Il commissario Figliuolo al Mattino: «Vaccini, in tre settimane sarà colmato il deficit in Campania»

Il commissario Figliuolo al Mattino: «Vaccini, in tre settimane sarà colmato il deficit in Campania»
di Federico Monga
Domenica 16 Maggio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 17 Maggio, 07:37
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Entro tre settimane il riequilibrio nelle dosi dei vaccini a chi, come la Campania, ha subìto un forte ritardo nelle forniture, l’accelerazione di giugno dei vaccini per arrivare all’immunità di gregge entro la fine dell’estate, la necessità di organizzare una campagna vaccinale anche per i prossimi anni e il dovere per tutte le Regioni di seguire senza fughe in avanti il piano nazionale. Sono gli impegni e le riflessioni che il commissario Francesco Figliuolo sente di prendere. E ciò alla vigilia di quella che il generale Figliuolo annuncia come la svolta definitiva nell’immunizzazione del nostro Paese. 

Generale, partiamo dalla Campania. Secondo il governatore Vincenzo De Luca, mancano 200 mila vaccini. Quando verrà colmato questo deficit?
«All’inizio della campagna vaccinale si tenne conto – oltre che del numero di abitanti – dell’età della popolazione e di fattori sanitari. Ora tutte le Regioni hanno condiviso l’attuale criterio di suddivisione, che segue il principio «una testa–un vaccino». Per alcune Regioni, come la Campania, comparando il vecchio criterio con il nuovo, basato solo sulla popolazione, si è reso necessario un riequilibrio. La Struttura Commissariale non dispone di dosi aggiuntive per ripianare in un’unica soluzione le necessità di otto Regioni in credito. Il recupero sarà graduale tra nuovi approvvigionamenti e la riserva che ho creato. Per la Campania siamo in piena fase di recupero, secondo un piano di bilanciamento che si concluderà entro la prima settimana di giugno».
Questione Astrazeneca. È vero che al Sud ci sono molte dosi inutilizzate? Secondo lei perché? E davvero pensate di ridistribuirle nel resto d’Italia come hanno chiesto ad esempio la Lombardia e il Lazio?
«Voglio sfatare la vulgata “Sud-Nord”: la Campania usa Astra Zeneca tanto quanto la Lombardia. E’ vero che ci sono Regioni del Sud come Sicilia, Calabria e Basilicata – ma anche del Centro come l’Abruzzo - in cui vi è una percezione non adeguata del vaccino anglo-svedese. Il primo bilanciamento, pari a 50 mila dosi, è avvenuto - con la regia della Struttura Commissariale - tra Sicilia e Puglia, su esplicita richiesta del presidente Emiliano in accordo con il presidente Musumeci. Il piano dev’essere applicato per bene, con il controllo continuo della Struttura commissariale e con la collaborazione dei presidenti delle Regioni: in tal modo le azioni acquistano valore positivo e si produce un effetto moltiplicatore. Come linea generale il controllo dei fabbisogni è una delle principali azioni dirette e costanti che svolgo unitamente alla mia Direzione Operativa. Quando serve, si operano dei bilanciamenti concordati con le Regioni. Non esiste un “magazzino” di vaccini, sarebbe totalmente illogico. I trasferimenti di dosi hanno carattere provvisorio, perché - quando la situazione degli approvvigionamenti si normalizza - la Regione che ha ceduto temporaneamente i vaccini a sua disposizione ne riceve altrettanti, secondo il principio “una testa–un vaccino”». 
Fino ad ora gli obiettivi indicati, vedi le 500mila dosi giornaliere a maggio, non sono stati raggiunti tutti i giorni. Lei ieri ha parlato di spallata definitiva a giugno. Cosa succederà di diverso? 
«Gli approvvigionamenti sono cruciali, ma abbiamo lavorato molto anche per aumentare la potenzialità della macchina, che ha dimostrato di poter fare 500 mila iniezioni al giorno. A giugno succederà, per la prima volta, che gli arrivi di vaccini in un mese supereranno i 20 milioni di dosi e si potrà dare ancora più velocità ad una campagna che ha già superato i 26 milioni di somministrazioni, quando a marzo eravamo molto al di sotto dei 5 milioni. A giugno, con più vaccini, questa potenzialità potrà essere espressa con maggiore regolarità ed anche incrementata, grazie a nuovi punti vaccinali – già oggi ne abbiamo più di 2500 cioè mille in più rispetto a marzo - e anche al contributo più esteso dei medici di medicina generale, delle farmacie e delle aziende che hanno messo a disposizione delle Regioni i loro spazi e strutture». 
Giugno sarà anche il mese che vedrà una definitiva copertura per gli anziani? 
«Mi aspetto di vedere protetta la stragrande maggioranza delle persone più vulnerabili ed esposte al Covid. Oggi più dell’88% degli over 80 ha ricevuto almeno una dose di vaccino, quasi tutti gli ospiti delle RSA sono stati raggiunti e oltre il 96% del personale sanitario ha avuto una somministrazione. Ma occorre continuare lo sforzo sulle fasce over 60, per poi agire in parallelo sui più giovani. È questo il senso delle ultime indicazioni date alle Regioni dopo aver rilevato il buon andamento della campagna: aprire le prenotazioni agli over 40 senza però lasciare indietro le persone più a rischio. Una buona pratica è quella della Provincia autonoma di Bolzano, che ha vaccinato la quasi totalità dei propri soggetti fragili, raggiungendoli praticamente casa per casa. Anche altre Regioni stanno adottando questa buona pratica, attraverso risorse proprie e con il supporto dei team sanitari mobili della Difesa».

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Le statistiche ci dicono di un’Italia a due velocità soprattutto per gli anziani: alcune regioni sono molto più avanti nelle fasce over 70-80 e altre, in particolare alcune del Sud, sono indietro. Come è potuto accadere? Quali possono essere le conseguenze sul raggiungimento dell’immunità di gregge?
«La campagna non è una gara tra Regioni Nord-Sud, ed eviterei generalizzazioni. Una stessa Regione può far registrare ottimi risultati per una fascia di età e aver bisogno di accelerare in un’altra. Esistono certo delle differenze, legate a diversi fattori, e una parte importante del lavoro della struttura commissariale consiste nel fare la sintesi fra le 21 diverse sensibilità e caratteristiche proprie delle Regioni e Province autonome. I numeri comunque dicono che la campagna vaccinale a livello nazionale viaggia a ritmo elevato: la scorsa settimana sono state fatte più di 3 milioni e 334 mila somministrazioni, un dato positivo che cresce di settimana in settimana e la cui bontà viene riscontrata anche dal calo di ricoveri e di decessi». 
Quando è previsto il raggiungimento dell’immunità di gregge?
«Secondo il piano di marzo, che ipotizzava approvvigionamenti regolari in termini di tempo e di quantità e un tasso di adesione costante alla campagna vaccinale, si era stimato che alla fine dell’estate avremmo avuto la copertura dell’80% dell’intera platea da vaccinare. I tagli di alcune forniture e la sospensione temporanea di Astra Zeneca e Johnson & Johnson hanno provocato qualche rallentamento, che si conta di recuperare grazie alle maggiori forniture previste nel terzo trimestre. L’obiettivo del piano rimane invariato».
Per quanti anni dovremo fare il vaccino anti-Covid?
«Si tratta di valutazioni che spettano alle autorità sanitarie. Certo si dovrà iniziare a pensare collettivamente anche a come gestire una futura fase post-emergenziale e rendere strutturale questo tipo di attività».
Quando toglieremo le mascherine, quando si potrà fare tardi la sera?
«Vaccinarsi è la chiave per far ripartire il Paese. Occorre farlo e nel frattempo non abbassare la guardia, come suggeriscono gli esperti sanitari». 
Il governatore De Luca sostiene che la Campania arriva sempre prima: sulle isole covid free, sui vaccini ai quarantenni. Tutte decisioni che sono state poi replicate a livello nazionale qualche tempo dopo. Non rischiate di apparire in ritardo?
«Già il 19 marzo avevo chiesto ufficialmente alla Protezione Civile e alla Difesa un piano per vaccinare gli abitanti delle isole minori. Il criterio ispiratore è quello di mettere in sicurezza i cittadini che vivono in aree sprovviste di adeguati presidi sanitari e che in caso di cluster epidemiologici si troverebbero assai esposti al Covid, senza contare le difficoltà di raggiungerli per effetto di condizioni meteo avverse. Questa pianificazione è stata poi attuata quando ci sono stati più vaccini a disposizione, in particolare il monodose Johnson & Johnson che permette un’azione rapida, risolutiva e logisticamente più facile da sostenere». 
Non avendo ancora ultimato le fasce di età più elevate perché si è aperto ai quarantenni? 
«La facoltà di aprire le prenotazioni agli over 40 è stata data per far sì che le Regioni abbiano la possibilità di programmare ad ampio spettro, sfruttando bene i tempi quando a giugno arriveranno più dosi di vaccino. Le Regioni devono avere pazienza ed evitare fughe in avanti. Seguire il piano in modo coordinato e armonico - senza cadere magari in competizioni insensate - significa raggiungere il bene comune, assicurando a tutti, a partire dai più fragili, la salvezza da questa pandemia». 
Si moltiplicano le iniziative notti del vaccini aperti a tutti, per utilizzare anche le dosi inutilizzate di AstraZeneca. Le condivide? 
«Se la curva dei contagi si è abbassata, così come le ospedalizzazioni i ricoveri in terapia intensiva e i decessi, lo dobbiamo ai comportamenti responsabili e all’applicazione dell’ordinanza del 9 aprile che ha fatto registrare un’impennata del 20% delle somministrazioni agli over 80, un incremento del 35% per gli over 70 e una forte attenzione ai soggetti fragili e agli ospiti delle RSA. In questa fase della campagna, le aperture libere da criteri penalizzano gli over 60 e a questo proposito voglio rivolgere un appello alle Regioni: bisogna tenere la barra dritta perché abbiamo il dovere morale di proteggere i più vulnerabili. Bisogna continuare su questa strada, se si vuol davvero rendere un servizio al Paese e alle proprie comunità». 
 

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