Ugo Russo, ora il volto del rapinatore ucciso finisce sui muri di Roma

Ugo Russo, ora il volto del rapinatore ucciso finisce sui muri di Roma
di Valentino Di Giacomo
Venerdì 5 Marzo 2021, 22:30 - Ultimo agg. 6 Marzo, 16:09
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«Sangue, murales e altarini»: è il titolo dedicato da uno dei principali quotidiani spagnoli, El Pais, sul caso degli omaggi sorti nelle vie di Napoli per personaggi della malavita e della criminalità organizzata. Un fenomeno, quello di altarini e murales, che sta interessando sempre più la stampa estera: in Spagna la principale testata televisiva, Tve, ha dedicato un lungo speciale di oltre 40 minuti intitolato «Camorra millenial» raccontando l’ascesa dei baby-criminali nel capoluogo partenopeo. Un capitolo del documentario - ovviamente - è dedicato anche alla vicenda dei murales che fuori dall’Italia appare una questione surreale e da sottolineare con le solite visioni folkloristiche che si hanno della città per chi la vede da fuori.

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Nei giorni scorsi a Napoli è giunto anche il corrispondente in Italia della tv svizzera, Philipp Zhan, che ha assistito al corteo organizzato lo scorso 27 febbraio da parte del comitato “Verità e giustizia per Ugo Russo”, il 15enne baby-rapinatore ucciso un anno fa mentre tentava di rubare un orologio, con una pistola-replica, ad un carabiniere fuori servizio.

 

«Ho parlato con il papà di Ugo - racconta incredulo il giornalista svizzero Zahn - e mi parlava della povertà delle famiglie dei Quartieri Spagnoli, poi mi sono soffermato sulle scarpe che indossava di una marca ricercatissima che, se fossero vere, costano circa 500 euro.

Non riuscirò mai a comprendere la realtà napoletana».

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E intanto, mentre i media di varie parti del mondo, si interrogano sui fenomeni della nuova criminalità napoletana e su murales e altarini, la vicenda di Ugo Russo ha ormai assunto una dimensione nazionale. Se a Napoli una schiera di intellettuali ha preso posizione firmando un documento per difendere il murale sorto ai Quartieri Spagnoli per il 15enne, anche a Roma è partita una mobilitazione in difesa di Ugo. Manifesti in sostegno del giovane sono comparsi nei pressi della stazione di Roma Termini, ma soprattutto si sono mobilitati vari quartieri popolari stimolati dai gruppi dei centri sociali della capitale. C’è ad esempio il gruppo di un quartiere romano, Quarticciolo, che difende a spada tratta il murale di piazza Parrocchiella. Sulla pagina Facebook «Quarticciolo Ribelle» è stata organizzata l’affissione di manifesti in giro per la capitale di poster con il volto di Ugo Russo. «Abbiamo scelto - dicono - di affiggere questi manifesti in vari quartieri: a Casal del Pazzi, a Centocelle, a Villa Gordiani, a Trionfale, alla Maranella, a San Lorenzo e abbiamo affisso una copia del murale».

La narrazione punta il dito su «un ragazzo giustiziato» e «tocca quindi ai quartieri popolari sostenere la lotta per la verità». Attacchi, come ormai accade sempre più di frequente, non solo alle forze dell’ordine (come è avvenuto più spesso su vari gruppi Facebook) ma anche ai giornalisti che riportano lo sconcerto delle pubbliche autorità - prefetto di Napoli e procuratore generale in testa - sugli omaggi ai criminali su pubblica via. Il punto non è infatti la vicenda giudiziaria che dovrà fare il suo corso e accertare una verità processuale su cosa è accaduto quella notte di un anno fa, ma il dibattito generato, tra favorevoli e contrari, si è scatenato solo sul murale. In una città che, come notano i media stranieri, in più punti già vede occupati spazi di territorio con murales e altarini per omaggiare personaggi legati alla criminalità. Forme di occupazione su cui indaga la procura di Napoli che sta procedendo con l’ausilio delle forze dell’ordine a fare una ricognizione di tutte le opere presenti in città. 

Da settimane si batte per la cancellazione di queste opere anche il consigliere regionale, Francesco Emilio Borrelli. «Affiggono manifesti abusivi per chiedere la salvaguardia di un murale che celebra un rapinatore e l’amministrazione cittadina - denuncia Borrelli - sta a guardare. Bisogna intervenire subito e porre fine a questa cultura criminale». Il consigliere ricorda come molte strade a Napoli sono ormai tappezzate di manifesti abusivi «È per colpa anche di gente come questa, di questa cultura e propaganda della delinquenza, che troppo spesso Napoli è diventata nel mondo sinonimo di violenza e criminalità. Se la nostra città è continuamente oggetto di luoghi comuni, stereotipi e discriminazioni dobbiamo dire grazie a chi continua a divulgare e sostenere la cultura della delinquenza e l‘apologia della camorra».
 

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