Squalo elefante bloccato in una rete di pescatori: viene liberato dai ricercatori della stazione zoologica Dohrn

Squalo elefante
Squalo elefante
di Ilenia De Rosa
Mercoledì 3 Febbraio 2021, 16:56 - Ultimo agg. 17:31
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Il secondo pesce più grande del pianeta salvato dai ricercatori della Stazione zoologica “Anton Dohrn” di Napoli e dell'Istituto nazionale di Biologia, ecologia e biotecnologie Marine e dal team dell’Area Marina Protetta di Torre Guaceto (Brindisi). Si tratta di un cucciolo di squalo elefante catturato accidentalmente da pescatori e rimesso in libertà. È accaduto questa mattina presso l’Area Marina Protetta di Torre Guaceto: il giovanissimo esemplare di squalo elefante (Cetorhinus maximus), una specie protetta a livello internazionale e comunitario, lungo circa 1,6 metri, è rimasto bloccato in una rete da pesca. Il pescatore, resosi conto della cattura e delle condizioni ancora vitali dello squalo, ha subito avvisato il personale dell’Amp. Attraverso le indicazioni del personale della Stazione zoologica di Napoli, lo squalo elefante è stato ossigenato, manipolandolo con la massima attenzione, e quindi definitivamente rilasciato in mare completamente attivo e vitale. 

Lo squalo elefante è il secondo pesce più grande del pianeta e può superare i 10 metri di lunghezza, ma, nonostante le sue dimensioni, è innocuo per l’uomo.

Come la balenottera, si nutre di plancton, che cattura in acque superficiali nuotando con moto ondulatorio e con le mascelle spalancate. Specie cosmopolita un tempo catturata per il suo grande fegato ricco di olio, oggi è tra le poche specie di squali ad essere attivamente protetta a livello internazionale e comunitario.

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«Quello che è accaduto oggi – afferma Paolo Guidetti, dirigente di ricerca della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” – Istituto Nazionale di Biologia, Ecologia e Biotecnologie Marine – valorizza ancora una volta il ruolo delle Aree marine protette per la tutela di specie in pericolo, anche quelle non sedentarie o che non vivono nei confini delle Aree Marine Protette. Gli operatori della pesca artigianale, sensibilizzati da anni di collaborazione con le Aree Marine Protette si sono rivolti subito all’ente gestore di Torre Guaceto, il cui personale ha immediatamente contattato i ricercatori che hanno a loro volta identificato la specie, lo stadio giovanile e quindi dato le direttive corrette su cosa fare. Tutta la catena, che mette a frutto una collaborazione costruita su tanti anni di lavoro insieme, ha determinato il successo dell’operazione. Le Aree marine protette hanno il grande merito, quindi, non solo di proteggere direttamente la biodiversità e riorientare le attività umane verso pratiche più sostenibili, ma anche quello di creare relazioni umane e convergenze di intenti».

«La sinergia messa in campo in questa occasione tra diversi attori del mare - afferma Massimiliano Bottaro, ricercatore della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” – ha portato ad un risultato davvero straordinario in termini di tutela della biodiversità marina, salvando un giovanissimo individuo appartenente a una tra le specie più minacciate di squali».

La collaborazione tra gli enti è alla base del progetto finanziato dalla Commissione Europea “Life Elife” dedicato alla salvaguardia degli squali e coordinato dalla SZN in collaborazione con altri 9 enti pubblici e privati mediterranei.

«Auspico – conclude Bottaro – quindi, che questo sia solo il primo di una lunga serie di risultati analoghi, al fine di una maggiore tutela di questi organismi». 

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