Fecondazione assistita, prescritta la posizione del prof Ambrosini

Fecondazione assistita, prescritta la posizione del prof Ambrosini
Giovedì 29 Novembre 2018, 05:04
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LA SENTENZA
PADOVA Lo scandalo della fecondazione assistita, ieri mattina in aula, si è concluso con l'archiviazione della posizione del professore Guido Ambrosini, accusato di abuso d'ufficio, per intervenuta prescrizione. Per lo stesso motivo, cioè la prescrizione, erano state archiviate già in precedenza le accuse contro il padre del medico e contro la sua compagna perchè relative a episodi antecedenti al 2009.
IL FATTO
Il caso era scoppiato nel 2010 quando l'allora primario della Clinica ginecologica Gianni Nardelli aveva scoperto che per oltre tre anni, secondo lui, il suo predecessore Antonio Ambrosini e il figlio avevano ingannato circa 400 pazienti, impegnate nella procreazione medicalmente assistita. Avevano fatto credere loro che Fivet e Icsi erano sostanzialmente gratuite. Si limitavano a far pagare un ticket da 36 euro, al posto di cifre oscillanti tra i 400 e i 700 euro. La condotta degli Ambrosini, secondo l'accusa, avrebbe provocato un grave danno all'Azienda ospedaliera, con mancati introiti per oltre 600 mila euro. Le donne ricorse alla procreazione assistita non erano a conoscenza del costo delle prestazioni. In altre parole, secondo l'accusa, nessuno le aveva informate del fatto che quelle prestazioni andavano pagate. Il Gip Domenica Gambardella, prima dell'arrivo della prescrizione, su richiesta del pubblico ministero Roberto D'Angelo titolare delle indagini, aveva ordinato un approfondimento della vicenda per altri fatto non prescritti.
L'AZIENDA OSPEDALIERA
Era il luglio del 2017 quando l'assessore alla Sanità Luca Coletto aveva deliberato che Le pazienti erano inconsapevoli del costo delle prestazioni, quindi non dovevano pagare, e quelle che l'hanno fatto saranno rimborsate. Il documento fu recepito dall'allora direttore generale dell'Azienda ospedaliera Adriano Cestrone, siglando così la parola fine sull'annosa querelle della procreazione medicalmente assistita e quegli esami di laboratorio fatti pagare 36 euro di ticket anzichè dai 400 ai 700 euro. Non erano gratuiti, come avevano fatto credere nella Clinica ostetrico-ginecologica allora diretta dal professor Antonio Ambrosini (padre di Guido), e pertanto la spesa andava coperta. A cantare vittoria nell'occasione è stata l'associazione Sos informazioni, piattaforma informatica che per anni ha tenuto aggiornate le pazienti che avevano fatto ricorso alla provetta per diventare madri. L'Ospedale ha così restituito a un centinaio di donne circa 150 mila euro. L'ex direttore generale dell'Azienda ospedaliera venne pubblicamente chiamato in causa, con tanto di consegna di tapiro d'oro, per la richiesta di pagamento retroattivo, avanzata alle aspiranti madri che tra maggio 2003 e aprile 2010 avevano fatto appello alle prestazioni erogate dall'Ospedale di Padova. Oltre quattrocento, che avevano ricevuto a casa il sollecito a saldare, si erano già viste azzerare il debito: si trattava appunto di quelle ricorse alle tecniche Fivet e Icsi prima del 2007, quando per direttiva regionale queste modalità venivano applicate in regime di ricovero, quindi erano coperte dal sistema sanitario nazionale.
Marco Aldighieri
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