Congresso Pd, l'ira di De Luca: ​«Sempre la solita liturgia, donne usate come soprammobili»

Il governatore della Campania boccia il ticket Bonaccini-Picierno

Vincenzo De Luca
Vincenzo De Luca
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 30 Dicembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 16:50
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Il bilancio di un anno, le prossime sfide ma anche il congresso Pd. E qui, su quest’ultimo punto, ieri trapela tutto il nervosismo di Vincenzo De Luca per essersi trovata Pina Picierno in ticket con l’aspirante segretario Stefano Bonaccini.

«A oggi non mi pare un congresso ma una liturgia molto codificata: le donne, i giovani, il rinnovamento, l’età, la carta d’identità, donne a volte usate come soprammobili....», è la frecciata, velenosissima, del governatore contro la vicepresidente del Parlamento Europeo. E d’altronde che si riferisca alla parlamentare casertana sembra chiaro. È la risposta punto per punto, notate bene, alla presentazione della Picierno che due giorni fa ne ha fatto Bonaccini lanciandola come sua vice al Nazareno in caso di vittoria: «È una donna capace e giovane del Sud. Era anche giusto e utile proprio per equilibrare una presenza di genere, territoriale e anagrafica...». 

De Luca ha ormai già chiuso, senza ufficializzarlo (e svicola anche ieri sul punto), il suo appoggio al collega dell’Emilia.

E così tutto il gruppo legato al governatore, a cominciare dai consiglieri regionali. Ma ecco, due giorni fa, il ticket con la Picierno da sempre nemica di De Luca. Da un feroce litigio in Transatlantico nel 2013 perché De Luca non rassegnava le dimissioni da vice ministro passando per le Regionali 2015 quando la politica casertana tentò con altri colleghi di sbarrargli il passo. Senza contare vari attacchi a distanza. Basterebbe già questo a spiegare tutto. Ma c’è anche un punto politico: con la Picierno eventuale vice segretario nazionale si chiudono tutti gli spazi politici per De Luca che ambisce (per sé o per il figlio Piero) ad un ruolo di peso nel partito. Come esponente del Mezzogiorno. E così ieri, a margine di una conferenza stampa, ritornano gli attacchi verso il Pd. 

«Il rapporto che c’è tra il congresso del Pd e la realtà della vita è più o meno uguale a quello tra una cartomante e l’astrofisica. A oggi non mi pare un congresso, mi pare una liturgia molto codificata: le donne, i giovani, il rinnovamento», attacca. «Una liturgia che - aggiunge sempre sul Pd - a me pare lontana da un congresso vero. Vedo che è un congresso tra l’altro costruito con regole demenziali da parte di un gruppo dirigente che ho già definito in maniera chiara. Se la situazione resta questa, sono portato a considerare valida una considerazione: meglio una fine con dolore che un dolore senza fine...». 

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Oltre al bilancio di fine anno con i giornalisti il governatore lancia «tre sfide nazionali». «Nel 2023 la difesa della sanità pubblica sarà centrale perché in Italia si sta smantellando il sistema sanitario pubblico. Non c’è - attacca - altra spiegazione rispetto ai due miliardi di euro inseriti in legge di bilancio, in un settore in cui non abbiamo personale e servono 1,5 miliardi solo per tenere aperti gli ospedali». Secondo obiettivo è il piano lavoro per i giovani del Sud: «Un concorso per l’assunzione di 300mila giovani meridionali nella pubblica amministrazione altrimenti diventa difficile anche usare i fondi europei e sfruttare le risorse del Pnrr, perché non esiste un ufficio tecnico adeguato nel 90 per cento dei Comuni». 

E infine la sfida dell’autonomia. «Si rischia di produrre una spaccatura dell’Italia e una marginalizzazione del Sud, ma siamo riusciti - aggiunge De Luca - a imporre linea nostra: riconosciuto come pregiudiziale definire i Lep e mettere quindi in discussione la spesa storica e poi riconosciuto di evitare rotture su scuola e sanità. E c’è stata l’acquisizione per la prima volta dopo 10 anni dei criteri da usare nel riparto del Fondo Sanitario Nazionale, in cui noi siamo stati penalizzati di 200 milioni l’anno, e quindi derubati in 10 anni di due miliardi». Anche se rimane guardingo De Luca: «Complicato in un anno si possano fissare i Lep, come da accordo con il ministro Calderoli, e si riescano a definire i fondi perequativi. In ogni caso - avverte - dobbiamo essere dei pacifici guerrieri, aperti al dialogo ma armati e pronti a combattere».

Infine il governatore lancia l’allarme su Ischia. «Quello che mi preoccupa è la mancanza di decisioni su stanziamenti rilevanti. Servono decine di milioni di euro per la messa in sicurezza di quel pezzo del territorio. Poi - aggiunge - c’è il problema generale del piano di ricostruzione di Ischia, che non può non prevedere una monetizzazione. Dobbiamo dire senza esitazione che le abitazioni collocate in aree idrogeologicamente pericolose vanno demolite ma mi rendo conto che è necessario dare un’alternativa anche economica alle famiglie».
 

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