Intervista
Franca Valeri:
«L'amore vero non distingue tra uomini e animali»

Intervista Franca Valeri: «L'amore vero non distingue tra uomini e animali»
di Alessandra Chello
Sabato 14 Maggio 2016, 21:44 - Ultimo agg. 18 Maggio, 19:35
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Non si muove mai senza l’amatissimo Roro IV. Il nome della dinastia - ne ha già avuti tre - è un omaggio all’Aroldo di Verdi. Il suo angelo custode peloso è un tenero Cavalier King Charles Spaniel che Franca Valeri, icona del cinema e del teatro italiano, porta praticamente ovunque. Anche quando recita o va in tv, lui è lì che l’aspetta. Silenzioso e paziente, nel camerino di turno. Ma l’ex “Signorina snob”, di cani e gatti, ne ha un manipolo. Tutti rigorosamente salvati dalla strada. Senza contare i trovatelli che ospita nel suo piccolo rifugio sul lago a Trevignano romano. Una vita densa di successi. E un impegno sempre in prima linea nella crociata in difesa degli animali.

Signora Valeri, Papa Francesco ha detto: «Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti ai cani ma che poi lascia sola e affamata la vicina. No, per favore no». Che ne pensa?

«Credo sinceramente che chi ama davvero gli animali non può poi restare indifferente verso un essere umano che ha bisogno d’aiuto. Altrimenti è segno d’un amore non sincero. Non profondo».

Come dire che esistono volontari dal Dna animalista al 100% e altri meno?

«Sembra incredibile, ma anche in questo mondo ci sono persone che si impegnano con tutta l’anima e altre che invece lo fanno per pura convenienza o solo per seguire una moda, per autogratificarsi o per mettersi in mostra. Tutto questo non ha niente a che vedere con chi invece fa dell’animalismo una missione autentica. Pura. Concreta. Reale. Chi insomma non si gira mai dall’altra parte quando c’è un cane o un gatto affamato o moribondo in strada. Ecco queste sono quelle che io chiamo le brave persone. E dunque incapaci di snobbare la disperazione in senso assoluto: sia umama che animale».

E allora cosa può aver spinto il Papa a un’affermazione come questa?
«Credo semplicemente sia stato informato male. Magari gli avranno raccontato qualche episodio grave che ha avuto come protagonisti esseri umani che di umano dovevano avere ben poco».

Non crede che questa sorta di separazione tra alfieri degli animali e degli umani possa contribuire a confondere le idee sull’amore di Dio distribuito all’intero Creato?
«La persona onesta, sensibile, coltivata non può e non deve tracciare virtuali linee di demarcazione tra gli ultimi: abbiano due gambe o quattro zampe».

L’amore e la dedizione per gli animali ultimamente finisce per scatenare una sorta di caccia alle streghe. Tempo fa Don Mazzi, fondatore della comunità Exodus disse agli italiani di piantarla di donare il 5 per mille per salvare cani e gatti, ma di destinare denaro alle strutture come la sua che salvano vite umane
«Ma il 5 per mille per un solo ragazzo risolve ben poco mentre per i tanti cani segregati nei canili fa la differenza. Eccome».

Senza entrare nelle valutazioni di ordine teologico o spirituale che idea si è fatta Franca Valeri dell’interiorità di cani e gatti. E della morte?
«Sono certa della profonda sensibilità dei cani. Anni fa accadde un episodio che conservo tra i ricordi più cari. Morì il predeccessore del mio Cavalier, Roro, e io disperata ma rassegnata lo feci seppellire come gli altri in giardino. Il resto del branco si era disposto immobile intorno alla fossa che era stata scavata per adagiarvi la cassettina con il corpo del cane. Avevo paura che all’improvvisero si mettessero a scavare. E invece. Tutti fermi. Immobili. Una cerimonia. Poi una mia amica depose un mazzo di rose e nessuno di loro l’ha mai toccato finché non sono appassite. Ecco secondo me i cani non muoiono mai del tutto. Dico sempre, tra le risate generali, che vanno tutti in paradiso».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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