Regionali Campania 2020: Caldoro parte 6 punti indietro e Forza Italia frena le civiche

Regionali Campania 2020: Caldoro parte 6 punti indietro e Forza Italia frena le civiche
di Luigi Roano
Venerdì 26 Giugno 2020, 08:00 - Ultimo agg. 15:45
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La fotografia scattata da Noto-sondaggi a «Porta a Porta» di Bruno Vespa in Campania a oggi in vista delle regionali è questa: Vincenzo De Luca al 45%, Stefano Caldoro al 39% e Valeria Ciarambino del M5S al 13%. Un ribaltamento di fatto rispetto ai sondaggio pre-Covid, quando a essere in testa era Caldoro con quasi 10 punti. Chissà se questo dato - fermo restando che si tratta solo di sondaggi - invoglierà il centrodestra a fare passi più decisi nell'appoggiare lo stesso Caldoro. E se la Lega di Matteo Salvini frenerà un po' i suoi impeti contro l'alleato Forza Italia che esprime il candidato alla presidenza della Regione Campania. Al momento Caldoro ha dovuto rinviare a martedì il battesimo della campagna elettorale ed è stato costretto anche a una melina dialettica seria per non lavare i panni sporchi della sua alleanza in piazza. Fatto sta che a oggi è stata fissata la data, martedì, ma non ancora la location, anche questo un segnale non bello per Caldoro indice di una incertezza che non certo non fa bene soprattutto se si tratta di recuperare verso un avversario che ha il vento in poppa.

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La Lega ha posto il veto sulla candidatura dei Cesaro e anche su Pietro Diodato di Fratelli d'Italia, in questo caso però lo stop immediato a Salvini è arrivato da Edmondo Cirielli che ha precisato senza troppi giri di parole che nessuno - questa la sostanza del ragionamento - deve mettere bocca sulle scelte del partito che ha la Meloni come leader. Inoltre, Fdi è in forte ascesa anche dalle nostre parti. Sul fronte Cesaro a essere colpito dalla furia leghista sarebbe Armando figlio del senatore di Fi Luigi Cesaro. Ma nelle fila degli azzurri sono pronti a scommettere che la sua candidatura per la riconferma in Consiglio regionale - dove è capogruppo degli azzurri - non è in discussione. Una situazione così complessa che a oggi i due big del partito di Silvio Berlusconi e Licia Ronzulli e Antonio Tajani martedì comunque vada non saranno alla presentazione della campagna elettorale di Caldoro. Ma saranno invece domani a Bari al battesimo di Raffaele Fitto di Fdi che sfiderà Emiliano per la presidenza della Regione Puglia. Due azzurri celebreranno un esponente di Fdi e che invece con ogni probabilità saranno assenti alla discesa in campo - la terza - di Caldoro che è appunto di Fi. Al tavolo della coalizione ci saranno solo i segretari regionali. E questo non perché i vertici di Forza Italia siano intimoriti dai sondaggi, ma perché in Campania - questo filtra - la situazione è poco chiara e il tutti contro tutti non piace. La realtà invece è che alla fine Caldoro la questione delle liste se la deve sbrigare da solo. La speranza di un intervento in extremis di Berlusconi si fa sempre più flebile ma come si dice in questi casi è l'ultima a morire. La sostanza è che lo stesso Caldoro è molto legato ai Cesaro e ad Armando Cesaro e il sacrificio del capogruppo lo farebbe solo se sollecitato da Berlusconi. Così - va ricordato - come ha offerto a Berlusconi il suo passo indietro quando la Lega salì sulle barricate contro l'ex governatore e chiedeva un nome nuovo.
 


In attesa che lo stallo si sblocchi e i veti incrociati cadano, Caldoro sta lavorando a una lista che dovrebbe chiamarsi «Berlusconi per Caldoro» con poco personale politico se non nullo, molta società civile e età media 40 anni. Una civica che non deve sottrarre voti a Fi perché altrimenti l'equilibrio di coalizione e la stessa formazione azzurra si incrinerebbe ancora di più. Uno dei motivi della battaglia sui Cesaro con la lega è proprio questo: i Cesaro sono dei formidabili portatori di consensi che servono a Caldoro per tentare il recupero su De Luca e al partito per riposizionarsi nella coalizione dopo anni di vacche magre. Dal punto di vista della Lega - invece - la presunta impresentabilità toglierebbe dal campo avversari interni che potrebbero togliere spazio alla Lega che ambisce ad allargarsi propio al sud, dove Salvini in buona sostanza non ha preso granché. Le liste che appoggeranno Caldoro alla fine dovrebbero essere Fi, Lega, Fdi, la civica con il nome di Berlusconi e Caldoro. Poi i centristi dell'Udc con Pionati e Rotondi e gli animalisti della Brambilla. Insomma un numero contenuto per non svuotare Fi. Dove dubbi sulla strategia di Caldoro li ha manifestati Fulvio Martusciello che non ha gradito il rinvio della campagna elettorale: «Fitto e Caldoro - racconta - hanno avuto la stessa storia politica, hanno vinto e hanno perso e ora sono ricandidati.
Partono allo stesso momento avendogli Salvini tolto il veto contemporaneamente. Ma mentre Fitto già ieri aveva avviato la sua campagna elettorale con incontri e con eventi con la bravissima Meloni, Caldoro si appassionava a inutili incontri». 

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