Caccia alla pantera nel Sannio:
videotrappole e esame del Dna

Caccia alla pantera nel Sannio: videotrappole e esame del Dna
di Enrico Marra
Lunedì 25 Maggio 2020, 09:13
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Anche i resti del cane assalito e sbranato alla periferia di Pesco Sannita, da quella che in molti ritengono essere una pantera, sono stati oggetto di prelievi da parte del servizio veterinario dell'Asl e inviati a un laboratorio specializzato, che sta già esaminando i resti di altri animali repertati a Torrecuso. 

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Una presenza, quella di questo felino, che ha allarmato popolazioni e primi cittadini, che in questi giorni si sono affrettati non solo ad avvisare le popolazioni ad essere particolarmente prudenti nell'incamminarsi nelle campagne e nelle zone periferiche, ma hanno anche rivolto un appello alle istituzioni affinché si organizzi la cattura dell'animale per prevenire eventuali danni alle persone. Il prefetto Francesco Antonio Cappetta, che già ha affrontato l'argomento in una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, è in costante contatto con il comandante provinciale dei carabinieri forestali, il colonnello Gennaro Curto, che sta coordinando le ricerche unitamente agli addetti alle stazioni di Vitulano per ciò che riguarda il territorio di Torrecuso, della stazione di Benevento per quanto riguarda l'area di Ceppaloni e quelli di San Marco dei Cavoti, per la zona che va da Pietrelcina a Pesco Sannita. Gli avvistamenti, infatti, finora si sono registrati proprio in queste zone e i carabinieri forestali hanno fatto numerose battute che hanno portato a recuperare i resti degli animali aggrediti e alcune orme.

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Inoltre è stato contattato anche un esperto dell'Università di Napoli, il professor Orlando Paciello, della facoltà di veterinaria, anatomopatologo. Ma la caccia al felino prevede anche l'utilizzo delle trappole con telecamere che registrano le immagini e che quindi possono far scattare l'allarme nel momento in cui transita l'animale in questione. In questa fase, però, stanno ritardando ad arrivare i risultati dei test finalizzati a ottenere, dai resti degli animali aggrediti, il Dna del felino, inviati a un laboratorio specializzato di Rieti che, in questi gironi, si sta trasferendo a Grosseto, con conseguente dilatazione dei tempi.
 

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