Enzo Tortora, la figlia Gaia: «La stampa fu responsabile del calvario di mio padre. Piero Angela mi fu sempre accanto»

La figlia del conduttore: "Mio padre dava fastidio, ma nello stesso tempo parlare di Tortora faceva fare un salto di qualità ai pentiti e all'inchiesta"

Enzo Tortora, la figlia Gaia: «La stampa fu responsabile del calvario di mio padre. Piero Angela mi fu sempre accanto»
Enzo Tortora, la figlia Gaia: «La stampa fu responsabile del calvario di mio padre. Piero Angela mi fu sempre accanto»
Sabato 18 Marzo 2023, 07:55 - Ultimo agg. 19 Marzo, 13:06
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«Era chiaro fin dall'inizio che l'inchiesta fosse piena di incongruenze e nessuno ha voluto vedere. Nessuno si è mai posto domande. E allora chiedo adesso: come mai soltanto Vittorio Feltri si prese la briga di leggere gli atti e scrivere che forse la realtà non era come la stavano raccontando?». Se lo chiede, in un'intervista al 'Corriere della serà, Gaia Tortora, figlia di Enzo Tortora, parlando del calvario affrontato dal padre, che nel giugno del 1983 fu arrestato perché accusato ingiustamente di traffico di droga.

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Quei verbali non controllati

«Mio padre in quel momento era l'uomo più popolare d'Italia.

La sua trasmissione aveva ascolti che oscillavano tra i 28 e i 30 milioni di telespettatori. Un risultato mostruoso, ora vedo persone esultare quando arrivano a un milione di spettatori. Dava fastidio, ma nello stesso tempo parlare di Tortora faceva fare un salto di qualità ai pentiti e all'inchiesta. Per questo dico che c'è stato dolo», dice Gaia, che il 21 marzo pubblicherà per Mondadori 'Testa alta, e avantì, in cui parla dell'accaduto. «Sarebbero bastate quattro verifiche sulle cose che raccontavano i pentiti e in 48 ore tutto si sarebbe chiarito. Ne cito soltanto due così si comprende bene. Nell'agendina di Giuseppe Puca, uomo di Cutolo, erano riportati due numeri di tale 'Enzo Tortonà, che nei verbali diventò 'Enzo Tortorà. Eppure nessuno si prese la briga di controllare, di provare a chiamare. Il giorno in cui Gianni Melluso raccontò di aver consegnato a mio padre una scatola di scarpe piena di droga in realtà era rinchiuso nel carcere di Campobasso. Ma questo fu Feltri a scoprirlo, non i magistrati».

Tra le persone che le sono state vicine, Gaia ricorda «Piero Angela, che poi per me è diventato come un secondo padre». «Ancora adesso sua moglie Margherita è presente nella nostra vita. Quando lui e Silvia sono mancati si è aperto un baratro. E poi voglio ricordare quei giornalisti, pochi, che lo hanno difeso. Montanelli, Biagi, Bocca hanno avuto il coraggio di denunciare che cosa avevano fatto i magistrati. Oltre a Feltri che, come ho detto, lo ha fatto quando tutti erano allineati», conclude. 

 

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