Caso Samira, le accuse della figlia al padre

Sabato 20 Marzo 2021, 05:04
2 Minuti di Lettura
STANGHELLA
Testa è la parola chiave del mistero di Stanghella. Male testa. Lo dice Samira dopo la violenta litigata con il marito, 42 giorni prima di scomparire. E lo dice sua figlia alle maestre sette giorni dopo la sparizione della madre: «Papà ha litigato con la mamma, botte in testa, cappello nell'acqua, sai dove ci sono i pesci, un buco nero?». Le parole della bimba sono state le protagoniste della terza udienza in corte d'Assise a Rovigo del processo per omicidio che vede imputato Mohamed Barbri, il marito di Samira el Attar, scomparsa a ottobre 2019 e mai ritrovata. L'uomo è accusato di averla uccida e di aver nascosto il cadavere.
L'UDIENZA
Ieri mattina nell'aula A del Tribunale di Rovigo sono state ascoltate dai giudici, incalzate dagli avvocati e dal pubblico ministero, le maestre della figlia di Samira e Mohamed. Sarebbero state loro a capire per prime che la scomparsa dell'allora 43enne non era una semplice fuga da marito e figlia, ma qualcosa di forse ben più grave.
Una delle maestre d'asilo della piccola ha sentito la bambina dire parole sconnesse che suonavano come «Papà ha litigato con la mamma, botte in testa, cappello nell'acqua, sai dove ci sono i pesci, un buco nero?». Preoccupata, visto che la donna era assente da una settimana, l'educatrice assieme ad altre colleghe ha riferito al responsabile dell'asilo, ovvero il parroco di Stanghella, quello che aveva detto la bambina. Il sacerdote, ascoltato quanto riferito dalla piccola alle sue maestre, ha deciso quindi di rivolgersi all'Arma.
LA SITUAZIONE
Erano le parole di una bambina, che magari potrebbe non aver capito bene la situazione, ma quel che ricorre come un refrain è sempre lo stesso concetto: male testa, botte testa. e per gli inquirenti, quella pronunciata dalla piccola alle maestre, non è stata una frase da sottovalutare solo perché detta da una bimba di quattro anni. Tanto che proprio a quel punto sono scattate le ricerche con i sommozzatori nel Gorzone e nei canali dispersi nella campagna attorno alla casa della famiglia Barbri.
LA DECISIONE
La figlia di Samira, infatti, potrebbe sì aver rielaborato immagini e parole sentite in giro, ma sentita dagli psicologi ha ripetuto più e più volte il concetto del papà che picchiava la mamma, e che «ha fatto casino». Il che ha fatto pensare al giudice per le indagini preliminari che la bambina abbia «perlomeno realmente assistito a una situazione di violenza all'interno delle mura di casa del padre nei confronti della madre».
Ascoltati dai giudici anche i datori di lavoro di Mohamed che hanno ripetuto più volte come il marocchino abbia chiesto loro di dire ai carabinieri che il giorno della scomparsa era al lavoro, anche se nessuno l'ha visto nei campi.
Marina Lucchin
© riproduzione riservata
© RIPRODUZIONE RISERVATA