CASO SAMIRA
STANGHELLA «È un metro sotto terra. I cani non sentiranno

Sabato 24 Aprile 2021, 05:04
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CASO SAMIRA
STANGHELLA «È un metro sotto terra. I cani non sentiranno l'odore». È la frase choc detta da Mohamed Barbri che i carabinieri intercettano mentre il marocchino è in auto col cugino Azzedine El Mashabi, due mesi dopo la sparizione della moglie Samira El Attar per il cui omicidio è accusato proprio il marito. È il colpo di scena al centro dell'udienza di ieri del processo in Corte D'Assise a Rovigo in cui Barbri risulta essere l'unico imputato.
L'intercettazione è stata posta all'attenzione del cugino del marocchino 40enne, presente in aula, muto come tutte le altre volte. Doveva essere pure lui sul banco dei testi ieri pomeriggio, ma il suo avvocato ha ritenuto opportuno non farlo parlare. La posizione di Barbri si è aggravata proprio quando ieri l'accusa ha chiesto contro ad Azzedine El Mashabi di questa conversazione tra i due.
I RILIEVI TECNICI
Da quando il caso della scomparsa della mamma 43enne di Stanghella è finito sotto i riflettori oltre che della stampa, anche dei vari programmi televisivi, i protagonisti della vicenda sono diventati tutti particolarmente attenti alle dichiarazioni rilasciate, sia alla stampa che agli inquirenti. Per questo i carabinieri hanno puntato molto sulle intercettazioni sia telefoniche che ambientali per tentare di scoprire dettagli che potessero aiutare a svelare il mistero della sparizione della donna, che per gli investigatori sarebbe morta proprio il 21 ottobre del 2019.
E proprio non sapendo di essere intercettati Barbri e il cugino si sono lasciati andare a una conversazione che è finita immediatamente sotto la lente d'ingrandimento.
Barbri, infatti, chiacchierando con Azzedine El Mashabi continua a ritare in ballo la possibilità che il corpo della moglie si trovi «un metro sotto terra», situazione che ne renderebbe difficile il ritrovamento anche da parte dei cani molecolari che «non ne sentiranno l'odore».
Parole che sulle prime non sconvolgono più di tanto il cugino, che poi però inizia a preoccuparsi. Tanto che l'ennesima volta che Mohamed ripete questo concetto Azzedine sbotta: «Continui a ripetere questa cosa. Dicendo così, io stesso sospetto di te. Se il problema nasce da te, rimarrai annegato».
TESTIMONIANZA
Il cugino di Mohamed ricorda anche di averlo invitato più volte a non fare colpi di testa. Sempre durante la stessa conversazione le microspie hanno registrato Azzedine tuonare: «Mi dicevi sempre le farò questo, le farò quello e io ti dicevo di stare calmo, che altrimenti saresti finito in carcere. Ne parli come se fosse già morta».
Non bastasse questo, poco dopo Mohamed chiedeva al cugino consigli su come tornare in Marocco. E Azzedine gli suggeriva di passare per l'Egitto, da clandestino.
Azzedine ha scoperto solamente una volta seduto al banco dei testimoni che era intercettato, tanto che ieri, preso alla sprovvista, ha cercato di dare una lettura diversa di quelle frasi. «Mohamed non diceva sul serio, quando gli ho chiesto se dovevo preoccuparmi, mi ha detto che diceva del corpo sotto terra solo come un'ipotesi». Una lettura alternativa che non ha convinto i presenti, tanto che il presidente della Corte, Angelo Risi, ha ritenuto opportuno ricordare al testimone la possibilità di finire a sua volta indagato per falsa testimonianza.
I RITROVAMENTI
Durante tutta la mattinata, nell'aula A del Tribunale di Rovigo si sono succeduti investigatori dell'Arma e testimoni. In particolare l'attenzione si è concentrata sui ritrovamenti fatti da Barbri lungo la statale 16, come gli stivaletti neri appartenuti alla moglie e recuperati dal marito lungo la scarpata del fossato. Ritrovamento che subito ha suscitato perplessità negli investigatori dell'Arma che hanno evidenziato come sarebbe stato impossibile per chiunque accorgersi delle scarpe per dove erano posizionate. E appare strano che proprio il marito e principale sospettato le abbia ritrovato.
A tal proposito si è seduta sul banco dei testimoni anche Emily De Cesare, inviata di Chi l'ha visto? che il giorno precedente alla scoperta era assieme a Mohamed per un servizio relativo alle ricerche che stava eseguendo l'uomo assieme alla cugina di Samira nei casolari della zona.
«Mi ha colpito - ha spiegato la giornalista - che delle tante cose che indossava Samira, il marito si ricordasse solo di questi stivaletti e che durante il servizio televisivo volle a tutti i costi fermarsi in quello slargo della statale nel quale il giorno dopo avrebbe trovato gli stivaletti».
Marina Lucchin
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