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Kenya, niente pioggia da 3 anni: strage di animali (solo nel 2022 morti oltre 2,5 milioni di esemplari)

La peggior siccità della storia

Kenya, niente pioggia da 3 anni: strage di animali (solo nel 2022 morti oltre 2,5 milioni di esemplari)
Kenya, niente pioggia da 3 anni: strage di animali (solo nel 2022 morti oltre 2,5 milioni di esemplari)
di Vittorio Sabadin
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 19 Novembre 2022, 06:39 - Ultimo agg. : 16:07
4 Minuti di Lettura

Il Kenya è un grande cimitero di animali morti di sete e di fame, a causa di una siccità senza precedenti che dura da tre anni. La savana dove pascolavano elefanti, gnu, zebre e giraffe è macchiata dai loro scheletri, ammucchiati intorno a quelle che erano state le ultime pozze d'acqua. Nessuno crederebbe che la situazione sia tanto grave se il fotografo Charlie Hamilton James non l'avesse documentata, con immagini terribili e crudeli, visitando i parchi nazionali di Amboseli e Tsvao. Una volta i turisti ci andavano per fotografare gli animali vivi nell'ambiente che per millenni era stato il loro confortevole habitat.
Ora la terra è riarsa e polverosa. Non c'è più acqua da bere, ma soprattutto non cresce più nessun vegetale e manca dunque anche il cibo. Gli animali erbivori muoiono per primi, seguiti da quelli che prima mangiavano la loro carne.
PROLIFERAZIONE SELVAGGIA
La colpa è dell'uomo, come sempre. I mutamenti climatici c'entrano solo in parte: la siccità negli ultimi mesi ha colpito duramente tutto il Corno d'Africa, ma in Kenya la situazione è stata resa ancora più grave dal proliferare degli animali da allevamento. Buoi e mucche hanno divorato tutta l'erba che ancora era riuscita a crescere nonostante le scarse precipitazioni e non hanno lasciato nulla ai bufali, alle gazzelle e agli altri ruminanti selvatici. Si stima che solo quest'anno siano morti 2,5 milioni di capi di bestiame e i loro scheletri sono abbandonati uno sull'altro nella savana riarsa.

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Hamilton James, un fotografo naturalista che ha lavorato con il leggendario David Attenborough, ha documentato la strage per la National Geographic Society britannica e ha raccontato al Daily Mail quello che ha visto: «C'è una massiccia siccità, gli animali avevano appena abbastanza acqua da bere, ma ora non c'è niente da mangiare. Sono tre anni che va avanti così. Il terreno è disseminato di corpi, ogni 25 metri c'è un'altra carcassa».
I Masai che prima avevano mandrie di centinaia di bovini ora hanno poche decine di capi. I maschi adulti devono mantenere famiglie quasi sempre molto numerose e non sanno più come fare. Gli agricoltori vendono la loro ormai inutile terra, ma i soldi incassati finiranno presto. I Masai hanno raccontato che fino a poco tempo fa si occupavano anche della fauna selvatica, nutrendola con fieno, ma ora non riescono più a farlo. Dicono che la colpa è del clima che è cambiato, ma anche del sovrappopolamento di bestiame da allevamento. Negli ultimi 30 anni il numero di capi di Bos taurus introdotti nelle riserve è aumentato del 1.100 % e consistenti porzioni di foresta sono state disboscate per creare pascoli. La terra è desertificata ed esausta, e i periodi di siccità hanno conseguenze sempre più gravi, mentre un tempo venivano superate con danni sopportabili.

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IMPRESA DISPERATA
«I Masai capiscono perché questo sta accadendo ha detto ancora Hamilton James -. È la loro terra, sanno che è stremata. Sono un popolo legato al bestiame, ma sono consapevoli che ce n'è troppo».
Il governo ha invitato a fornire agli animali selvatici sale da leccare e acqua, ma è un'impresa disperata: un elefante ne beve più di 60 litri al giorno e non c'è modo di portarne così tanta alle mandrie superstiti. È l'intero Corno d'Africa, che oltre al Kenya comprende anche la Somalia e l'Etiopia, a soffrire per la mancanza di precipitazioni, la più grave registrata nell'area da 40 anni. Almeno 36 milioni di persone non hanno abbastanza cibo a causa dei raccolti perduti e le previsioni non tendono all'ottimismo: dal 2020 la stagione delle piogge che va da ottobre a dicembre ha costantemente registrato precipitazioni inferiori, e la durata e la gravità della siccità hanno superato quelle dei già terribili 2010-2011 e 2016-2017. Nel luglio scorso si stimava che 19,4 milioni di persone fossero colpite dalla mancanza d'acqua. In ottobre sono quasi raddoppiate: 24,1 milioni in Etiopia, 7,8 in Somalia e 4,2 in Kenya. La pioggia che doveva fermarsi sull'Africa se n'è andata quasi tutta nei posti sbagliati, come Sidney in Australia, dove ne sono caduti 2,2 metri da gennaio, un record. Il mondo non è più quello di prima, e dovremo abituarci.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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