«Mio marito è bello, ed è ovvio che sia corteggiato da tante donne. Ma chi è più donna di me? E a lui le donne piacciono». Era in tipo così Donna Assunta, la moglie di Giorgio Almirante che è a lungo sopravvissuta al leader del Msi fino a diventare in questi decenni un personaggio super pop. Ora è morta Donna Assunta, a 100 anni, tutti vissuti al massimo e spesso fuori dagli schemi. Compresi quelli ideologici: ha sempre fatto simpatia a molti di sinistra, che ne hanno apprezzato una libertà di giudizio è una spigliatezza che sovente mancano nel fronte progressista sia maschile sia femminile.
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In un secolo di vita, Donna Assunta di schemi ne ha rotti parecchi.
Donna Assunta Almirante: «Non voglio una strada per mio marito»
E con Fini? Contraria alla svolta di Fiuggi, che portò alla nascita di An, questo provocó l’inizio della rottura col suo «pupillo» Gianfranco. E alle elezioni Europee del ’99 minacciò che avrebbe votato per la sinistra per contrastare «l’orrido elefantino» del progetto politico di Fini e Mariotto Segni. All’ultimo secondo, poi, non ce la fece. Scrisse sulla scheda un gigantesco «evviva Almirante!» e annullò il voto. Avrebbe messo in riga, negli anni a venire, chiunque: da Fini a Berlusconi, dai colonnelli di An a Giorgia Meloni. Calabrese doc, Donna Assunta a luglio scorso, per il suo centesimo compleanno, si è fatta suonare , «Calabrisella mia». E l’ha cantata pure lei, tutta contenta. Aveva tanti amici a sinistra e soprattutto un feeling anche mondano, con i coniugi Bertinotti. E pure con la famiglia Craxi. Era nata Raffaela Assunta Stramandinoli, ma poi il secondo nome ha finito per imporsi sul primo. È stata un personaggio cult della vita romana, e la regina madre della destra italiana, dispensatrice di ammonimenti e suggerimenti, stroncature feroci e carezze amorevoli, santa protettrice di carriere politiche e burbera censora di ogni atteggiamento liberticida, lei che libera lo è stata per una vita intera. Accudita dalla figlia Giuliana, con cui tre anni fa ha concertato un ritiro dalla scena pubblica «alla Greta Garbo», mai più interviste o dichiarazioni di quelle che un tempo erano in grado di provocare un terremoto politico, Donna Assunta ha vissuto una sorta di inconfessata malinconia per una destra che non le piaceva più. Che continuava a votare, ma «per abitudine e senza metterci il cuore», così raccontava. In cambio, i protagonisti di quella destra italiana che Donna Assunta ha visto crescere un po’ hanno dato l’impressione di averla dimenticata. Nel giorno del centesimo compleanno, dei vecchi «colonnelli» di Alleanza nazionale l’hanno cercata per gli auguri soltanto in due: Francesco Storace e Ignazio La Russa. Nessun altro. Ma lei diceva: «Meglio l’affetto di pochi che l’ipocrisia dei più». Ora se n’è andata Donna Assunta ma la sua scomparsa toglie al presepe italiano una figura che sarà rimpianta - pur nelle differenze ideologiche e nonostante gli snobismi di chi la considerava folcloristica - non da pochi ma dai più.