mancato il senso di unione fra gli stati. Tuttora c’è un rifiuto ad ammettere che i numeri sono peggio che mai. Gli Usa stanno ancora nella fase 1 e c’è addirittura un’ammirazione per come è stata gestita la situazione qui in Italia. «Mi sentirei molto più sicura in Italia in questo momento», mi ha scritto una follower. «Io vivo in Florida e qui le condizioni sono ancora gravi». Un’altra mi dice che non se la sentirebbe di venire in Italia proprio per non rischiare di infettare un Paese che finalmente si sta riprendendo dopo una battaglia ardua.

Cosa cercano? Ovviamente ci sono molte risposte, ma tanti vogliono evitare le solite città turistiche per fare un viaggio più immersi nella natura e nei piccoli borghi. Lo scopo è di stare lontani dalle folle e conoscere una realtà più autentica. In questo momento si punta di più ad esplorare il sud d’Italia per il fatto che è stato meno colpito dal Covid. Vogliono essere rassicurati però che ogni città, museo e albergo stia rispettando le norme di sicurezza – con biglietti venduti online in anticipo e una buona igiene sui trasporti pubblici.

Per quanto riguarda gli alberghi, quelli più piccoli attirano di più – non solo perché sono meno frequentati ma perché tanti viaggiatori vogliono sostenere, in modo concreto, le piccole aziende di famiglia. La pandemia ci ha fatto riflettere su come vogliamo vivere e l’importanza di «investire» nelle cose in cui crediamo. Quindi si cercano esperienze nuove, con una preferenza ai piccoli tours personalizzati dove si può entrare in contatto con il territorio e gli abitanti.

E io, come vedo la situazione? Sono Italo-Americana e vivo in Italia da dieci anni: non mi sarei mai aspettata di vedere il centro storico di Roma vuoto, di passeggiare per le vie di Sorrento senza turisti, o di entrare nei musei con la mascherina. È una situazione surreale ma cerco sempre di vedere il lato positivo e penso che abbiamo una grande opportunità di cambiare e di migliorare il settore del turismo. Io credo molto nello «slow travel» per scoprire tutte le sfumature di questo paese ricchissimo di cultura, tradizioni e storia – e trovo che ci si è adagiati troppo sul guadagno facile. Il flusso di turisti è diventato insostenibile e tanti operatori del settore danno i turisti per scontati, invece di apprezzarli ed esserne grati. Adesso che i turisti sono pochi, ci rendiamo conto della loro importanza e del loro sostegno economico. Spero che saremo in grado di offrire un servizio migliore in futuro, che esprima il meglio del paese e la sua anima. Dovremo tornare a vedere il turismo come uno scambio fra esseri umani invece di un solo scambio di denaro, perché il viaggio dovrebbe essere questo: una scoperta dell’identità, sia del luogo che di se stessi.
 
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