Dagli anticorpi dei lama una nuova, possibile "arma" contro il coronavirus

Dagli anticorpi dei lama una nuova, possibile "arma" contro il coronavirus
Dagli anticorpi dei lama una nuova, possibile "arma" contro il coronavirus
di Riccardo De Palo
Domenica 17 Maggio 2020, 13:13 - Ultimo agg. 13:30
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Secondo gli antichi Incas, che avevano dedicato loro una costellazione, i lama erano animali divini, capace di donare tremila figli a chi li possedeva e dormiva sulle loro pelli. Bene: una possibile, futura arma contro il coronavirus potrebbe proprio venire da questi camelidi provenienti dal Sudamerica, parenti di alpaca e guanaco, allevati da tempi immemorabili per la loro carne e la impareggiabile destrezza a muoversi tra le vette andine. I loro anticorpi, davvero particolari, hanno meritato l’interesse dei ricercatori. Uno studio pubblicato sulla rivista “Cell” mette in luce come questi anticorpi possono essere non solo molto grandi, ma anche molto più piccoli del normale, e quindi più adatti a colpire agenti patogeni delle dimensioni di un virus. Non solo: durante gli esperimenti in vitro, si sono rivelati efficaci anche contro il Sars-CoV-2, responsabile della malattia nota come Covid-19.

L’attenzione degli studiosi, per quanto bizzarro possa sembrare, si è focalizzata su un esemplare di lama di nome Winter, che si trova in Belgio, i cui anticorpi si sono già rivelati utili contro Sars e Mers. «Se funzionasse anche per immunizzare gli umani dal coronavirus, bisognerebbe intitolare a Winter un monumento», ha detto al New York Times Xavier Saelens, virologo dell’Università di Gand e autore della ricerca.  

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Gli esseri umani, scrive il giornale americano, producono un solo tipo di anticorpo composto di due catene proteiche diverse, mentre il lama ne produce due, di cui uno più piccolo del 25 per cento, e questo potrebbe essere la sua “arma segreta”. Gli squali hanno simili anticorpi più piccoli, ma «non sono un buon modello sperimentale, e sono molto nemo docili de lama», dice Daniel Wrapp, ricercatore dell’Università del Texas di Austin e del Dartmouth College, co-autore della ricerca. L’intento è, nell’immediato, verificare se questi anticorpi possono essere iniettati in sicurezza nell’uomo, ed eventualmente iniziare studi clinici rigorosi. Una eventuale protezione dal Covid-19 potrebbe durare un mese o due.

«Contro il coronavirus, le truppe cammellate», ha commentato con una battuta il virologo Roberto Burioni, nello studio di “Che tempo che fa”, che tuttavia non ha affatto smentito il potenziale dello studio. «I lama hanno una caratteristica particolare, producono anticorpi. Talvolta riescono a bloccare i virus con efficienza. Alcuni ricercatori hanno trovato questi anticorpi di lama contro il coronavirus, potrebbero essere modificati per essere usati nell'uomo». Tra gli scienziati impegnati nell’insolito studio, figura anche l'immunologo Giacomo Gorini, del Jenner Institute di Oxford, ha precisato Burioni.
 

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