Marco e la tesi di laurea sul Reddito di Cittadinanza inviata a Draghi (che gli risponde così)

Marco e la tesi di laurea sul reddito di cittadinanza inviata a Draghi che gli risponde così
Marco e la tesi di laurea sul reddito di cittadinanza inviata a Draghi che gli risponde così
di Stefania Piras
Martedì 21 Settembre 2021, 16:57 - Ultimo agg. 27 Settembre, 17:20
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«Io la tesi sul Reddito di Cittadinanza gliel'ho mandata così... ma non mi aspettavo che mi rispondesse Mario Draghi!». Marco, 27 anni, l'altro giorno apre la posta elettronica e scopre tra i messaggi arrivati una mail di Palazzo Chigi.

Due settimane prima aveva inviato una pec al premier Draghi e aveva caricato in allegato le 70 pagine di tesi di laurea con cui nel 2019 ha conseguito il titolo alla Triennale di Economia e Management. «Gli ho scritto che volevo rendermi utile mandando il mio lavoro di analisi degli strumenti simili al reddito di cittadinanza corredato di simulazioni, statistiche e dati». Ebbene, pare che quelle settanta pagine siano arrivate davvero sul tavolo del presidente del consiglio che ci ha tenuto a rispondere a Marco Liati, studente di Cassano Magnago, in provincia di Varese, che ora frequenta un corso di laurea magistrale in Finanza all'Università degli Studi dell’Insubria (un ateneo con sede a Como, Varese e Busto Arsizio).

Ecco cosa ha scritto Marco al Presidente del consiglio: «Buongiorno, mi chiamo Marco Liati e sono uno studente del corso di laurea magistrale in Finanza, Mercati e Intermediari Finanziari dell'Università degli Studi dell'Insubria. Avendo da più fonti letto notizie su una probabile futura revisione del Reddito di Cittadinanza, con l'ardita presunzione di poter rendermi utile, allego la mia tesi di laurea triennale in Economia e Management conseguita presso l'Ateneo presso cui studio tutt'ora. Nell'elaborato si tenta di sviluppare un'analisi critica degli strumenti di sostegno al reddito che sono stati implementati in Italia successivamente alla proposta di riforma del welfare State italiano formulata dalla Commisione Onofri nel 1997. Dal Reddito Minimo di Inserimento del primo Governo Prodi al Reddito di Cittadinanza del primo Governo Conte, si evidenziano i punti di forza e di debolezza dei diversi strumenti, interpretando statistiche ufficiali integrate, ove possibile, da simulazioni accademiche, e fornendo spunti di miglioramento sulla base dell'analisi degli effetti ottenuti in termini, ad esempio, di impatto su reddito disponibile e su indici di povertà e disuguaglianza.

Con la viva (seppur ingenua) speranza di poter fornire un supporto che possa aiutare ad imparare dalle esperienze del passato, resto a Vostra disposizione».

 

Questa la risposta via Pec con tanto di numero di protocollo che ha ricevuto Marco: 

«Caro dott. Liati, la ringrazio per la lettera. Come Lei evidenza nella tesi il Reddito di Cittadinanza è il più recente in una lunga serie di interventi volti a sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione in Italia. È ispirato a valori costituzionali come l'eguaglianza e la solidarietà politica, economica e sociale. Tuttavia, si tratta di uno strumento che, come Lei sottolinea, ha alcuni limiti soprattutto per quanto riguarda le politiche attive del lavoro. La ringrazio nuovamente per aver condiviso le Sue osservazioni con noi. Con i migliori auguri per i Suoi studi». Firmato Mario Draghi. 

 Il titolo completo della tesi in Scienza della finanze è questo: "Dalla Commissione Onofri al Reddito di Cittadinanza: analisi e valutazione degli strumenti nazionali di sostegno al reddito". Voto finale: 101 su 110. È un'analisi che evidenzia i difetti del RdC partendo dallo studio dei sussidi precedenti che avevano, già questi, limiti visibili, secondo il neolaureato Marco. 

«Ero convinto di aver fatto un buon lavoro di ricerca e quando è rispuntato il tema all'inizio di settembre ho detto:  "Magari si riesce a imparare dal passato". Non mi aspettavo di certo una risposta, però», racconta Marco che ha pubblicato con molto orgoglio la mail arrivata da quel mittente così importante.

«Io ho semplicemente inviato una Pec (presidente@pec.governo.it) e in allegato ho caricato la tesi», riferisce ancora emozionato. E poi cosa è successo dopo l'invio? «Il 20 settembre mi è arrivata una mail alla casella di posta universitaria e ho pensato: "Che bella soddisfazione!". Perché? Perché ci ho messo un po' a farla, non sono trenta pagine come spesso fanno i colleghi», dice fiero. «Mi sono arrivati un sacco di complimenti, sono stato sommerso ed è stato molto bello». 

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