Stabilimento abusivo a Sperlonga, scattano il blitz e il sequestro

Stabilimento abusivo a Sperlonga, scattano il blitz e il sequestro
di Mirko Macaro
Domenica 1 Agosto 2021, 05:02 - Ultimo agg. 10:35
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 Mattinata con blitz, quella di ieri, sul lungomare di Sperlonga: è andata in scena un'operazione congiunta volta al contrasto delle occupazioni abusive dell'arenile. In particolare gli uomini della guardia costiera del distaccamento di Gaeta, in stretta sinergia con i carabinieri della Stazione locale, si sono portati in località Lago Lungo, dove era di fatto sorto uno stabilimento balneare fantasma. Al loro arrivo, gli operanti hanno infatti notato la presenza di 60 ombrelloni, 42 sedie sdraio e 20 aste per ombrelloni. Il tutto pronto per l'utilizzo da parte dei bagnanti, ma piazzato nonostante la spiaggia risultasse ancora praticamente deserta. Facendo quindi palesare l'invasione di un'ampia porzione appartenente al demanio marittimo, pari a circa 250 metri quadrati, interdetta all'utilizzo libero e gratuito da parte della collettività. Abbastanza per far scattare sigilli in serie.

«Uno dei tanti comportamenti illeciti - sottolineano dalla Capitaneria di porto - che finiscono per limitare l'uso delle spiagge libere, dove sovente noleggiatori abusivi e convenzionati con i Comuni costieri occupano l'arenile, posizionando le proprie attrezzature balneari ancor prima dell'arrivo dell'ipotetico cliente ovvero lasciando gli arredi da spiaggia durante la notte, in modo da poter occupare i posti migliori per il giorno seguente. Pratica che, purtroppo, parrebbe essere utilizzata anche dai tanti condomini o campeggiatori del litorale». Durante le operazioni di sequestro, rimozione e affidamento delle attrezzature alla ditta comunale incaricata delle custodia e del deposito, numerosi bagnanti si sono fatti avanti per ringraziare dell'intervento che ha permesso di tornare a godere appieno di quel tratto di litorale. Nel mentre, non sono mancati capannelli di quelli che in apparenza erano semplici curiosi: «Non hanno reclamato la proprietà delle attrezzature sequestrate», fanno notare dalla Capitaneria, «probabilmente per evitare le conseguenze previste alla normativa vigente».
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