Cani dietro le sbarre, ma per una buona causa

Cani dietro le sbarre, ma per una buona causa
di Benedetta Palmieri
Mercoledì 7 Febbraio 2018, 14:08
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L’ultimo di cui si parla è quello partito in Serbia, ma il progetto non è un’assoluta novità e esperimenti simili sono già stati tentati: in Spagna e Brasile innanzitutto, ma anche in Italia.

Si sta parlando dell’opportunità di affidare cura e/o addestramento dei cani ai detenuti. Ovviamente, l’obiettivo non è a senso unico: si tratta infatti sì di lottare contro il randagismo, di dare asilo a animali abbandonati e in difficoltà, di rieducarli ove necessario e renderli più facilmente adottabili; ma si tratta pure di occupare i detenuti in un’attività che ne favorisca la risocializzazione, che sfrutti la straordinaria capacità empatica dei cani per preparare gli uomini a rientrare nella società, e che possa rivelarsi un domani anche opportunità lavorativa.

Al momento, si diceva, il progetto è partito in Serbia, nel carcere di Sremska Mitrovica, a nord di Belgrado: qui sono stati scelti sei detenuti che, sotto la supervisione di addestratori professionisti, si prendono cura degli animali (ne sono già passati circa duecentosessanta), pulendo le cucce che li ospitano, portandoli a passeggio e occupandosi della loro alimentazione e pulizia.

Quella di Sremska Mitrovica è una delle prigioni più grandi del Paese, e questo ne fa certamente un esempio significativo ma, come si diceva, anche qui da noi è stata tentata questa strada.

Nel 2016 a Eboli, ad esempio, dove nella Casa di reclusione furono portati alcuni meticci accuratamente scelti – per attitudine e caratteristiche – per essere educati dai detenuti (nella struttura, ci sono perlopiù condannati per reati minori e/o legati alla droga), seguiti dagli esperti della Cooperativa Dog Party.

O ancora nel 2017 nella casa circondariale di Foggia, che ha avviato un progetto di un anno (è ancora in corso), grazie al quale a varcare i cancelli non saranno solo i cani, ma anche cavalli (ci saranno visite a maneggi) e conigli. Quattro fasi affidate alla cura del Gruppo cinofilo Dauno: i dieci detenuti seguiranno una prima parte teorica, che fornirà loro conoscenze su storia, abitudini e razze dei cani; poi si passerà all’addestramento, e infine alla possibilità di fare di questa una reale opportunità lavorativa, ricevendo le prime nozioni per diventare handler (educatore e preparatore) o commissario di gara. 
 
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