Criminalità, audizione del prefetto in commissione antimafia

Il prefetto Maurizio Falco
Il prefetto Maurizio Falco
di Elena Ganelli
Domenica 28 Febbraio 2021, 05:01 - Ultimo agg. 09:50
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 Riflettori puntati sulla situazione della criminalità in provincia di Latina martedì 2 marzo, quando la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie ascolterà il Prefetto Maurizio Falco. Un'audizione nel corso della quale il massimo rappresentate del Governo sul territorio pontino sarà chiamato a raccontare il sistema delle organizzazioni in provincia con un particolare riferimento al capoluogo dove si è consolidata la completa egemonia delle famiglie rom.

I CLAN LOCALI

E se è vero che queste avevano in mano il controllo di alcune attività illecite quali lo spaccio di sostanze stupefacenti, le estorsioni e anche l'attacchinaggio al servizio di alcuni partiti ed esponenti politici, negli ultimi anni il sistema che faceva capo ai Di Silvio è stato scardinato, pezzo dopo pezzo, inchiesta dopo inchiesta.

A partire da Don't Touch e proseguendo con Alba Pontina gli investigatori sono riusciti a far riconoscere, come dimostrano alcune sentenze, l'esistenza di un'associazione mafiosa non legata agli storici sodalizi criminali siciliani, calabresi o campani ma completamente autoctona e talmente forte da non consentire invasioni di campo nel proprio territorio da parte di clan esterni. «Nell'indagine sui Di Silvio disse il capo della Procura di Roma, Michele Prestipino - abbiamo accertato una cosa che rimarca la pericolosità del clan e la gravità della situazione determinatasi a causa di questa presenza. Né a Palermo né a Reggio Calabria ho mai visto estorsioni agli avvocati, mentre a Latina abbiamo accertato estorsioni commesse in danno di studi legali». A dare un ulteriore colpo di acceleratore alle indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia negli ultimi due anni sono state le collaborazioni' di due pentiti Renato Pugliese e Agostino Riccardo.

I CASI RIAPERTI

È questo il filo di Arianna che ha consentito agli investigatori di tornare addirittura indietro nel tempo e riaprire fascicoli destinati all'oblio. Come quello dell'omicidio di Massimiliano Moro del 2010 per il quale sono state emesse pochi giorni fa quattro ordinanze di custodia cautelare a carico di Andrea Pradissitto, Simone Grenga, Ferdinando Ciarelli detto Furt e Ferdinando Ciarelli detto Macù o andando ancora indietro nel tempo quello di Ferdinando Di Silvio il Bello fatto esplodere con la sua auto sul lungomare di Latina nel 2003 per il quale i magistrati dell'Antimafia hanno chiesto l'arresto di Carlo Maricca e Fabrizio Marchetto, componenti di un gruppo avversario.

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I CLAN AL SUD

E poi c'è il sud pontino, oggetto secondo la Dia, di una espansione sempre più profonda e ramificata non solo ad opera di clan camorristici e del corrispondente insediamento dei relativi esponenti, ma anche di cosche di ndrangheta: il riferimento è alle ndrine calabresi dei Bellocco, dei Tripodo, degli Alvaro che si sono aggiunte ai clan camorristici facenti capo ai Casalesi, ai Bidognetti, ai Bardellino, ai Moccia, ai Mallardo, ai Licciardi, ai Senese ed agli Zazza.
Elena Ganelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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