San Felice Circeo, in 200 in pista senza mascherina, blitz della polizia: chiusa la Bussola

San Felice Circeo, in 200 in pista senza mascherina, blitz della polizia: chiusa la Bussola
di Rita Cammarone
Lunedì 20 Settembre 2021, 05:01 - Ultimo agg. 10:44
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Duecento persone in pista senza mascherina: blitz della Polizia di Stato, nella notte tra sabato e domenica, ha stoppato un esclusivo party a San Felice Circeo. Elevata una sanzione al gestore del Johnny Micalusi Restaurant La Bussola Circeo di 280 euro da pagare entro cinque giorni (altrimenti la multa sale a 400 euro) e disposta la chiusura del locale per cinque giorni consecutivi per violazioni della normativa anti-Covid. L'intervento ha di fatto rovinato anche un'altra festa programmata per ieri sera.


Sabato notte, gli agenti del commissariato di Terracina diretti dal vice questore Irene Di Emidio, da pochi giorni in servizio negli uffici di via Petrarca, si sono diretti a San Felice Circeo dove era in corso una serata danzante all'interno dell'area pertinente al ristorante firmato Johnny Micalusi. Una festa per altro reclamizzata attraverso i social ed entrata a pieno titolo nei controlli della movida, finalizzati al contrasto della pandemia da Covid, disposti dalla Questura di Latina.


LA FESTA ESCLUSIVA
Luci sparate, musica a palla e noti dj in azione davanti alla pista da ballo all'aperto, un tempo appartenente all'ex discoteca La Bussola andata in fiamme una decina di anni fa. Al centro dello spazio dancing un assembramento di circa duecento persone intente a ballare senza distanziamento e sprovviste dei dispositivi di sicurezza individuali. All'esterno del restaurant un'altra moltitudine di avventori pronti a fare ingresso nel rinomato locale aperto al Circeo all'inizio dell'estate 2021.

Questo lo scenario complessivo che i poliziotti intervenuti nel locale del lungomare Circe di San Felice si sono trovati davanti. Johnny Micalusi, come scritto nell'insegna del locale, è nome noto nella ristorazione di élite di Roma e di altre capitali europee. Una ristorazione talvolta finita nelle misure di prevenzione per riciclaggio e affidata, quindi, ad amministrazioni giudiziarie.


L'apertura al Circeo del Restaurant Johnny Micalusi non è passata inosservata nei mesi scorsi. Ad incuriosire non soltanto il gran numero di clienti attratti dalla cucina gourmet ma anche la location. L'immobile trasformato in ristorante d'eccezione, gestito da una società di capitali con sede a Roma, è infatti di proprietà del Demanio in concessione ad una famiglia di siriani che ispirò il nome Damasco, dato alla maxi inchiesta della Dda di Roma per usura ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso e che nel 2008 portò a diversi arresti a Fondi. La famiglia siriana di fatto non fu mai coinvolta nelle vicende giudiziarie di questa storia. La società romana, multata per le mascherine, è subentrata nella gestione del locale ma non nel titolo concessorio per l'immobile demaniale ancora legato ai siriani.

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