«Insegnante incapace», nonno assolto

«Insegnante incapace», nonno assolto
Martedì 4 Maggio 2021, 05:00
2 Minuti di Lettura
LA STORIA
UMBERTIDE Finisce con un'assoluzione perché il fatto non sussiste la lunga vicenda giudiziaria di un nonno, querelato per diffamazione dall'insegnante del nipote, all'epoca alunno di una scuola primaria del territorio. L'anziano, docente in pensione, più volte aveva protestato per le note disciplinari al nipote, ritenendole del tutto ingiustificate ed avendo modo di manifestare contrarietà in merito alla didattica nel suo complesso. Ma l'insegnante non ne vuole sapere e le note continuano.
Un bel giorno il nonno decide che della situazione vada informata la scuola, al cui indirizzo di posta elettronica invia una email, richiamando l'attenzione del dirigente. In particolare censura l'agire dell'insegnante per note insulse...per futili motivi, ma anche per mancanza di bravura, incapacità nell'interessare gli alunni...e nel gestire il comportamento dell'intera classe. Il dirigente informa l'insegnante e da quel momento, nel 2015, inizia l'odissea del nonno, raggiunto da una querela dell'insegnante che si ritiene gravemente diffamato. In primo grado, a due anni dai fatti, il querelante si costituisce parte civile, chiede una somma considerevole a titolo di risarcimento danni ed il rimborso delle spese legali. I testimoni confermano come l'email incriminata fosse stata letta solo dal dirigente scolastico che poi aveva ritenuto di informare l'insegnante.
Il Giudice di pace, però, condanna il nonno per il reato di diffamazione. Deve pagare 500 euro di multa, mille euro per spese processuali e risarcimento danni alla parte civile, 216 euro per spese di costituzione e accessori di legge. In secondo grado il pubblico ministero chiede la conferma della sentenza, la parte civile pretende anche il rimborso delle spese sostenute per l'appello. Il difensore dell'imputato, l'avvocato Raffaello Agea (foto), controbatte che mai si sarebbe potuto parlare di diffamazione. In primo luogo perché la email inviata dal nonno all'indirizzo istituzionale della scuola, ma rivolta all'attenzione del dirigente, non aveva integrato la volontà di comunicare con più persone. Circostanza del resto confermata in sede di indagini dai testimoni.
In secondo luogo perché quando la critica è continente e pertinente al contesto può essere emessa con toni aspri e polemici come ritenuto dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e dalla Costituzione italiana. Dopo essersi ritirato in camera di consiglio il giudice Emma Avella assolve il nonno in quanto il fatto non sussiste, revoca la condanna al risarcimento dei danni e al rimborso delle spese nei confronti della parte civile. Per chiudere la vicenda due gradi di giudizio e più di cinque anni di cui tre nelle aule di tribunale.
Walter Rondoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA