Variante Omicron, l'ingegnere napoletano: «Sudafrica? Chi scappa è bloccato in aeroporto»

Variante Omicron, l'ingegnere napoletano: «Sudafrica? Chi scappa è bloccato in aeroporto»
di Giuliana Covella
Domenica 28 Novembre 2021, 23:30 - Ultimo agg. 29 Novembre, 18:27
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«Stasera il nostro presidente Cyril Ramaphosa ci dirà se resteremo in questo livello di lockdown oppure ci saranno nuove misure restrittive. Intanto qui il clima è teso». Ludovico Sanges, ingegnere napoletano di 72 anni, risponde al telefono poco dopo le 7 dalla sua casa di Johannesburg. Alla notizia del paziente italiano numero “zero” contagiato dalla variante Omicron dopo un viaggio in Mozambico, anche nella città più popolosa del Sudafrica si respira un clima di tensione e paura per la nuova mutazione del Covid. A raccontarlo è chi vive e lavora nel capoluogo della provincia di Gauteng da 22 anni. 

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Come avete reagito alla notizia che il manager casertano contagiato aveva viaggiato nei giorni scorsi da Maputo in Italia, via Johannesburg?
«Chiunque ha cercato di scappare per tornare a casa, ma ovviamente è stato bloccato in aeroporto, dove tutti i voli - eccetto quelli di emergenza - sono stati annullati.

Per chi vuole partire il tampone è obbligatorio, il che significa lunghe code e continui cambiamenti di programma». 

Qual è lo stato d’animo della popolazione da quando avete saputo della diffusione della variante Omicron, che pare viaggi con una trasmissibilità da una persona ad altre due?
«I sudafricani sono molto risentiti nei confronti dell’Europa, perché si stanno diffondendo notizie distorte, secondo le quali si dà per scontato che questa variante del Covid sia nata qui. Il Governo ha criticato tutti i Paesi che hanno chiuso le frontiere ai sudafricani, parlando di una «punizione» non meritata, mentre si sarebbe dovuta «applaudire l’eccellenza scientifica» di una nazione che è riuscita a sequenziare la nuova mutazione. A un certo punto i nostri scienziati si sono chiesti cos’altro avrebbero potuto fare, se non darne notizia. Fatto sta che, allo stato attuale, non si conosce ancora la provenienza di Omicron».

Lei è direttore in uno stabilimento di una nota industria dell’acciaio. Com’è la situazione sul luogo di lavoro?
«Il panico si è diffuso tra la gente, perché molti sono preoccupati per le mutazioni della Omicron. Tanti pensano ora che il vaccino sia inutile contro il virus. Ma vorremmo evitare di creare allarmismi. Tuttavia questa nuova variante ha bloccato qui un consigliere di amministrazione inglese che non ha potuto fare rientro a Lugano e 6 tecnici che dovevano tornare in provincia di Udine. Hanno tentato di prenotare voli per tornare dalla loro famiglie, ma invano».

Cosa prevede il protocollo del Governo per il vostro Paese in base alla pericolosità del Covid?
«Non esistono le zone a colori come in Italia. Comunque siamo al livello 1, che più o meno corrisponde alla vostra zona bianca. Quindi non è in vigore il coprifuoco, si esce, si va al ristorante, al cinema, in palestra. Indossando i dispositivi di protezione individuale laddove richiesto, mantenendo il distanziamento previsto, usando igienizzanti e mascherine, misurando la temperatura se si entra nei negozi, dove i controlli sono molto serrati». 

E in fabbrica dove lei è direttore?
«Lavoriamo in 300 in presenza da un anno. Nella meeting room, ad esempio, dove di norma è previsto un numero di 12 persone ora ce ne sono al massimo 4. Ma dal 14 settembre ad oggi non abbiamo registrato nessun caso di positività e i vaccinati sono il 50 per cento. Io stesso, dopo aver avuto il Covid quattro mesi fa, sono vaccinato, mentre mia moglie no».

E il green pass?
«Qui non esiste. Tutti rispettano le regole e c’è chi le fa rispettare. Il caso più esemplificativo sono i negozi, dove le misure restrittive sono molto rigide: l’accesso è contingentato solo con un certo numero di persone per volta. E nessuno trasgredisce». 

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