Velia, resort di lusso sul mare che sfregia
il Cilento: la Curia finisce nella bufera

Velia, resort di lusso sul mare che sfregia il Cilento: la Curia finisce nella bufera
di Angelo De Mattia
Sabato 16 Luglio 2022, 23:29 - Ultimo agg. 17 Luglio, 16:37
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Nel Cilento, di fronte agli scavi di Velia, l’antica Elea (nei pressi di Ascea marina) dove nacque, con Parmenide e Zenone, il pensiero occidentale, intorno al 500 Avanti Cristo, si sta realizzando un’iniziativa che potrebbe aggiungersi ai paradossi di Zenone. Perché compiuta con l’obiettivo declamato del bene comune, ma che da esso è assolutamente distante e mai potrà raggiungerlo; anzi, con esso confligge apertamente. Si tratta della costruzione voluta, su terreno di proprietà, dalla Curia vescovile di Vallo della Lucania, di un “resort” di alto livello con 149 stanze, campi per sport vari e piscina, a pochissima distanza dalla spiaggia, che comporta altresì l’abbattimento di pini marini. Questa realizzazione, che configura la Curia con una veste imprenditoriale, in effetti trasforma e profondamente snatura un modesto edificio costruito moltissimi anni fa, pure dalla Curia, per dare ospitalità a studenti, gruppi di preghiera partecipanti a quelle che si chiamavano le colonie estive: insomma, segna un passaggio da una finalità solidaristica e cristiana a una che si proietta nel perseguimento del lucro. 

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L’iniziativa sta ricevendo critiche assai diffuse anche con ripetuti interventi sulla stampa, non per ultimo quello del fratello, Dario, del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso - si ritiene fondatamente - per l’opera che stava svolgendo a viso aperto e a tutela di un incomparabile territorio nonché delle popolazioni cilentane contro la criminalità di vario genere: un assassinio di cui a distanza di molti anni ancora non sono stati individuati autori e mandanti. Dario Vassallo si è rivolto con rispetto al Santo Padre chiedendo un intervento quanto meno di “moral suasion” nei confronti del progetto del Vescovo che lo distolga dal portare a compimento il progetto che è estremamente difficile inquadrare nel contesto della dottrina della Chiesa trasformata in una imprenditrice, per di più ben poco avvertita e non solo per gli evidenti impatti ambientali. Sia chiaro: nella zona, nei decenni passati, non sono mancati abusi gravi e colpevoli negligenze dal punto di vista ecologico e neppure è stata assente la criminalità. Oggi, però, che la coscienza ambientale sta facendo dei progressi e il tema della transizione ecologica è all’ordine del giorno ed è “magna pars” del Piano nazionale di ripresa e resilienza, mentre le ragioni della sicurezza sotto i diversi aspetti non sono disattese come nel passato, anche se l’iniziativa in questione fosse assistita - come certamente si deve ritenere - dalle necessarie autorizzazioni, si pone il problema, non solo di una verifica dei benestari stessi e della formazione di eventuali gruppi controinteressati sotto il profilo giurisdizionale, ma, a prescindere da essi, dell’ammissibilità dell’opera dal punto di vista religioso, morale, dell’opportunità. 

È significativo, d’altro canto, e al tempo stesso assai poco edificante che la Curia e il Vescovo non sentano il bisogno di far conoscere la propria posizione in maniera trasparente e pubblica, innanzitutto per motivi di “accountability” nei confronti dei fedeli e dei cittadini. Vi è solo da sperare che la reazione al progetto si estenda ancora di più con l’esercizio di tutte le forme di pressione consentite dalla legge. Dovrebbe alimentarle l’orgoglio di vivere nel territorio nel quale Re Gustavo di Svezia, negli anni ‘60 e ‘70, finché regnò, si recava ogni anno per studiare l’archeologia di Elea e il pensiero del filosofo, Parmenide, che Platone, per la profondità ineguagliabile del pensiero oggi ancora di importanti e diffusi studi, considerava «terribile».

 

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