Vaccini Covid, il bluff delle Regioni: gonfiati i dati ​delle categorie da vaccinare

Vaccini Covid, il bluff delle Regioni: gonfiati i dati delle categorie da vaccinare
di Marco Esposito
Sabato 17 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo agg. 16:02
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Al tavolo siede più di un baro. La scelta di far autocertificare a diciannove Regioni e a due Province autonome i numeri delle categorie prioritarie per i vaccini porta risultati errati. Se c’è una cosa che abbiamo capito della pandemia è che si governa in base ai numeri, per cui avere dati inaffidabili crea un enorme problema; non solo etico, perché ad alcuni di indici, come la percentuale di ultra 80enni vaccinati, si lega la scelta delle riaperture. Secondo le verifiche documentali del Mattino, le categorie con priorità nei vaccini - persone anziane, personale sanitario e personale scolastico - sono state gonfiate di 1,5 milioni di unità. Non tutte le Regioni hanno bluffato in modo altrettanto spudorato e la Campania appare sostanzialmente innocente. Correttezza che ha pagato con 211mila vaccini ricevuti in meno nel periodo 28 dicembre 2020-13 aprile 2021.

L’accusa di barare su dati pubblici è gravissima, per cui va circostanziata. Partiamo da un numero sul quale non dovrebbe esserci discussione: quante sono le persone di oltre 80 anni? Il report più aggiornato dell’Istat fotografa il Paese al primo gennaio 2020 e registra 4.419.603 over 80. Nel frattempo, causa pandemia, quel numero si è purtroppo ridotto, anche se non sappiamo di quanto. Se si sommano le ventuno autodichiarazioni regionali basate sulle «Tessere sanitarie», quindi in teoria più aggiornate, si arriva a 4.593.574 cioè spuntano 173.871 vecchietti di 80 anni e più. Tre Regioni - Campania, Toscana e Veneto - hanno autocertificato esattamente il valore dell’Istat. Altre si sono discostate di poco. Non così Lazio, Lombardia, Sicilia, Calabria, Puglia e Abruzzo, dove i vecchietti fantasma nel report al 10 aprile si contano a decine di migliaia. Dettaglio interessante: dopo il cambio di criteri nella distribuzione dei vaccini, il 16 aprile il Lazio ha ridimensionato il suo 440.000 in 406.605.
Il fenomeno dei dati gonfiati si ripete per la fascia d’età 70-79 anni.

Secondo l’Istat i settantenni sono 5.968.373 mentre le “verità” sommate dei 21 enti territoriali portano il dato a 6.036.397, con la creazione virtuale di 68mila persone. E qui si apre un’altra riflessione, perché c’è una categoria da vaccinare che si sovrappone alle due precedenti: gli ospiti delle Rsa, le residenze per gli anziani, ovvero 357.880 fragili cui dare assoluta priorità. Tuttavia questi vecchietti (67mila in Lombardia, 8.500 in Campania) andrebbero sottratti dalle categorie anagrafiche perché non devi ri-vaccinarle.

Le Regioni, dopo essersi inventata una propria anagrafe, hanno fornito le stime sulle persone impiegate in due categorie prioritarie: sanità e istruzione. Su tali voci non c’è una singola banca dati ufficiale che permetta di verificare le dichiarazioni, però gli scostamenti per il personale sanitario sono talmente forti da far venire il sospetto che siano stati prodotti per accrescere la quota di vaccini. Sull’istruzione (dai nidi all’università) le ventuno autocertificazioni portano a un totale di 1.506.044, tra pubblico e privato, docenti e non docenti. Un dato sovrastimato di 50mila unità. Poco rispetto alla sanità, dove a dare credito alle Regioni ci sarebbero 1.874.689 addetti. Bum! L’intero Servizio sanitario nazionale si ferma a 604.104. La banca dati Istat aggiornata al 2019 conta medici, odontoiatri, ostetriche, professioni infermieristiche, farmacisti e arriva a 753.899, tra Ssn e settore privato. Inserendo il personale tecnico e amministrativo la cifra cresce del 39% e passa a 1.042.525. Quindi il personale sanitario è stato pompato di oltre 800mila unità. Gli scostamenti nei territori sono sopra le centomila unità in Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna. Anche la Puglia non scherza, con la cifra tonda indicata (140.000) più che doppia di quella che si ricava da fonti ufficiali. 

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La beffa è che 138.763 persone - che si presume siano in prima linea nella lotta al Covid - a 110 giorni dall’avvio della campagna vaccinale non hanno visto neppure una siringa. Dieci Regioni (tra cui Campania, Lazio e Lombardia) hanno raggiunto con una dose tutto il personale sanitario indicato. Le altre no. E l’Emilia Romagna si è talmente distratta che al 16 aprile ha ancora 38.837 addetti del settore sanitario in attesa della prima dose. La fonte dei dati? I report settimanali del Commissariato emergenza Covid. Nei quali la tabella sul personale sanitario riporta un’avvertenza che la dice lunga: «Platea vaccinale individuata dalle Regioni e Province autonome. Le modalità di rilevazione possono variare in base ai criteri stabiliti da ciascuna Regione e possono comportare incrementi della platea vaccinale». Molto male: quando ognuno si può inventare il criterio che preferisce, vuol dire che non c’è criterio. 

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