«Vi racconto un anno in prima linea all'ufficio postale di Maenza»

«Vi racconto un anno in prima linea all'ufficio postale di Maenza»
Mercoledì 28 Aprile 2021, 05:03
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LA STORIA
Con il Covid e nonostante le restrizioni per contenere i contagi, la vita è andata avanti specie nei piccoli paesi. Lo sa bene Sara Silvestri, 42 anni, da due anni direttrice dell'ufficio postale di Maenza, paese di tremila anime arroccato sui Monti Lepini. Per lei, entrata in Poste a 19 anni come portalettere nei mesi estivi, adattare il lavoro all'emergenza sanitaria non è stato facile. «Dopo l'annuncio del lockdown totale pensai che avremmo lavorato meno, chi sarebbe mai venuto in ufficio a pagare una bolletta? E invece mi sbagliavo, gestivamo giornalmente tantissimi clienti e in alcuni casi rimanevo anche abbastanza sorpresa. Ad esempio racconta un giorno ho chiesto a una cliente se fosse davvero necessario pagare l'offerta alle suore del convento a Katmandu e questa signora, che non ha saltato un giorno uno in ufficio, mi rispose: alla messa n'ci pozzo ine...che me voi leva' pure li santi?. Non trattenni la mia risata ma capii che dovevo affrontare tutto diversamente». La direttrice racconta anche il primo approccio con le mascherine.
«La clientela entrava in ufficio con le mascherine di ogni fattura e materiale: sciarpe legate a doppio nodo sulla faccia, visiere da saldatore, ma il top lo raggiunse un signore di 87 anni che arrivò con un assorbente con le ali sul viso, a coprirgli la bocca dalla parte della colla, un'ala sotto le narici e l'altra sotto al mento, al Buongiorno direttrì' appena comprensibile, la sua protezione' cadde atterra e lui, mentre io cercavo di capire cosa si era messo sul volto, si abbassò per raccoglierlo, buttarlo e non metterlo mai più». In un anno il Coronavirus ha restituito giovani 80enni tecnologicamente avanzati, che hanno imparato a usare il postamat: «Per smaltire la fila mi misi fuori per aiutarli a prelevare e a furia di farlo ora solo loro che lo insegnano agli altri, rispettano le distanze, il loro turno e se si lamentano della fila lo fanno con gentilezza».
E non mancano i gesti di affetto, come la colazione o la pizza portata dai clienti al termine di operazioni un po' lunghe: «Rifiuto sempre, anche se so che lo fanno con il cuore». C'è anche chi, come Maria, alta appena un metro e mezzo viene a misurarsi la temperatura all'ufficio postale prima di andare a fare spesa al supermercato, dove il termoscanner è troppo alto. Se le fanno problemi per entrare a fare la spesa, fa chiamare l'ufficio postale per dimostrare che non ha la febbre.
«Ad un anno tutto fa meno paura, anche se il Covid è diventato un pericolo vicino e reale, anche in questo piccolo paese dove alcuni clienti sono venuti a mancare conclude Sara Silvestri . Si è pianto tanto e ho pianto anch'io, erano persone che conoscevo, ma ho pianto anche di gioia, perché ho visto tanti pancioni diventare neonati, giovani trovare lavoro, comprare casa e ancora pancioni, una sorta di rinascita dalle ceneri».
Stefano Cortelletti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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