Squali bianchi, in Sudafrica è giallo: «Stanno scomparendo e non sappiamo perché»

Squali bianchi, in Sudafrica è giallo. «Stanno scomparendo e non sappiamo perché»
Squali bianchi, in Sudafrica è giallo. «Stanno scomparendo e non sappiamo perché»
di Remo Sabatini
Giovedì 12 Settembre 2019, 16:00 - Ultimo agg. 19:52
4 Minuti di Lettura

Il grande squalo bianco è un animale che non ha bisogno di presentazioni. Super predatore per antonomasia, continua ad essere protagonista di film e filmetti e di tutta una serie di documentari che non cessano di affascinare mezzo mondo. Girati, perlopiù, negli splendidi scenari naturali dell'oceano che bagna le coste occidentali del Sudafrica, quei documentari, come la celeberrima saga degli squali volanti targata Discovery, hanno svelato la vera natura di questi incredibili predatori.

Dai metodi di caccia spettacolari che li portano a balzare fuori dall'acqua, come illustrato dalla immagine che pubblichiamo, fino alle difficoltà che affrontano quotidianamente per la sopravvivenza. Nonostante la stazza, può arrivare a superare i sei metri di lunghezza e tre tonnellate di peso, anche lo squalo bianco ha i suoi predatori. Uno naturale, l'orca, l'altro commerciale, l'uomo. Ed è proprio tra questi che va cercata la ragione per la quale, questi squali sembrano scomparsi da una delle località che, fino a pochissimi anni fa, li aveva visti protagonisti assoluti, la False Bay.

A due passi dal Capo di Buona Speranza, non distante da Città del Capo, questa baia era considerata, insieme a Mossel Bay, il luogo migliore al mondo dove incontrare questi giganti a caccia di otarie. Ed in effetti, lo era. Con oltre sessantamila otarie che popolano l'isola incastonata al centro della baia, l'occasione di un pasto, era pressoché garantita. Eppure, nonostante tutte quelle otarie siano ancora a disposizione, gli squali bianchi sembrano essere spariti. Di chi è la colpa? Forse delle orche, che saltuariamente pattugliano quell'area, oppure c'è dell'altro? Le motivazioni sono al vaglio degli studiosi di tutto il mondo. Studiosi e ricercatori come il direttore dell'Oceans Research Institute di Mossel Bay, Enrico Gennari che, in esclusiva, spiega: «Il declino degli squali bianchi nella False Bay in particolare, è iniziato intorno al 2013 e anche quest'anno, il trend è stato, purtroppo, confermato con l'assenza dei grandi bianchi da quell'area».



Tutto nonostante la presenza delle otarie, sia rimasta immutata. «La False Bay - prosegue Gennari - ospita la più grande colonia di otarie del Paese e anche per questa ragione, gli squali bianchi tornavano di anno in anno, per cacciare». E allora? In molti danno la colpa alle orche di passaggio che li predano così come accaduto pochi anni fa quando, era il maggio del 2017, ben cinque squali bianchi, erano stati trovati morti, uccisi dalle orche nella zona di Gansbaai, ad est della False Bay. «Le orche attaccano gli squali, è noto, ma sappiamo che quando lasciano l'area, gli squali bianchi tornano. Perché non succede? E poi, perché altre specie di squali, come ad esempio il seven gill shark, squalo a sette branchie, sono rimasti ed anzi sono stanziali? Le orche non possono essere il solo motivo. Ci deve essere dell'altro».

Cambiamenti climatici? Pesca? «I cambiamenti climatici, almeno qui e finora, sembrano non essere così significativi da causare un tale sconvolgimento. Penso piuttosto alla pesca commerciale dei palangari che, da qualche anno, operano sotto costa e catturano alcuni tra gli squali preferiti dagli squali bianchi, come lo smoothhound shark (palombo) ad esempio. Una pesca invasiva che priva i grandi bianchi delle loro prede preferite. Le otarie infatti, sono da considerarsi non più della classica ciliegina sulla torta che predano saltuariamente. E poi - prosegue Gennari - chi ci dice che, attaccati a quegli ami, non finiscano anche specie protette? A bordo di quelle imbarcazioni non ci sono osservatori. Di due squali bianchi, tirati su da una di quelle tre barche, siamo certi. I vecchi pescatori degli anni settanta, sottolinea, dicevano che per prendere uno squalo bianco, preparare un'esca con un palombo vivo era il sistema migliore. Tempo dieci minuti e lo squalo sarebbe arrivato di sicuro. Anche per questo, la nostra collaborazione con Chris Fallows, noto ricercatore della False Bay, si è intensificata. E' importante che la questione sia affrontata e quel tipo di pesca controllato, se non dirottato verso altri sistemi non invasivi che stanno portando diverse specie di squali alla soglia di attenzione».



Dove finisce tutto quel pescato, tutti quegli squali? «Nemmeno dal punto di vista dell'alimentazione, questa pesca, rappresenta un minimo di sostenibiltà. Gli squali pescati, insiste Gennari, vengono immediatamente spediti in Australia dove finiscono per essere serviti come Fish and Chips. Inoltre, preme sottolineare la questione ecologica. Questo tipo di pesca sta mettendo a rischio una delle creature più incredibili del pianeta come lo squalo bianco. Non possiamo accettarlo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA