Studio Usa: con il silenzio della pandemia il cinguettio degli uccellini diventa più sexy

Durante la pandemia è cambiato il canto degli uccelli: «Più vario e sexy»
Durante la pandemia è cambiato il canto degli uccelli: «Più vario e sexy»
di Anna Guaita
Sabato 26 Settembre 2020, 19:39 - Ultimo agg. 22:02
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NEW YORK – Le città si riempiono di cinguettii. E non parliamo di Twitter, ma della conversazione che passeri e usignoli, ghiandaie e allodole intessono fra di loro. La pandemia, con la riduzione nell’affollamento dei centri cittadini e la drastica diminuzione del rumore prodotto dagli esseri umani, ha ridato agli uccellini  «la loro passata gloria», sostiene una ricerca pubblicata sull’ultimo numero della rivista Science.
 
Una squadra di ecologi dell’Università del Tennesse che studia da 20 anni il comportamento dei passeri di San Francisco ha avuto modo di provare che il canto di questi piccoli volatili è diventato «più delicato e più sexy» rispetto alle registrazioni dei venti anni passati. Con il silenzio degli umani, i passeri hanno sviluppato un cinguettio «più sussurrato» e tuttavia più vario, con «una più vasta gamma di note». In altre parole, sono riusciti a comunicare più riccamente facendo meno sforzo. E per il maschio è molto importante potersi esibire in un canto più complesso che comunichi alla femmina più informazioni e allo stesso tempo tenga lontani altri possibili concorrenti.
 

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La professoressa Elizabeth Derryberry, docente di Evoluzione Comportamentale e Filogenetica all’Università del Tennesse, constata con soddisfazione come la natura si sia dimostrata in grado di sfruttare velocemente il miglioramento nell’ambiente: «Si è provata una resilienza intrinseca davanti alle pressioni antropogeniche, com’è ad esempio l’inquinamento da rumore». Una collega della Manchester Metropolitan University nel Regno Unito, Sue Anne Zollinger, ha applaudito i risultati della ricerca: «Ci dimostra quanto velocemente la natura sia in grado di riprendersi».

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Il canto più sexy dei passerotti di San Francisco non è che una delle ricadute positive che il dramma umano della pandemia ha avuto sulla popolazione dei volatili. Numerosi esperti si sono visti inondati da telefonate ed email di un pubblico che si ritrovava nel cortile di casa nuovi vivaci uccellini mai visti prima.
 
Specie migratorie come l’usignolo Nuovo Mondo, il codirosso americano e la piranga scarlatta hanno interrotto il loro lungo volo dal sud al nord in primavera, e di nuovo ora dal nord al sud,  per scendere nei prati delle case, utilizzare stagni e laghetti, e magari approfittare per fare uno spuntino alle mangiatoie per uccellini che milioni di case americane abitudinariamente tengono nei backyard.
 
«Moltissima gente chiama per raccontarci quanti uccellini hanno nei giardini – spiega il biologo Scott Sillett, direttore del Centro Uccelli Migratori della Smithsonian Institution -. Il fatto è che (con la pandemia) siamo meno presenti e invadenti, e gli uccelli scendono a riposarsi e a guardarsi intorno».
 
L’associazione ambientalista Audubon Society ha chiesto ai soci se osservare gli uccelli sia stato loro di conforto durante i momenti più brutti della pandemia: «La natura è stato davvero un dono in questi tempi difficili» ha scritto un “anonimo”, mentre un altro ha raccontato come abbia deciso di piantare in giardino fiori e frutta che siano di sostegno agli uccelli migratori, e altri si sono dedicati a creare non solo mangiatoie ma anche piccole vasche. «Poter ascoltare il ricco cinguettio degli uccellini nel prato dietro casa mi ha tenuto in contatto con il creato, con qualcosa più grande di me, mi ha dato coraggio» scrive Nancy, dall’Ohio.    
 
 

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