Muore dopo il parto nel Napoletano, la rabbia del papà: «Me l’hanno uccisa»

Muore dopo il parto nel Napoletano, la rabbia del papà: «Me l’hanno uccisa»
di Susy Malafronte e Maurizio Sannino
Martedì 25 Febbraio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 26 Febbraio, 13:14
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Una mamma di 32 anni è morta pochi minuti dopo aver dato alla luce la sua bambina. La tragedia si è consumata ieri mattina, alle 10,30, nella clinica Maria Rosaria di Pompei. Alessandra Maronelli, di Torre Annunziata ma residente a Trecase, ha avuto solo il tempo di stringere tra le braccia la sua piccola Cristel. Il pubblico ministero della Procura di Torre Annunziata, Giuliana Moccia, ha aperto un fascicolo d’inchiesta contro ignoti e ha disposto il sequestro della cartella clinica e della salma. Nei prossimi giorni sarà l’autopsia a stabilire le cause del decesso. 
Le prime indiscrezioni, trapelate da ambienti investigativi, ipotizzano che la donna possa essere morta per edema polmonare. Ma si tratta di ipotesi che potranno essere avallate, o meno, solo dall’esito dell’esame autoptico. Il personale medico e gli infermieri sono stati ascoltati dagli agenti del commissariato, diretto dal vicequestore Stefania Grasso. I vertici della clinica hanno assicurato la più ampia disponibilità alle indagini e hanno espresso massima fiducia nella magistratura e negli investigatori. 

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L’ingresso in sala operatoria per il parto cesareo, la preparazione e poi i primi vagiti della neonata. Alessandra, commossa e felice, stringe tra le braccia la piccola Cristel. Poi, improvviso, il dramma. «Non mi sento bene», sussurra. Sono le sue ultime parole. Inutili sono i tentativi dei medici di rianimarla. Eppure il check up medico effettuato in day hospital pochi giorni prima del ricovero non aveva rivelato alcuna anomalia. Alessandra non aveva patologie e aveva già affrontato due gravidanze dando alla luce due maschietti. 

La gioia si è trasformata in rabbia. I parenti di Alessandra hanno iniziato a urlare, a disperarsi, a minacciare i medici. Erano increduli. Volevano sapere perché la loro cara non ci fosse più. È stato necessario l’intervento della polizia per riportare la calma. Nella tarda serata, il corpo senza vita della donna è stato portato all’obitorio di Castellammare di Stabia dove tra domani e venerdì sarà effettuata l’autopsia. 

Il dolore ha spazzato via la felicità. Luigi Arcella, marito di Alessandra e papà di Cristel, aveva postato su Facebook la dichiarazione d’amore per la figlia: «È nata la mia principessa, papà già ti ama». Dopo due maschietti era finalmente arrivata la tanto attesa femminuccia. Poi, la tragedia. E mentre sui social continuano ad arrivare messaggi di auguri, Luigi piange la perdita della moglie. L’uomo è distrutto, stringe la bambina al cuore per farsi coraggio ma allo stesso tempo tira fuori urla di disperazione. «Me l’hanno uccisa», grida. Fotogrammi in rapida successione che rendono solo parzialmente il senso di una tragedia immane. 

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Una tragedia che lascia impietriti e increduli. I familiari della donna, molto conosciuta a Torre Annunziata e descritta come una persona sempre sorridente e solare, non sanno darsi pace. Ripetono come una sorta di litania, la parola giustizia. L’incredulità lascia spazio alla rabbia «Luigi – dice Gaetano Evangelista, cugino di Luigi - deve andare fino in fondo a questa vicenda. Siamo distrutti. Vogliamo la verità. Vogliamo sapere perché Alessandra è morta. Cosa è accaduto in quella sala operatoria. Non si può morire così. Se qualcuno ha sbagliato deve pagare. Alessandra era una bellissima ragazza e soprattutto una bellissima persona, sempre disponibile e allegra. Una ragazza solare.

Gaetano prova a recuperare un po’ di lucidità e ripercorre le ultime ore vissute al fianco del cugino Luigi: Questa mattina alle quattro, Alessandra aveva telefonato a Luigi, dicendogli di non sentirsi bene e di essere in forte stato di ansia.

Sentiva in cuor suo - racconta - che qualcosa non andava. Voleva andare via. Voleva un ricovero in ospedale. Quella sala operatoria non era attrezzata per le emergenze. Quando la bimba è nata nessuno ci diceva nulla. Abbiamo capito tutto dall’arrivo di polizia e carabinieri. Ora speriamo nella magistratura. Vogliamo giustizia e verità».

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