«Russia, è doping di Stato» Bufera sugli ori dell'atletica

«Russia, è doping di Stato» Bufera sugli ori dell'atletica
Sabato 21 Novembre 2015, 09:59
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Giuseppe D'Amato
MOSCA. «Non avete il diritto di sospenderci». Così il ministro federale dello Sport, Vitalij Mutko, ha reagito a caldo alla relazione edita a Ginevra dalla Wada, la Commissione indipendente anti-doping mondiale, sulle falsificazioni dei test degli sportivi russi. Le accuse sono pesantissime ed assai precise, radunate in una decine di punti. Le più gravi riguardano l'alterazione delle prove anti-doping per ordine dello stesso Mutko, un'operazione coperta persino dalla polizia segreta Fsb, l'ex Kgb. Alcuni funzionari, che dovevano garantire la serietà dei test, sarebbero stati comprati con un vasto giro di mazzette.
L'inchiesta è iniziata dopo la pubblicazione di servizi giornalistici su mass media tedeschi e britannici in cui si sosteneva che l'80% dei vincitori russi di medaglie nelle competizioni internazionali, tra il 2001 ed il 2012, aveva presentato delle prove anti-doping dubbie.
La Russia ha «una profonda cultura radicata di imbroglio», si legge nella relazione Wada. Sono implicati atleti, allenatori, dottori e personale di laboratorio. Il governo federale viene accusato di «intimidazione diretta» del personale del laboratorio di Mosca, a cui la Wada consiglia si debba «togliere l'accreditamento il più presto possibile». Il direttore della Commissione di inchiesta, Dick Pound, ha addirittura affermato nel corso di un'intervista che la Russia ha creato un programma di doping «sostenuto dallo Stato».
Campionesse famose come Ekaterina Poistogova, Anastasija Bazdyreva, Maria Savinova-Farnosova, Kristina Ugarova e Tatjana Mjazina sarebbero implicate in questa storia. La Wada chiede la loro squalifica a vita insieme a quella di 5 allenatori nonché la sospensione degli atleti russi dalle competizioni internazionali comprese le Olimpiadi 2016 di Rio de Janeiro. Lo scandalo per ora riguarda esclusivamente il mondo dell'atletica, ma corrono voci anche su imbrogli ai Giochi invernali di Sochi 2014, quando i padroni di casa fecero incetta di medaglie.
Il Cremlino ha preferito finora tenersi in disparte davanti a questo terremoto. Il portavoce Dmitrij Peskov si è limitato a precisare che la posizione russa è già stata esposta dal ministero competente. Mutko ha rigettato tutte le accuse, evidenziando che la Wada ha soltanto fornito delle «raccomandazioni». Chi dovrà assumere successivamente delle decisioni, ha detto il ministro dello Sport, sarà la Iaaf, ossia la Federazione mondiale di atletica leggera. «Le motivazioni della Wada - ha dichiarato Vladimir Uiva, capo dell'Agenzia federale medico-biologica, - sono assolutamente politiche come le sanzioni contro la Russia. Non c'è alcun motivo di provare i nostri atleti delle medaglie olimpiche o di squalificarli. Vogliamo avere la possibilità di difendere la nostra reputazione».
La Iaaf, dal canto suo, dovrebbe presto convocare una riunione straordinaria per studiare le accuse mosse contro la Russia. Il suo presidente, il britannico Sebastian Coe, ha sottolineato che «la relazione è allarmante, ma serve tempo per analizzarne i risultati. Un procedimento andrà comunque aperto».
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